Caro diario ti scrivo

Caro diario,

queste mie parole, che m'accingo a scriverti, non saranno un mero monologo o un composito insieme di considerazioni, impressioni, situazioni, sentimenti bensì costituiranno un rapporto a due: io racconto, tu mi ascolti; e naturalmente mi rivolgerò a te come un amico fidato.

E dopo questo necessario preambolo cercherò di dare libero flusso a ciò che scaturisce (e si tratterà solamente di una minima parte) dalla mia interiorità e dalla vita vissuta.

Dalla vita che, come un fiume che avanza verso la foce, continua quotidianamente e, in apparenza, incessante.....

Rischiai di perderti, mamma carissima, quando, con i miei pochi anni, mi ritrovai coinvolta in una drammatica situazione che, anche grazie al mio apporto e a quello di tua madre, si risolse nel migliore dei modi, pur lasciando inevitabili strascichi; ciò per merito, soprattutto, della vicina del piano di sotto (noi abitavamo al terzo) che, con la sua tempestività e la sua energia, ti strappò da morte certa, tirandoti con forza e determinazione dentro al suo balcone, al sicuro.

Questo successe nel palazzo popolare di una (allora) cittadina del settentrione, in un quartiere dell'estrema periferia; periferia che amavo con tutta me stessa poiché, attraversando la strada non ancora asfaltata, consentiva a noi bambini di immergerci in un grande prato d'erba alta; perché, attorno al grande casamento in cui vivevo, mi scatenavo in interminabili giri in bicicletta non privi di improvvise e rovinose cadute dalle quali mi rialzavo più pimpante di prima.

Poco lontano da casa alcune grandi fabbriche: amavo persino l'odore che, sprigionatosi dalle lavorazioni industriali, si combinava con il profumo della terra ed erba della circostante campagna. Un effluvio particolare che, nel corso degli anni ho risentito pochissime volte (rivivendolo) in luoghi e momenti diversi: era (ed è) il profumo della mia infanzia, del mio tempo-bambino.

Non ti persi allora, madre dolcissima e tormentata anche se, ogni tanto, quando a casa nostra giungeva la nonna e mio padre, guardandomi con occhi lucidi di commozione, mi portava a casa alcune bustine di figurine oppure un giornaletto, "Topolino", capivo che, per un po', non saresti stata presente nella nostra vita e le mie giornate sarebbero continuate con la presenza di una delle nonne che, fino al tuo ritorno, sostituivano la tua assenza.

Eri quindi una mamma speciale: ti assentavi, poi ricomparivi e tutto tornava come sempre, nella quotidianità della nostra piccola famiglia in cui non è mai mancato l'affetto e la fedeltà di un cane, volutamente meticcio, raccolto per strada o proveniente dal canile.

Ora che di tempo n'è passato tanto (il fiume della vita ha percorso un considerevole tratto), questo rispetto e questo amore per gli animali e la Natura in genere accompagna ancora la mia esistenza; s'è fatto, anzi, più consapevole ed intenso; con la preziosa possibilità, inoltre, di condividerlo con dei "piccoli" che stanno crescendo, aprendosi alla Vita in questo contrastato e contrastante momento storico e in una società nella quale, troppo spesso, prevalgono prepotentemente discutibili e dannosi dis-valori: un accentuato individualismo, il mito del denaro e del possesso, la scelta dell' apparire, ad ogni costo, a scapito "dell' essere se stessi".

Essere se stessi: alimentando con cura ed attenzione la propria vita interiore, con quelle caratteristiche che fanno di noi persone, esseri veramente umani: l'attenzione per gli altri, il rispetto delle differenze, l'autentica gentilezza e non soltanto una formale educazione.

Eh sì, carissimo diario (sai che ti sento già un amico?), se questi aspetti però (e ti ho fatto solo alcuni esempi, perché lo spazio è tiranno), non si esplicano, non si esprimono nella vita reale, nei semplici gesti e comportamenti di ogni giorno, perdono la loro importanza.

Che cos'è che fa la differenza?

Un sorriso sincero invece che un volto serioso o imbronciato; rallentare, in auto, perché un gatto che tenta di attraversare temerariamente la strada, possa mettersi al sicuro (guardando prima, naturalmente, dallo specchietto retrovisore!) e tante altre piccole cose (ma sono poi così piccole?), che "fanno" la vita di ciascuno di noi e quindi di tutti.

Ora, caro diario, mio padre e mia madre, unitamente a varie persone e bestiole carissime (gatti e cani), hanno da tempo raggiunto un'altra dimensione, fisicamente lontani ma intensamente presenti in me; il fiume (metafora della vita, del tempo, dei giorni), scorre inarrestabile, a volte accarezzato da una fresca e piacevole brezza che racchiude in sé, giunta dalla sorgente, la fragranza della terra bagnata di un bosco appenninico; a volte con gorghi pericolosi, a cui prestare parecchia attenzione per non lasciarsi afferrare della troppa solitudine, dai problemi di salute, dalle scarse risorse economiche.

Caro diario, oggi è un nuovo giorno che mi vede alle prese, come sempre del resto, a gestire la mia disabilità, quindi me stessa; eh sì, ancora non te ne avevo parlato ma è questo il mio contesto esistenziale: limiti fisici, conseguenti ad un eccesso farmacologico quando, bimba di 10 anni (bella, vivace, intelligente), mi ammalai seriamente in un breve arco di tempo. Ma non intendo certo affliggerti con la storia (ora sono una ragazza poco più che cinquantenne) delle mie peripezie lavorative, relazionali, sociali conseguenti alla acquisita disabilità.

Ognuno ha la sua storia e la mia cominciò, allora, ad intraprendere una determinata direzione; ma desidero dirti che, pur lentamente e spesso a fatica, ancora cammino; che, a 40 anni, coraggiosamente, mi licenziai da un impiego fisso e, vincitrice di concorso (alla pari di disabile non era) entrai nella scuola, come maestra (non mi piace troppo il vocabolo insegnante o docente) e tuttora, pur svolgendo poche ore, continuerò, finché mi riesce, questo mio rapporto con i piccoli, per i quali (consentimi un poco d' immodestia), credo di essere un modello, un esempio.

Mica perché sono perfetta, tutt'altro!

Perché cerco di essere me stessa e trasmettere quindi a loro ciò che, credo, conti veramente: l'amore per la letteratura e la conoscenza in genere; la gratitudine ne confronti di ogni aspetto della loro vita; la ricerca della vera libertà, quella interiore, che ti permette di liberarti sopra le nuvole, oltre le piccinerie umane e quindi, poi, esprimere nella vita di ogni giorno (quella che vale davvero) atteggiamenti e comportamenti di cui esiste un gran bisogno......cercando di rendere la propria esistenza "un piccolo capolavoro".

So, ormai da parecchio tempo, che i miei problemi di salute relativi alla disabilità si accentueranno, ma questo in concomitanza con il permanere del mio sorriso (che dicono non essere male) e dell'infinita tenerezza (questa caratteristica mi appartiene da sempre, assai prima della nomina a papa di "Papa Francesco" (che, tra l'altro mi piace un sacco); tenerezza che sento verso le persone e la Natura in toto.

Continuerò a cercare la Bellezza, in ogni sua forma ed espressione, poiché essa, nonostante tutto (o forse proprio per la mia storia di vita), è dentro di me, nella mia ricca interiorità.

E persisterò ad AMARE questo nostro bellissimo e fragile PAESE in cui ci sono le mie radici pur sentendomi, e volendo essere, "cittadina del mondo".

 

Articolo a cura di Daniela Minozzi

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