Storia di Chiara: “Non riuscivo ad alzarmi dal letto”

Chiara si era ritrovata in una posizione da cui non riusciva a spostarsi, nemmeno di un centimetro; la sua tattica, chiamiamola così, per spostarsi dalla postura sdraiata a quella seduta, quando s'alzava dal letto, l'aveva affinata da tempo constatando che rappresentava l'unico modo per poi mettersi in piedi. Ma, si sa, anche nel compiere movimenti sempre uguali che consentano, ad una persona con un'autonomia fisica ridotta, di mantenerla, le cose non sempre procedono per il verso giusto. E ciò si verificò quella mattina, esattamente il giorno successivo al suo compleanno; il ritrovarsi bloccata, sentendosi in grossa difficoltà, non era certo conseguenza di una nottataccia; anzi aveva proprio dormito meglio rispetto alla generalità del suo riposo notturno: lei lo adduceva al fatto degli anni appena compiuti.

Quel giorno, speciale un po' per tutti, lo aveva festeggiato, nonostante la pesantezza della situazione che, da troppo tempo tutti stiamo sostenendo. Gli auguri ricevuti, tantissimi, e la presenza nel pomeriggio di due care persone con cui aveva gustato un'ottima fetta di torta, le avevano donato una sorta di spensieratezza oltre al calore umano che queste attenzioni producono. Quello che le piaceva particolarmente del compleanno è che, fin dalla più giovane età, si era proposta di comprenderlo sempre nel festeggiamento, era ornare la torta con le candeline relative agli anni compiuti; siccome, elementare Watson, ad ogni anno se ne aggiunge una, la torta del giorno precedente pullulava, è proprio il caso di dirlo, di un numero considerevole delle stesse. Potrà sembrare qualcosa di infantile (che già di per sé acquisisce valore) eppure Chiara ci teneva tantissimo a spegnerle tutte, ma proprio tutte, con un solo, potente soffio. Ciò infatti era stato anche il giorno precedente. “Son soddisfazioni”, si diceva tra sé. Avete presente il detto latino “De gustibus non disputandum?” Che vuol dire, pari pari, sui gusti personali, non si discute!

Chiara dunque, in quella mattina che precedeva l'alba (non erano nemmeno le sei) si ritrovò nell'impasse di quella posizione che le impediva qualsiasi movimento; infatti se si fosse lasciata cadere, piano piano, sul pavimento sapeva con certezza che poi..... ci sarebbe rimasta. Senza riuscire ad alzarsi. Che fare quindi? Non era nemmeno pensabile, riuscendo ad afferrare il cellulare, telefonare all'amica che abitava dall'altra parte della strada, considerando l'orario. Se, proprio proprio, non fosse riuscita a cavarsela e fosse quindi rimasta lì, lo avrebbe certamente fatto. Iniziò così per lei lo sforzo fisico che mai s'aspettava di ritrovarsi a fare: i piedi, naturalmente nudi, scivolando sul pavimento gelido, riuscì ad infilarli nelle ciabatte; appena tentava di spostare, minimamente, la parte inferiore del corpo, il sedere e le gambe, avvertiva l'inizio di un crampo che avrebbe coinvolto le gambe, in tutta la loro lunghezza. Perciò, meglio evitare. Infine, sudando le famose sette camicie, fece leva sulle spalle e sulle braccia (anch'esse non esenti da patologie) e riuscì, deo gratias, a sedersi sul letto. Riprese fiato e poi fu in grado di alzarsi in piedi. Nello svolgersi di queste manovre i suoi due cani, un vivace bastardino e una dolce meticcia di cane lupo, non le avevano mai staccato gli occhi di dosso, forse anche chiedendosi come mai quella mattina, per dar loro il cibo, Chiara avesse messo in atto quella serie di buffe contorsioni! Ma, si sa, in vari momenti della quotidianità, gli animali sono un valido supporto per ritrovare quella calma normalità che a volte, come è capitato a Chiara, gli esseri umani, intenzionalmente o accidentalmente, riescono a perdere. Ecco, questo fu l'inizio della giornata post compleanno di una persona non propriamente in salute e che lotta e s'impegna, ogni giorno, per mantenere la sua parziale autonomia. Fine della storia? Presto detto: un biscotto, oltre al consueto pasto, per i due fedeli amici e sostenitori e, per Chiara, un'ennesima fetta della torta del compleanno bagnata nel caffèlatte.

 

Racconto a cura di Daniela Minozzi

 

 
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