In viaggio con Krystyna (parte 2)

Oggi vorrei riflettere su "chi siamo". L'80 % delle volte rispondo: la madre di Karolina. Ma è proprio così? Perché diamo per scontato che la nostra identità equivale a ciò che facciamo nella maggior parte del tempo? Generalmente come lavoro. E se, come nel mio caso, quello che faccio non viene riconosciuto come attività lavorativa ma piuttosto come una "missione umanitaria"? E quando non sarò più in grado di farlo, o semplicemente (si fa per dire), arriverò alla consapevolezza che qualcun altro potrà farlo meglio di me? Così arrivò il giorno in cui, costretta dalle circostanze, decisi di affidare mia figlia alle premure dei terzi. E io? Chi si prende cura di me? Quando rimango "solo" la ''madre di….'', ma non sono più al suo servizio h24? Cosa devo rispondere alla domanda: "Chi sono?" Ho dedicato a lei gli ultimi trent'anni della mia vita. E visto che ne ho cinquanta, la maggior parte del tempo abbiamo vissuto insieme. Ora, però, dovrò fare uno sforzo enorme: ''Scoprire chi sono''. Sono e sarò sempre la madre di Karolina, ma sono anche Krystyna, anche se onestamente, ci conosciamo ancora poco.

Vorrei dirti VAI.

Porta con te, le tue scarpe. 

Uguali 365 giorni all'anno.

Porta via la tua testa,

che fa tremare le porte e i muri, ogni volta che cadi.

Porta via i tuoi sguardi,

quelli che mi tagliano in due,

quelli che urlano a squarciagola.

Porta via tutte le tue parole che hai soffocato in gola.

Che non mi hai mai permesso di sentire.

Porta via tutti gli abbracci mai dati.

Non sia mai che io possa avere l'onore di sentire,

non dico l'affetto ma almeno il calore del tuo corpo.

E già che ci sei, 

porta con te i trent'anni della mia vita.

Tanto, se non sono tua madre, a che servo.

Io non esisto. 

 

Mentre tu vai via, io resto.

Comincerò a respirare.

Imparerò a mangiare.

Troppo facile consumare un pasto in trenta secondi.

Senza perdere tempo a masticare o sentire il gusto.

Imparerò a dormire.

Perché andare a letto e lasciare non solo la porta ma anche gli occhi aperti, son bravi tutti.

Imparerò ad avere il tempo, tempo per me.

A gestire le tue necessità ero diventata fin troppo brava.

Imparerò a lasciar andare.

Un ''Sisifo'' nella storia basta e avanza.

Imparerò...

Imparerò, cercherò di imparare 

a sentirmi, a vedermi. 

e se per caso mi rimarrà ancora del tempo,

spero di imparare a volermi bene.

 

Articolo a cura di Krystyna Kubaczewska

  

IN VIAGGIO CON KRYSTYNA (PARTE 1)

 

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