Giovedì, 31 Dicembre 2020 09:43

Sofia e il magico orologio

Era ormai vicino il Capodanno e in casa di Sofia fervevano i preparativi per la festa da ballo che il babbo aveva permesso di organizzare a Ida ed Evelina, le sorelle più grandi. Nella loro stanza erano appesi gli abiti da sera, confezionati a Firenze in una famosa sartoria in via del Corso.

Ida, quasi incredula dalla gioia, ogni tanto andava ad ammirare il suo vestito celeste chiaro sognando di fare un ballo con Giorgio, un giovane capostazione figlio di un amico dello zio Gosto, arrivato a Scarperia per trascorrere le vacanze natalizie.

Sofia guardava incantata gli abiti da sera e, in cuor suo, non vedeva l’ora di diventare grande e bella come le sue sorelle. Il salone al piano di sotto, che rimaneva chiuso durante l’anno, era stato aperto. Furono accesi i caminetti, preparati i tavoli per il buffet e il posto per l’orchestra. Un grande lampadario aspettava di essere acceso insieme ad altre luci a corrente elettrica, arrivata da poco anche a Scarperia.

La vigilia di Capodanno Sofia andò al grande mercato che si teneva a Borgo San Lorenzo insieme al babbo e al generale Mocali. Arrivarono in una lussuosa auto, l’unica che in quel periodo si vedeva per le strade del Mugello. Babbo Emilio era un po’ titubante, ma il generale aveva tanto insistito che, per non fare un atto di scortesia, accettò anche se non convinto. Sofia, invece, era entusiasta di salire in quel calesse senza cavalli che andava veloce scoppiettando allegramente.

“Mi piacerebbe, un giorno, avere anche io un’auto come quella e andare dove mi pare”, disse al fratello Beppino.

Lui le rispose che lei era una donna e la macchina non la poteva guidare.

“Sei tu che non potrai mai guidarla visto che sei un piagnucolone e un fifone” ribatté la bambina con una grande linguaccia prima di recarsi con il babbo a casa del generale, poco lontano da lì.

L’auto era già in moto e l’attendente al posto di guida. Sofia ed Emilio si accomodarono dietro con il generale e, facendo un grande rumore, la macchina partì. In un baleno arrivarono a Borgo nei pressi del grande mercato, dove si vendeva di tutto. Il babbo doveva cercare delle cose per il negozio alle bancarelle di attrezzi e chiodi e permise a Sofia di recarsi al banco dei giocattoli e dei dolci, le dette due lire e le raccomandò di trovarsi in quello stesso posto mezz’ora dopo.

La bambina, contenta, si diresse subito verso il banco dei dolci e comprò croccantini, brigidini, caramelle e dei cioccolatini che piacevano tanto alla mamma. Mentre stava per andare verso la bancarella dei balocchi fu attratta da un piccolo orologio a spilla dorato in un banco pieno di oggetti antichi. Una vecchietta che stava dietro, con un fazzoletto in testa e uno strano cappotto ricamato a fiori, le dette l’orologio in mano e le disse: “Ti piace? Ottima scelta. Questo orologio viene da lontano e ha un messaggio da dare solo a chi lo sa leggere”.

“Mi piace, ma non so se posso comprarlo: mi è rimasta solo una lira e penso valga molto di più” rispose Sofia.

“No, costa proprio una lira e se lo vuoi è tuo” rispose la donna.

A quel punto la bambina dette i soldi alla vecchietta e prese l’orologio.

“Chi ti ha dato questo? Deve valere molto” le chiese il babbo.

“L’ho comprato da una vecchietta per una lira in quella bancarella vicino ai giocattoli” gli raccontò.

Andarono a cercarla, ma la donna non c’era più e neanche il banco.

Tornati a casa Sofia mise l’orologino in un bauletto ricamato insieme a braccialetti, orecchini, collanine che ripose con cura in un cassetto.

Era il giorno di Capodanno e tutto era pronto per la festa. Ida ed Evelina non stavano più nella pelle, mentre Lorenzo come al solito snobbava con la sua solita ironia e Sofia e Beppino piagnucolavano già perché alle dieci, come sempre, sarebbero dovuti andare a dormire.

Il salone di casa era ornato di ghirlande di pino e il grande lampadario di cristallo mandava bagliori di luce che si riflettevano nei grandi specchi. Il buffet era pieno di cibi squisiti e di dolci prelibati.

L’orchestra cominciò a suonare il valzer mentre arrivavano gli ospiti in abiti eleganti. Sofia guardava ammirata le sorelle nei loro vestiti di tulle e i capelli raccolti da fermagli brillanti. Si fecero le dieci e Sofia e Beppino furono mandati a letto con il muso lungo, ma la mamma era severa e voleva che le regole fossero rispettate.

Sofia si mise il pigiama di flanella, lesse un po’ del suo libro di fiabe e si addormentò come un sasso, ma fu svegliata dai botti e dai fuochi artificiali che stavano illuminando tutto il paese. Era appena scesa da letto per guardare i fuochi dalla finestra quando sentì la musica di un carillon venire dal cassetto della scrivania. Aprì il bauletto delle gioie e vide che l’orologio che aveva comprato per una lira dalla strana vecchietta brillava come un diamante. Lo prese in mano e vide che il quadrante con le lancette era sparito e al suo posto c’era una spirale blu che girava vorticosamente. Poi un cielo stellato e la notte e ancora un’alba e la notte e una voce misteriosa che cominciò a parlare: “Ciao Sofia, io sono il Tempo, sono le ore, i giorni, gli anni che passano veloci per qualcuno e lentamente per altri. Passo, come un’illusione, un soffio di vento o un volo di uccelli. Non aver mai paura del tempo o di perderlo per seguire i tuoi sogni. Cavalca come un’amazzone sulle ali della vita e diventa te stessa senza paura. Esiste per tutti il tempo di diventare ciò che siamo. Basta volerlo veramente, buon anno Sofia”.

Detto questo, la luce piano piano si spense e riapparve il quadrante, con i numeri e le lancette che segnavano la Mezzanotte e l’inizio del nuovo anno. Sono certa che vi domanderete che fine abbia fatto l’orologio di Sofia. Be’, per Capodanno lo indosso sempre l’orologio della mia nonna. Ma questa è un’altra storia.

 

 

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