Lunedì, 21 Dicembre 2020 09:25

Blu, l'uccellino magico

In casa di Sofia c’era una grande soffitta e, accanto a questa, una stanza con una finestra che affacciava sui tetti e restava quasi sempre aperta. La chiamavano la “stanza delle rondini” perché in primavera queste facevano lì i propri nidi e mamma Annina aveva vietato ai bambini di entrare per non disturbarle. Ogni anno le rondini ritornavano puntuali e in autunno se ne andavano con i nuovi nati ormai adulti, portando via con loro anche le giornate di sole e spensierate dell’estate.

Mancavano ormai pochi giorni al Natale e quell’anno erano arrivate a Scarperia, per trascorrere le feste, le cuginette Alice, Guglielmina e Marietta detta “Bubbolino” tanto era minuta. Quel pomeriggio, dopo aver fatto merenda, aver giocato con la casa delle bambole e letto storie, decisero insieme a Sofia e il fratello Beppino di esplorare le soffitte alla ricerca di qualche tesoro nascosto.

Quatti quatti, senza farsene accorgere dalla mamma che non voleva andassero nelle soffitte, sgattaiolarono su per le scale. Lassù in cima si gelava e si sentivano rumori e scricchiolii che facevano rabbrividire. Beppino, che si sentiva una specie di cavaliere, andava avanti e in fila Sofia, Guglielmina, Marietta e Alice. A un certo punto, dalla porta chiusa della stanza delle rondini, si sentì come un lamento, un fievole pigolio. I bambini trasalirono e Beppino cominciò a piagnucolare dicendo che era meglio tornare giù, ma Sofia e Guglielmina lasciarono gli altri nel corridoio e, piano piano, aprirono la porta della stanza ed entrarono tenendosi per mano, per darsi coraggio. Si congelava dentro quella soffitta piena di tanti nidi di rondine vuoti, ma ecco che sentirono ancora quel pigolio. Per terra, vicino alla finestra, c’era un uccellino dalle piume blu con un beccuccio giallo e una crestina in testa. Si lamentava e aveva gli occhietti chiusi, allora Sofia lo prese e se lo mise dentro il golf di lana per riscaldarlo. Con Guglielmina uscirono dalla stanza in cerca degli altri per portare l’uccellino al caldo. Di corsa andarono in camera di Sofia che avvolse il piccolo in una sciarpa e si mise con lui vicino alla stufa. Ma l’uccellino sembrava stesse davvero male e, seppure a rischio di essere punita, Sofia andò dalla mamma per farsi aiutare. Annina si arrabbiò un po’ con tutti quei discoli ma poi, visto che avevano soccorso l’animale, ci passò sopra e insieme ai bambini andò a casa del dottor Bacci, un veterinario ormai in pensione che quando poteva si prendeva cura di gatti e cani randagi.

Il dottore disse che l’uccellino aveva sofferto freddo e rimase stupito nel vedere il piumaggio blu e il petto di piume gialle. “È strano” dichiarò, “non ho mai visto un tipo di uccello simile dalle nostre parti. Sembrerebbe quasi venuto da Paesi lontani, davvero strano”.

Prescrisse di tenerlo al caldo e di dargli da mangiare una specie di pappa per uccelli, che il dottore mise in un barattolo raccomandando di infilargliela nel becco usando uno stecchino, non ce la faceva a mangiare da solo. Fu Sofia a volersi prendere cura dell’uccellino e quella notte lo mise vicino a sé in una scatola che la mamma aveva foderato di ovatta. Piano piano, durante la notte, cominciò ad accettare un po’ di cibo e la mattina seguente, al suo risveglio, Sofia vide che l’uccellino non era più nella scatola, ma poggiato ai piedi del suo letto che la guardava: “Ciao Sofia”.

La bambina trasalì e si guardò intorno: “Ciao Sofia” ripeté la vocina. “Sono io” disse l’uccellino che le stava difronte.

Sofia rimase a bocca aperta e non riusciva a proferire parola dallo stupore.

“Grazie per avermi salvato, non credo sarei sopravvissuto a lungo con questo freddo. Un uccello rapace mi ha catturato e portato via dal luogo dove mi trovavo, poi non so cosa sia successo, ma ha allentato la presa e sono precipitato. Per fortuna sono riuscito ad aprire le ali e sono arrivato qui, ho visto la finestra aperta e sono entrato”.

“Ma tu parli!” disse Sofia, “gli uccelli cinguettano ma non parlano”.

L’uccellino disse di chiamarsi Blu, spiegò che da dove veniva gli uccelli potevano comunicare con le parole e in tanti alti modi, ma pregò la bambina di non rivelare questo segreto, sarebbe rimasto tra loro due.

Blu si riprese completamente e cominciò a svolazzare per casa. Le sue piume erano diventate di un blu brillante e quelle gialle sul petto sembravano d’oro fino. Giocava con i bambini, ma parlava solo con Sofia quando erano soli, la sera.

Era la sera prima della vigilia di Natale e a Sofia sembrò che l’uccellino fosse triste perché stava dentro la sua scatolina e non le aveva raccontato, come sempre, le storie fantastiche che sapeva.

“Che ti succede amico mio? Stai male?” chiese Sofia preoccupata.

“No, sto bene, ma sono triste perché ho nostalgia di casa mia e dei miei genitori che, di certo, saranno in pena per la mia sorte. Non sanno se sono vivo o dove cercarmi, ma forse c’è un modo per farglielo sapere e tu dovrai aiutarmi”.

“Dimmi cosa posso fare” disse la bambina.

“Dovrai togliermi questa piuma di giallo più scuro dal petto e farla volare fuori dalla finestra mentre io pronuncerò delle parole magiche e speriamo che qualcosa accada”.

Così fecero e poi entrambi si addormentarono.

La mattina della Vigilia in casa c’era un gran subbuglio per i preparativi della cena e del pranzo di Natale. Le sorelle più grandi, mentre davano la colazione ai bambini, infornavano dolci e sformati e la cucina riscaldata dal grande camino era piena di chiasso e di felicità. Sofia e le cuginette provavano le canzoni natalizie per la messa di mezzanotte e Beppino le accompagnava con il suo violino nuovo appena arrivato da Firenze.

Era una sera molto fredda, ma il cielo era terso e le stelle sembravano più luminose del solito. Sofia si stava preparando per andare a messa con il suo capotto nuovo e il cappello di lana rosa che le aveva fatto la mamma ai ferri quando, in direzione della torre del castello, vide come dei bagliori colorati che si avvicinavano sempre di più e venivano proprio in direzione della sua finestra.

“Apri, apri Sofia, sono i miei genitori che vengono a prendermi”, disse Blu saltellando dalla gioia.

Infatti, si posarono sul davanzale due grandi uccelli dalle piume blu intenso e dal petto giallo che emanava bagliori dorati.

Così quella notte, sotto lo sguardo incantato di Sofia e delle cuginette che l’avevano raggiunta per andare tutte in chiesa, il loro amico uccellino, dopo averle salutate, salì sul dorso del padre e volarono via, in alto. Ma prima di sparire nel cielo, con il loro volo crearono spirali di luci colorate che illuminarono il cielo del paese come dei fuochi artificiali.

E per molti anni, nei paesi vicini, si parlò dei fuochi della notte di Natale di Scarperia che il sindaco aveva fatto fare per primeggiare in tutto il Mugello. La verità naturalmente è un’altra, ma la sappiamo solo noi.

 

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