La situazione attuale è la seguente: Karolina frequenta regolarmente il centro diurno, dalla mattina a metà pomeriggio; è un posto dove si trova veramente bene. Ha degli amici, alcuni magari più vicini degli altri ma non si crea nessun problema.
Usufruisce anche del servizio trasporto ed entrambi sono gratuiti per noi. Un buon punto di arrivo, ma certamente noi non ci fermiamo qui.
Ha usufruito, anche, per la prima volta del servizio appartamento. Due giorni e una notte, 4 ragazzi con problemi in un appartamento con un operatore. Hanno fatto la spesa, deciso il menù, cucinato insieme e così via. Una sembianza della vita normale, in un posto all’altezza degli utenti. Questo, purtroppo, è a pagamento, ma a giusto prezzo.
Un passo alla volta verso il massimo dell’autonomia di
Karolina. Anche questa esperienza molto gradita a mia figlia.
L’altro mio figlio, Daniele, continua a vivere da solo in Sicilia; lavora, ha ripreso a fare lo sport che faceva prima; si mantiene senza gravare assolutamente su di me. Anzi è capitato a me di chiedere aiuto a lui. Una grande soddisfazione anche questa. Spero che quanto prima capisca che qui per lui il futuro ha un brutto colore e decida di cambiare rotta.
Tempo al tempo.
E io?
Ho scritto il primo libro.
Ho dovuto fare i conti con il passato. La zavorra era diventata troppo pesante. Svuotare i cassetti dei ricordi per riempirli con dei sogni, speranze e nuovi progetti.
Ho avuto molte soddisfazioni da quel libro.
La terapia della scrittura.
Non solo per la storia narrata (che già da sola merita attenzione) ma anche per il modo che ho usato per raccontarla. Semplice, schietto e sincero. Come la vita, niente di più, niente di meno.
Ma in questo modo mi sono anche resa conto che ho fatto davvero un enorme lavoro e non ho trovato ancora niente che è riuscito a mettermi al tappeto.
Sì, qualche volta ho barcollato pericolosamente, ma ho sempre trovato un appiglio.
Qualcuno si è rivelato una lama tagliente, qualcuno un vero amico, qualcuno una semplice ciambella di salvataggio. Ma va bene così.
Siamo qui. Giorno per giorno ad affrontare i problemi che si pongono e godere delle piccole gioie che di certo ognuno di noi incontra nel proprio tragitto.
Ma magari comprando un biglietto dal tabaccaio siamo così concentrati sulla possibile vincita che non ci soffermiamo sul sorriso di chi quel biglietto ci ha venduto.
Oggi ho 44 anni e devo dire di averli vissuti molto intensamente, ma mai mi sono arresa. Vivo serena con mia figlia accanto, senza troppe illusioni ma con la speranza.
Ridiamo spesso e ci godiamo le piccole gioie della vita.
Non covo rancore, né aspetto qualcuno che verrà a salvarmi.
Vivo. E tornando alle piccole gioie, chi le ha mai misurate?
Vedere la propria figlia sorridere, vale meno di una crociera?
Vederla lavare da sola i piatti, vale meno di un paio di scarpe di lusso?
Vederla disegnare un cuore per l’assistente o un amico, vale meno di un anello con diamanti?
E tornando a me.
Quanto vale sedersi in un parco, prendere il sole e magari poter leggere un libro?
O farsi da sola una passeggiata nella città in cui vivi, guardando con gli occhi del turista?
Quanto vale la frase di una signora di 80 anni che, dopo aver letto il tuo libro dice: “Per me è un onore conoscerla”?
Quanto vale sapere che in un Paese di “bamboccioni” mio figlio, dall’età di 20 anni, riesce a mantenersi da solo?
Per me tutte queste cose valgono molto, anzi moltissimo, perché di tutte queste gioie voglio che sia fatta la mia vita.
Di vittorie, sorrisi, sole e abbracci.
Senza aspettarsi molto dal domani e lasciando ieri al suo posto. E vivendo l’unico giorno che non bisogna lasciarsi scappare per poter essere felici: “OGGI”. (FINE)
Krystyna Kubaczewska