Emma, l’inguaribile voglia di vivere nonostante la malattia

Emma si svegliò di soprassalto, il viso sudato e il cuore in subbuglio; come, a volte, le capitava, aveva rivissuto in sogno il momento in cui le era stato comunicato, da un autorevole personaggio, che “non avrebbe avuto una vita facile”. Nulla di esoterico, nessuna lettura della mano o dei tarocchi o amenità del genere bensì, radiografie alla mano, la rivelazione della malformazione ossea che, da alcuni mesi a questa parte, le provocava dolore e, quindi, limite nel movimento. Già, nel movimento e, nel suo caso, vera e propria attività fisica, quasi sempre all'aperto. In quel periodo, tra l'altro, (Emma aveva 24 anni) la passione per la bicicletta - da alcuni mesi utilizzava la sua splendida bici gialla e blu- aveva rivelato la sua eccellente predisposizione per le lunghe distanze, per la fatica e l'impegno muscolare nonché l'irrinunciabile soddisfazione di guardare il mondo, la realtà circostante “da un'altra prospettiva". Per lei sicuramente più affascinante.

Il risveglio la riportò alla sua attuale situazione; certamente non meno impegnativa di ciò che le era stato prospettato quando era ragazza. Molto lentamente si sedette sul letto, lentamente si mise in piedi, respirando a fondo e dicendosi, tra sé e sé - forza, va tutto bene - ed affrontando in tal modo il dolore fisico che la accompagnava. Era pienamente cosciente che, se si fosse soffermata su esso, lo avrebbe avvertito maggiormente e, quindi si prodigò a fare faticosamente i gesti abituali: aprire le finestre, assaporando il fresco del primo mattino, prepararsi il caffè, ascoltare il tubare delle tortore. Apparteneva alla sua filosofia di vita agire (anche se non sempre le riusciva), il pensiero che sosteneva a questo suo atteggiamento, era questo: “il problema esiste; vivo un quotidiano impegnativo e faticoso. Piangersi addosso può essere solo controproducente, non intendo farlo. È la mia vita. Quindi cerco di prenderla appunto con filosofia (e con ironia) come si afferma nel parlare comune”.

Ricordava un tardo pomeriggio in cui, lavando i piatti, si era messa a cantare anche perché il suo corpo le inviava segnali dolorosi. Un vicino aveva esordito “Sei felice, Emma? Canti”, e lei, con la sincerità che la contraddistingueva, gli aveva risposto “Affatto. Cerco di tenere alto il morale proprio perché non sono in forma”. Il vicino non aveva ribadito: risulta difficile, per molti, immedesimarsi nei panni degli altri. Si era resa conto, dopo parecchi anni trascorsi, che la" gente "non capiva. Nel procedere dei suoi anni (lei paragonava l' esistenza umana ad un fiume che, dalla sorgente scorre ineluttabilmente verso la foce), aveva esperito vari periodi: da quando la disabilità si era chiaramente palesata a quando, dopo due importanti interventi ortopedici, le era stato possibile per una manciata di anni, muoversi quasi come una persona normale fino ad ora, che arrancava, troppo sola nel suo quotidiano, mantenendo (per quanto tempo ancora?) una dedicata professione part-time che le consentiva, con uno stile estremamente sobrio, di vivere, di essere economicamente autosufficiente.

La maggioranza delle persone considera disabile colui che "vede" tale: chi utilizza la carrozzella, il cieco... Il dolore fisico, con le relative limitazioni nel movimento, non fa testo; sì, ti muovi molto lentamente e malamente ma..... nulla di serio. Addirittura si era più volte trovata di fronte a persone che mettevano in dubbio la verità della sua condizione. E la realtà delle sue giornate. Da 6/7anni a questa parte, le aumentate difficoltà a mantenersi sufficientemente autonoma (di fatto non lo era): la prevalenza del suo tempo lo trascorreva sdraiata sul letto e sul divano.  E non certo per pigrizia. Emma ha una particolare sensibilità e un'intelligenza vivida, acuta e introspettiva; È una persona intensa, emozionalmente ed intellettualmente intensa. Quasi certamente lo sarebbe stata anche se la sua vita avesse intrapreso una diversa direzione, quella della maggioranza delle persone, i cosiddetti" normodotati". Ma, indubbiamente, procedere con tante e tali difficoltà, ha accentuato ed amplificato certi aspetti del suo modo d'essere. Emma è innamorata della natura e dei paesaggi; ha un feeling particolare con i bambini (che non giudicano) e con gli animali (che fanno altrettanto). Emma ha un'ininterrotta storia d'amore con la semplicità. A volte piange; non sempre le lacrime parlano di dolore, spesso narrano di grande nostalgia per ciò che poteva essere e non è stato, di tenera commozione quando una persona aiuta un'altra in difficoltà, raccontano di sogni in un cassetto di cui hai perso la chiave e allora....i sogni restano soltanto sogni. Le lacrime si portano via foschi pensieri, lasciando spazio a nuove speranze, consolando la tua solitudine che ti pone domande senza risposta, ti ricordano istanti a cui non davi importanza ed invece sì, allora eri felice.

Lei sorride spesso e canta, in un sociale in cui chi canta, soprattutto se si tratta di una donna non giovanissima, viene considerata, nella migliore delle ipotesi, una persona strana. In un sociale in cui prevale l’apparenza, l'individualismo, in cui si tende all'omologazione, per essere come tutti gli altri. Emma è sempre andata controcorrente; idealista, con una gran fiducia nel prossimo (troppa), pronta ad intervenire per dare una mano ai più fragili, a chiunque subisca un'ingiustizia. Nonostante la sua fragilità, è una donna coraggiosa, ricca di sentimento e di valori. Figlia di una donna vittima, quando era adolescente, di diversi elettroshock, sua madre che, pur con i disturbi psichiatrici a cui era soggetta, le ha umanamente trasmesso “un mondo di perle preziose", di quei tesori che non arrugginiscono mai.

Oggi è una giornata come tante, estiva e ventilata. Sto pensando a Chiara, una mia giovane amica e collega che, domani, affronterà un colloquio per un importante intervento chirurgico a cui sarà sottoposta a giorni. Negli ultimi mesi questo affetto s'è approfondito e, con naturalezza e presenza continua, mi sono ritrovata a sostenerla e, in una circolarità di sentimento, di pensieri, di parole, la sua difficile vita sta supportando questi miei giorni in cui mi ritrovo a fare quasi un bilancio delle diverse fasi di vita finora vissute. La fragilità che aiuta la fragilità. Spesso le dico (e mi dico): “Sei forte perché convivi e sostieni la tua fragilità”. Emma scrive. Le piace esprimere, attraverso le parole, questa sua ricca interiorità, il suo sguardo attento e nel contempo sognatore, sul mondo. Riesce a creare bellezza con le parole. E non è certo un caso se, da quando si è ritrovata a vivere sola, e i suoi orizzonti spaziali si stanno, di mese in mese, riducendo, è aumentata in lei la necessità di farlo. È la vita che bussa più forte in lei e, tanti anni orsono, le apriva ogni tanto la porta. Ora la lascia socchiusa, per poter sempre rispondere a questo bisogno. E condividerlo con gli altri.

PS: Ogni riferimento alla scrivente è completamente e volutamente intenzionale.

 

Racconto a cura di Daniela Minozzi

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