Il tempo di una canzone

Avete mai considerato che una buona parte degli accadimenti importanti e che apportano conseguenze nella vita di una persona, delle persone, si svolgono in tempi assai brevi, a volte addirittura brevissimi? Qualche esempio: la svista propria od altrui che porta ad un sinistro stradale, l'affermazione pronunciata dagli sposi nel corso della cerimonia nuziale, l'esito di un esame diagnostico riferito alla nostra salute o a quella di una persona cara, la comunicazione della votazione ottenuta dopo un esame universitario, un evento naturale come un sisma e via dicendo. Avrete notato che, negli esempi sopracitati, ne ho volutamente scelto alcuni in cui è presente un evento non comune, certamente non ordinario bensì legato all'eccezione: nella norma capita una volta sola, se capita, di pronunciare il fatidico sì; che il nostro organismo subisca una grave patologia e che quindi si viva quel terribile momento in cui lo specialista ci mette a conoscenza della situazione, fortunatamente non succede a tutti. Si può quindi affermare che, la quasi totalità del nostro tempo, dei nostri anni di vita, veda la presenza, la fattibilità di momenti e situazioni non valutate nella loro eccezionalità ma in una sorta di quotidiana ordinarietà: il vivere di ogni giorno. Ed è su ciò che intendo, appunto, soffermarmi.

Succede, a volte od anche spesso, di ascoltare o leggere queste poche, semplici parole: “Quello che fa la differenza”. Una differenza non certo irrilevante che, se attuata più spesso e soprattutto dalla maggioranza di noi, condurrebbe a cambiamenti nella qualità di vita; ci siamo adattati, troppo a mio parere, ad un'infinità di atteggiamenti, parole e gesti, modi di dire, comportamenti od omissioni dei tali che, nel loro insieme, contribuiscono a creare e, a parer mio, anche ad implementare un disagio generale, sicuramente più avvertito dalle persone più sensibili ed attente. Quelle provviste di senso critico nei confronti di varie realtà: senso critico da non identificare con "il criticare in genere" ma con la capacità, la voglia e l'interesse di pensare con la propria testa, di riflettere, di non restare alla superficie. Ecco, la superficialità... quanti danni produce! Poesia e musica: vi domanderete cosa hanno a che fare con quello che ho scritto finora. L'aggancio che ora mi preme, che mi interessa è questo: il tempo. Sì, proprio il tempo. La durata della lettura di una lirica è quella dell'ascolto di un brano musicale. Alcuni minuti, anche meno, senza andare in fretta che non s'addice, codesta, né alla poesia né tanto meno alla musica.

Dopo esservi soffermati su questo pensate a quanti momenti, nel corso della nostra giornata, sono vissuti o forse è più esatto dire percepiti con una durata assai inferiore: soprattutto certi momenti in cui si ha a che fare, per varie ragioni, con un'altra persona. Affermazione di Vinicius de Moraes: “La vita è l'arte dell'incontro”. Quanta poca arte c'è nel contatto con qualcuno che non ci guarda nemmeno negli occhi; inesistente addirittura quando intercorrono tra le parti parole, di solito pochissime, solamente funzionali e nient'altro: quando è assente, insomma, un vero contatto umano. Personalmente cerco sempre di stabilirlo; il fatto è che, anche in un incontro fugace, come in un incontro di maggior durata, occorre esserci in due. Quando manca tale reciprocità, e spesso manca proprio, in quel vivere di fretta e in fretta, chi è più sensibile e consapevole, avverte una sgradita sensazione di vuoto. Sarebbe auspicabile, sarebbe bello se, nel tempo di una canzone e magari anche con una maggior durata, quando possibile, diventassimo tutti quanti “artisti nell' umana comunicazione”.

 

Articolo a cura di Daniela Minozzi

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