Venerdì, 24 Settembre 2021 09:38

Storia di Vita Vera: ''Dentro l'oscurità'' (Ultima Parte)

DENTRO L'INFERNO

La libertà che avevo sempre desiderato era bella quasi “surreale” dopo aver trascorso 17 anni in quella caserma.

Così piano piano ripresi il mio nuovo cammino, la mattina andavo a scuola ed il pomeriggio aiutavo mio padre nella sua nuova attività di investigatore privato.

La nuova casa che mio padre aveva comprato era molto bella, grande, luminosa , abitavamo al 4° piano con l’ascensore:  già, l’ascensore dove iniziarono le mie fobie più profonde. Ricordo ancora quel giorno quando rimasi chiusa dentro, all’inizio sembrava tutto tranquillo ma poi piano piano qualcosa  dentro di me cambiò. Chiusa in quello spazio ridotto, iniziai a sentirmi male, la sensazione di avere il cuore in gola, battiti sempre più forti, mancanza del respiro, lo spavento prese il sopravvento, mi sedetti a terra chiudendo gli occhi per cercare di non vedere quello che in quel momento mi terrorizzava: il chiuso, quando ad un tratto nella mia mente leggeri flash di immagini si susseguirono. La caserma, la mia camera, quelle finestre abbassate, intanto il mio respiro diventava sempre più affannoso, non respiravo più, i battiti erano a mille, sudavo e tremavo…

Passai dei momenti bruttissimi, finché alla fine l’ascensore riprese ad andare. Quando uscii fuori ero pallida, mi girava la testa, mi sentivo svenire. Non capivo che cosa mi fosse accaduto ricordo solo che stavo malissimo. Quando poi andai dal dottore per raccontargli tutto, lui mi disse che avevo avuto un attacco di claustrofobia. Che strana parola! Difficile da comprendere ma era invece molto semplice era la paura del chiuso.  Che cosa voleva dire? Io ero claustrofobica? Neanche lui sapeva rispondermi, dovevo vedere se in seguito mi sarebbero accaduti di nuovo tali episodi.

Certo ogni volta che prendevo l’ascensore non ero più tranquilla, avevo paura. Si può vivere di paura nella paura? Beh io l’avevo sempre fatto! I giorni trascorrevano sembrava che stavo bene, quel brutto malessere non mi era più accaduto finché un altro giorno non rimasi chiusa nuovamente ma questa volta nel montacarichi.

Le sensazioni furono le stesse, forse ancora più forti, la gola chiusa, i battiti del cuore che mi martellavano. Che cosa mi stava accadendo? Chiudevo gli occhi e vedevo la caserma, sentivo le rivolte dentro la mia testa.  Questo era solo l’inizio di un lungo calvario senza dimenticarmi di quel senso di vuoto che mi portavo dentro da quando ero piccola. Venni vista così da un neurologo che mi diede una cura per attutire il dolore del vuoto e la paura del chiuso.

Non avevo certo risolto il problema ma avevo un senso di serenità dettata dal farmaco.

I giorni proseguivano sembrava essere ritornata un po’ di tranquillità ma un giorno mentre ero in ufficio arrivò una strana telefonata da una donna che cercava mio padre. Lui non c’era e lei iniziò così a parlarmi, aveva una bella voce che ascoltandola risuonava nel mio cuore. Non capivo perché ma mi era familiare. Dentro di me mi sentivo strana, il cuore aveva accelerato i battiti ma  perché? Chi era quella donna? Era la mia vera madre!!! La donna che mi aveva abbandonato”. No, non potevo crederci in quel momento nel mio cuore mille emozioni, amore, rabbia, ed altro,  sconvolsero la mia anima rendendola ancora più  fragile. Lei iniziò allora a raccontarmi tutto, io ascoltavo la sua voce che risuonava dentro di me, non capivo più nulla, ero entrata in confusione, il respiro aumentava, la gola mi si chiudeva di nuovo. Stavo avendo un altro attacco, in quel momento lei parlava ed io ero in una totale confusione, l’unica cosa certa era che la donna che avevo chiamato MAMMA non era la mia vera madre!

Quando rientrai a casa nel raccontare  a mio padre quanto era accaduto, lui negò tutto con una freddezza unica, mentre la faccia di mia madre era completamente sbiancata.

Era iniziato un altro incubo! Chi ero? Ma soprattutto chi era mia madre?

Così  decisi di conoscere questa donna.

Volevo vedere che volto avesse la donna che mi aveva abbandonato.

Non appena mi vide mi abbracciò mettendosi a piangere. Guardando il suo volto, i suoi occhi, il suo sorriso scoprii una parte di me. Lei mi accolse a casa sua insieme alle sue sorelle, le mie zie. Mi sembrava tutto così strano. Mi fece vedere tutte le foto che aveva di quando ero piccola che lei aveva fatto con mio padre, ma la mia attenzione cadde su una  in particolare dove vi era lei da giovane con mio padre. Nella mia mente ancora un ricordo, lacerante, lui infatti da bambina mi portava sempre in una gelateria dove c’era una donna che ci aspettava, lei mi prendeva in braccio e mi parlava… avevo capito tutto: era lei.

Non potrò mai dimenticare quella sera… quante domande, senza risposte…

Adesso capivo perché la sua voce mi era così familiare: era quella di mia madre! Che colpo al cuore... ma soprattutto perché mio padre mi aveva mentito?

Con il passare del tempo io e mia madre avevamo ripreso piano piano i rapporti, anche se per me non era facile trovarmi davanti ad una situazione così, avevo due mamme e tanta confusione.

Quando decisi di  raccontare tutto  a mio padre, lui mi mise davanti ad una difficile scelta: o lei o lui. Non voleva che io avessi a che fare con quella donna, era molto arrabbiato con me, io che mi sentivo sempre un po’ intimorita da lui, scelsi di non vederla e sentirla più.

Anche se quella donna non la sentivo come “mia madre”, non era certo la scelta che avrei volevo fare, ma dovetti decidere così. La mia vita da allora cambiò molto, segnata ancora di più da una verità che faceva fatica a venire alla luce, vissuta dentro un muro di menzogne dove tutti sapevano tranne io!!! Odiai mio padre perché la rabbia che avevo dentro di me era davvero tanta. Ma di chi mi potevo fidare se mi sentivo tradita dalla mia famiglia?

Il mio stato d’animo peggiorò nel giro di poco tempo, perché quel malessere interiore che mi portavo dentro aveva avuto degli effetti devastanti. Iniziai a prendermela con me stessa, mangiando, mangiando, soffocando la mia rabbia nel cibo, non vedevo più niente e nessuno, nel giro di pochi mesi mi ritrovai trasformata dai miei 90 chili di sofferenza.

Non riuscivo più a guardarmi allo specchio talmente mi odiavo, vedevo un essere un spregevole, che si stava facendo tanto male per non farlo agli altri.

Le mie paure, le mie ansie, la mia vera prigione interiore come potevo scappare da questo inferno che mi stava divorando giorno per giorno. Fui ricoverata all’ospedale per essere disintossicata dai farmaci che avevo preso perchè non mi facevano più l’effetto che dovevano, non ricordo nulla solo che dormivo, dormivo… ero chiusa nel mio mondo perché la realtà che stavo vivendo mi faceva solo tanta paura.

Ero oramai al limite, stremata dal mio passato che mi sta ammazzando, non sapevo più cosa fare, avevo bisogno solo  di aiuto. Così’ un giorno parlando con mia zia, la sorella di mio padre, riuscì ad andare via dalla mia famiglia, da mio padre, per andare un po’ in Abruzzo. Da lì in poco tempo le cose cambiarono perché tramite dei parenti di Roma conobbi una psicologa  al quale mi confidai  raccontandole tutto quello che stavo passando, lei mi prese a cuore ed iniziai le terapie nel suo studio. Sembrava un miracolo, iniziai il mio percorso interiore, anche attraverso l’ipnosi, devastante, difficile da guardare e tanto più da affrontare, erano le mie paure, la mia rabbia, tornavo a casa che vomitavo, piangevo, quante volte mi passava per la testa di lascare tutto perché era veramente troppa la sofferenza da affrontare, invece ho lottato con me stessa ed alla fine ho vinto. Dopo mesi e mesi, persi 30 chili senza farmaci solo con l’auto di persone valide e competenti e la mia grande forza di volontà.

Presi la patente, mi riaffacciai piano piano alla mia nuova vita.

Da questa vita ne sono uscita vittoriosa, perché ho lottato, sono stata forte anche se non è stato facile perché ancora oggi alcuni ricordi mi toccano nell’anima lasciando dentro di me una enorme tristezza.

Finalmente poi sono arrivate le tanto attese risposte a quelle domande…

La gravidanza che mia madre portò a termine fu solo per un scopo di ricatto nei confronti di mio padre. Si, infatti il suo intento era quello di far lasciare la sua famiglia per stare con lei, ma alla fine non andò così, allora non avendo ottenuto quello che voleva, mi abbandonò in un orfanotrofio.

Non potrò mai dimenticare quella sera… sola in un posto sconosciuto, le lacrime di una bambina, le urla disperate di solitudine, di amore verso una mamma che amore non aveva.

Furono anni difficili, soffocati da quel forte senso di angoscia e abbandono che non mi hanno mai lasciata.

Non potrò mai tornare indietro per cancellare il mio passato, vado avanti con la forza e la determinazione che ho sempre avuto. Certo alcune paure fanno ancora parte della mia vita ma ho imparato a conviverci… e se la mia storia mi ha lacerato l’anima, oggi ne ho fatto la mia arma vincente. Non bisogna mai arrendersi! Lottare, lottare sempre e credere nei sogni…

Oggi ho 50 anni, vivo una vita tranquilla ma ancora porto dentro di me i segni di quel passato superato ma mai dimenticato.

Quella solitudine interiore accompagnerà sempre la mia vita.

Non ho figli perché il timore di essere come mia madre mi stringerà sempre il cuore, lavoro però con i bambini, sono una maestra della scuola materna. Ho riversato la mia voglia di amore in tutti quei bambini.

Sorrido, perché nonostante tutto mi ritengo una persona fortunata, che soprattutto ama la vita.

Non dimenticherò mai tutte quelle notti...

 

Loredana Berardi

 

 

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