Giovedì, 24 Dicembre 2020 10:44

Lo strano violinista

Sofia e Anita erano amiche inseparabili sin da quando erano molto piccole. Abitavano a pochi metri di distanza, frequentavano la stessa classe e spesso facevano i compiti insieme. In estate giocavano nel parco del castello e in quello della villa insieme ad altri amichetti.

In fondo al paese, infatti, c’era una villa circondata da un grande parco di alberi con un grande cancello in ferro battuto che, nel tempo, si era arrugginito. Da anni la grande casa era disabitata e spesso i bambini, guidati da Lorenzo, il fratello più grande di Sofia molto incline alle marachelle, entravano nel parco da un varco che si era creato nel muro di recinzione. Anche nelle giornate più calde sotto quegli alberi c’era un gran fresco e Sofia e Anita spesso facevano merenda con pane, burro e zucchero sedute sull’erba. Quell’estate ci fu un gran movimento di giardinieri e muratori alla villa. Si diceva in paese che l’avesse acquistata un signore molto ricco, forse straniero, e che avrebbe trascorso lì buona parte dell’anno. Sofia, Anita e i bambini loro amici guardavano da lontano il parco che, man mano, stava riprendendo il suo antico splendore con aiuole fiorite e vialetti di ghiaia bianca. Anche il grande cancello era tornato lucido e brillante. 

In una giornata di autunno inoltrato una carrozza, seguita da altre due cariche di bagagli, attraversarono il paese per raggiungere la villa. Il proprietario era arrivato insieme ad alcuni domestici. Tutto il paese era curioso di conoscere questo misterioso signore che, si diceva, vestisse sempre di nero e non sorridesse mai.

Intanto si stava avvicinando il Natale e quell’anno gli abitanti di Scarperia avevano deciso di fare un grande presepe in piazza accanto al muro della chiesa. Tutti dettero il loro contributo e, piano piano, il presepe prese forma con le montagne, le casine dei pastori e il cielo stellato. Mancava soltanto del muschio o borraccina, come si dice in Toscana. Quel pomeriggio era soleggiato, anche se faceva freddo, e Anita propose a Sofia di andare a raccogliere la borraccina per il presepe un po’ fuori dal paese. Arrivarono nei pressi della villa e si accorsero che il varco nel muro, coperto da rampicanti, esisteva ancora. Avevano timore a entrare, ma la curiosità ebbe il sopravvento e lo fecero: le querce avevano perso le foglie, mentre i grandi abeti aspettavano la neve per adornarsi da alberi di Natale. Non c’era più l’erba alta e neanche i rovi che quasi impedivano l’accesso alla villa, ormai priva di quell’aspetto decadente di prima.

“Voi due chi siete?” tuonò una voce di uomo.

Alle loro spalle c’era un uomo brizzolato, vestito di scuro e con uno sguardo severo. Le due bimbe, impaurite, rimasero senza parole poi Sofia, che era la più spigliata, vinse la paura e disse:

“Io sono Sofia e lei è Anita e volevamo raccogliere la borracina per il presepe del paese e siccome venivamo sempre a giocare in questo parco siamo venute a vedere com’era diventato”.

“E da dove siete passate, di grazia, se il cancello è chiuso?” domandò l’uomo.

Sofia diventò rossa come un peperone e raccontò della breccia sul muro dei rampicanti.

“Lo sapete signorine che questa è una proprietà privata e non potete entrare se non siete invitate? Non credo che i vostri genitori approverebbero. Comunque, ormai che siete qui, vedrò di procurarvi la borraccina che cercate”.

Maurizio, così si chiamava il misterioso signore, chiamò il giardiniere e gli chiese di raccogliere il muschio per le bambine e poi le invitò in casa per scaldarsi e fare merenda. Una cameriera arrivò con un grande vassoio d’argento con la cioccolata, biscotti e torta. Nel grande salone c’era un pianoforte a coda con sopra le foto di una donna bellissima, alcune in costume teatrale.

“Che bella!” esclamò Anita mentre Sofia guardava incantata le foto e il grande pianoforte. Lo sguardo di Maurizio si fece triste: “Era mia moglie, era una cantante” disse.

Poi si alzò di scatto, chiamò il maggiordomo e disse: “Enrico, dica al cocchiere di preparare la carrozza e di accompagnare queste due signorine a casa. Ormai è quasi buio e non va bene che tornino da sole. Troverete la vostra borraccina in carrozza, vi saluto”.

Detto questo uscì dalla stanza e il maggiordomo le accompagnò alla carrozza che le attendeva fuori. Il cocchiere fece scendere le bambine davanti a casa dove le aspettavano le loro madri che, non vedendole tornare, erano in pensiero per loro. Inutile dire che furono punite e non gli fu permesso di uscire per qualche giorno ma, specie le sue sorelle Ida ed Evelina, le portavano di nascosto dei dolci per farsi raccontare di questo signore venuto da lontano. Arrivò finalmente la Vigilia di Natale e il grande presepe in piazza era ultimato: era bellissimo e pieno di luci create da tante piccole lampade a olio messe dietro le casine, le montagne di cartapesta e una grande stella cometa che brillava sulla capanna in attesa di Gesù bambino.

Era quasi mezzanotte e molte persone erano radunate in piazza e aspettavano i bambini che avrebbero portato il Bambino nella capanna. Era una serata fredda e lentamente cominciò a cadere la neve, mentre tutta la piazza brillava alla luce delle tante candele accese. Gesù fu posato nella mangiatoia e in quel momento si sentì la musica dolcissima di un violino provenire da un angolo della piazza e poi farsi sempre più vicina mentre Maurizio, il misterioso signore della villa, si avvicinava al presepe. Suonò quell’uomo vestito di scuro e anche la neve sembrava seguire l’armonia di quel suono che incantava e che toccò il cuore di tutti.

Quello fu davvero un Natale speciale e Maurizio ritrovò la voglia di tornare a suonare e superare il dolore della morte della moglie. Sofia e Anita, alcuni mesi dopo, si recarono al Teatro comunale di Firenze a vedere la Bohème invitate dal loro amico che non era altro che un famoso violinista.

 

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