Silvia Vernò: "Una voce per chiedere aiuto"

Ieri.

Anno 2021

La donna della quale vi parlo ha trentanove anni, un marito, due figli.

Lavora a scuola come formatrice, si occupa di laboratori teatrali, affianca adulti con disabilità cognitive, è sceneggiatrice.

Attiva, dinamica, in ottima salute è una persona felice.

 

Oggi.

Anno 2022

La donna della quale vi parlo oggi ha quarant'anni, un marito, due figli.

È stata costretta a rimanere a letto per molto tempo. 

Solo da poco è tornata a svolgere a scuola il suo lavoro come formatrice, a occuparsi di laboratori teatrali, ad affiancare adulti con disabilità cognitive, a fare la sceneggiatrice.

Trova la sua felicità ogni giorno.

È una persona forte.

Il suo nome è Silvia Vernò.

Il 23 marzo 2021 accade qualcosa che cambia la vita di Silvia.

Alle ore 12 presta il suo braccio a un'iniezione, con la ferma convinzione che sia la cosa giusta da fare.

Si è già consultata con il suo medico curante, ha chiesto informazioni, si è documentata per quanto le è stato possibile.

Ha fatto una scelta dettata dalla fiducia che ripone da sempre nella scienza e nella medicina.

Torna a casa tranquilla, sicura.

Alle 18 inizia a stare male, dalle gambe sente partire un bruciore insopportabile, percepisce l'intero suo corpo attraversato da scosse elettriche talmente forti da impedirle di appoggiare i piedi a terra.

Il dolore è insopportabile, le scorre dentro, fino alla testa.

Sviene, una, due, tre volte.

È spaventata, anche suo marito lo è, nell'assistere impotente a quello che accade a sua moglie davanti ai suoi occhi.

I bambini guardano la loro mamma stare male senza capire quello che accade.

Silvia chiama il suo medico che fa quello che è in suo potere, rispetto alle informazioni che ha.

Non basta.

Silvia sta sempre peggio e qualche giorno dopo va al pronto soccorso.

I medici le chiedono cosa abbia, lei spiega i suoi sintomi e riferisce di aver fatto, da poco, l'iniezione consigliata e promossa per contrastare il Covid.

Lo riferisce per poter dare un quadro più completo della situazione.

Esce dall'ospedale con una diagnosi di probabile depressione e con un'indicazione sui farmaci da prendere per placare lo stato d'ansia che le viene imputato.

Silvia però si conosce, sa di non essere depressa, sa che quello che le sta accadendo riguarda il suo corpo non la sua mente. Silvia non è un medico, non può sapere esattamente cosa le stia succedendo, ma sente il suo fisico sconquassato da tremiti, bruciori, dolori che nulla hanno a che fare con il suo stato mentale.

Resta a casa dal lavoro, non riesce ad alzarsi dal letto, fatica a fare qualsiasi movimento, sta fisicamente male, ma non si arrende, vuole cercare di capire, tenta di farsi ascoltare, parla con dottori, consulta privatamente vari specialisti, fa moltissime analisi a pagamento ma nessuno riesce a darle una risposta.

Nessuno sembra capire cosa le stia accadendo, nessuno sembra interessato ad ascoltarla, quasi nessuno le crede. Il tempo passa. Silvia continua a stare male.

Inizia a navigare in internet, alla ricerca di qualcuno con cui potersi confrontare, qualcuno che stia vivendo un'esperienza simile alla sua.

Nel suo cercare, Silvia trova una donna.

Federica abita in provincia di Verona e soffre di dolori simili ai suoi. Federica e Silvia iniziano a parlare, si confrontano, si raccontano e scoprono di avere molto in comune con tanti altri.

Federica è già in contatto con diverse persone che condividono gli stessi sintomi post iniezione, ha da qualche tempo, creato un gruppo whatsapp nel quale inserisce anche Silvia.

Non passa molto che il gruppo assume proporzioni che né Federica né Silvia avrebbero mai immaginato.

Insieme ad altre cinque persone decidono di creare il Comitato Ascoltami, presente ora su fb, instagram, tik tok e telegram.

In pochissimo tempo raccolgono migliaia di testimonianze.

Silvia mi spiega il desiderio di dare voce a tutte le persone che si trovano in serie difficoltà dopo essersi sottoposti all'iniezione anti Covid.

In quello che Silvia mi racconta, c'è la forza di chi continua a credere nella scienza, la stessa scienza che ha chiesto fiducia a milioni di persone, quella che studia, che ricerca soluzioni, quella che non abbandona, quella che cura.

Silvia come tantissime altre persone ha creduto nell'efficacia di un farmaco nato per contrastare una pandemia.

Silvia come tantissime altre persone ora chiede a medici, scienziati, rappresentanti del governo, di ascoltare chi, con la propria testimonianza vuole cercare di risolvere le problematiche nate in seguito alla somministrazione dello stesso farmaco concepito per aiutare.

Silvia chiede a nome di tanti di essere creduta e curata.

L'impegno di Silvia che ad oggi è una dei vicepresidenti del Comitato Ascoltami, non vuol essere un atto d'accusa, né una propaganda in un senso o nell'altro.

L'impegno di Silvia e di tutto il Comitato Ascoltami, è volto a cercare soluzioni, ad aiutare, a creare una rete di sicurezza, ad informare sull'attuale situazione di tanti esseri umani.

Silvia mi riferisce di sentirsi fortunata perché è tra le pochissime persone che sono riuscite ad ottenere l'esenzione (seppur temporanea e soggetta a essere rinnovata) per un'altra iniezione.

Ad oggi, testimonia Silvia a nome di una notevole numero di persone, anche se con sintomi ed effetti di fatto invalidanti a seguito dell'inoculazione del siero anticovid, è quasi impossibile ottenere un certificato che impedisca una nuova puntura.

Questa dinamica porta ad una situazione paradossale nella quale tante persone con effetti avversi evidenti, si trovano a doversi sottoporre di nuovo alla stessa “cura” che li ha già danneggiati.

Non può esserci una giusta e completa ricerca se tutte le realtà non vengono prese in considerazione ed analizzate.

Il Comitato chiede di segnalare all' Aifa, anche in modo autonomo (purtroppo sono in molti a non farlo), le reazioni che si sono avute dopo la somministrazione del siero anticovid, così che gli organi di controllo competenti possano avere un quadro più vicino alla realtà rispetto a quello che si sta verificando.

Il Comitato si rende disponibile all'ascolto, all'aiuto e alla divulgazione di testimonianze, che, Silvia tiene a sottolineare, vengono tutte verificate.

Tutti, nel rispetto del vissuto di ciascuno, possono iscriversi alla pagina fb del Comitato Ascoltami, il sito web invece è riservato soltanto a chi ha riscontrato reazioni avverse rispetto all'inoculazione del siero anticovid.

Per Silvia, per tutte le sette persone che con il loro impegno hanno formato il Comitato Ascoltami, è importante e fondamentale far comprendere che è nell'ascolto, nell'aiuto, nella comprensione e nell'empatia che possono nascere soluzioni.

La segnalazione, la divulgazione, l'informazione devono essere strumenti d'aiuto.

Il rispetto è l'unico modo per dare vita ad un confronto che possa essere costruttivo e risolutivo.

Ad oggi il Comitato Ascoltami riceve messaggi e testimonianze da ogni parte del mondo.

 

Articolo a cura di Viviana Donadello

 

Riferimenti

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