Sabato, 25 Settembre 2021 10:01

"I fratelli come vivono tutta questa sofferenza?"

Ora descrivo una delle tante crisi di Karolina. Ero andata a trovare un'amica che abita al terzo piano, ma la mia ragazzina invece di salire comincia a fare capricci. Si butta per terra, comincia a mordere, gridare, tirarsi i capelli. Non riesco più a tenerla da sola, scende Anna a darmi una mano. Ma niente. Decidiamo di chiamare l'ambulanza. Arrivano quasi dopo un’ora. Ovviamente "le batterie" di Karolina sono già scariche. La teniamo ancora ma non ha più le forze. Ai paramedici spiego la situazione, aprono le braccia.

"Noi non possiamo fare altro che somministrare dei sedativi. E se lei ritiene che sia utile, portarla nell'ospedale più vicino. Ma lei sa benissimo che non serve a niente. Non sono cose che si risolvono con un ricovero. E per quanto riguarda i sedativi può comprarli da sola in farmacia. Così in caso d'emergenza, come oggi, non dovrà aspettare un’ora, ma somministrali da sola appena necessario. Tutto qui. Abbiamo le mani legate in questi casi, forza signora e auguri".

"Grazie".

Certo che dover somministrare un calmante ad un paziente come Karolina, in piena crisi autolesionista, per via rettale ci vuole tanta fantasia. E non solo quella, anche tanta forza. Dopo alcune volte si calmava al sol pensiero, non voleva subire quella che era vera e propria violenza fisica. Fermatevi un attimo e immaginate la scena. Magari in macchina, sul sedile anteriore reclinato, finestrini chiusi per non far sentire le urla. Mentre lei si divincola in tutti i modi, tu devi cercare di abbassarle i pantaloni, girarla e inserire questa specie di tubicino nel retto. Cercando di non farle del male. E poi spremere il contenitore contenente la soluzione. Una passeggiata. Mentre ci ripenso mi viene l'affanno. Che cosa ha fatto questa bimba per meritarlo. Niente. E non mi dite che la sofferenza porta al paradiso, che a Karolina del paradiso importa un fico secco.

E già che ci siamo: fino a che punto i genitori hanno il diritto di far vivere le sofferenze ai figli? Soprattutto a quelli che non possono esprimersi liberamente. È solo una riflessione, ma bisogna riflettere a volte. E i fratelli? Come vivono tutto questo? Qualcuno pensa a loro, o resteranno per sempre i fratelli di....

Daniele continua a vivere tra le righe di questa storia. Va a scuola, cresce, si fidanza, si lascia, lavora, studia o non studia. Ma fa tutto questo tra le righe della vita di sua sorella. In casa non sarà mai lui il protagonista. Posso condannarlo per la rabbia che prova nei suoi confronti, per l'attenzione che cerca di attirare, per il fatto che non si comporta con Karolina come faccio io? Non posso. Anche perché lo so che spesso era presente. Quando io sono stata male per due giorni, era lui che ha fatto la dialisi a sua sorella (aveva solo 10 anni). Quando avevo bisogno, era lui che la teneva, mi portava il farmaco o i tovaglioli bagnati per rinfrescarla. Non dimentico niente, anche se a volte forse anch'io ho dato le cose per scontate. Nessuno poteva parlare male di Karolina in sua presenza e io non potevo rimproverarlo, Karolina era sempre pronta a difenderlo. Oserei dire che si vogliono bene.

 

Krystyna Kubaczewska

 

''MUOVETEVI PIEDI''

 

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