Martedì, 08 Dicembre 2020 12:25

Sofia e la palla magica di Natale

Mancavano pochi giorni a Natale e nel paese di Scarperia fervevano i preparativi. Il negozio di alimentari del signor Gino aveva la vetrina piena di prelibatezze: cavallucci ai canditi, panforti, ricciarelli di Siena e piccoli alberi di Natale di marzapane guarniti di chicchi colorati e da Gigi il macellaio c’erano capponi per il brodo e tacchini per l’arrosto.

Sofia quel pomeriggio, dopo aver fatto i compiti, andò a trovare babbo Emilio nel loro negozio, un emporio dove si vendeva un po’ di tutto, candele, chiodi, carbonella per il fuoco, olio, bottiglie, matite, quaderni e tanti altri oggetti che stavano pigiati negli scaffali. Una stufa nera di metallo riscaldava il piccolo ufficio a vetri dove stava il babbo a fare i conti. Sofia si fermò a guardare la vetrina del signor Gino piena di dolci e poi entrò dentro il negozio a salutare Emilio. Si mise al calduccio vicino alla stufa. Mentre si scaldava e parlava con il babbo del Natale e della messa di mezzanotte, dove avrebbe cantato nel coro per la prima volta, entrò una donna avvolta in uno scialle. Tremava dal freddo e quel pomeriggio l’aria gelida che veniva dalle montagne annunciava bufere di neve. Emilio la invitò a entrare e a scaldarsi vicino alla stufa e le domandò come poteva esserle utile. La donna disse che voleva un sacchetto di carbone e un po’ d’olio per le lampade, poi sorrise e accarezzò i capelli rossi e ricci di Sofia, mentre il babbo andava a prendere le cose. Al momento di pagare lei tirò fuori un fazzoletto dal grembiule con pochi soldi spiccioli, ma erano pochi, e non bastavano. Emilio notò le mani viola, sciupate, e lo sguardo buono e triste di quella donna che non aveva mai visto prima. Disse di chiamarsi Maria, di abitare in una casa vicino al bosco e di essere vedova. Emilio chiese alla donna di aspettare, che sarebbe tornato subito, e di mettersi accanto alla stufa. Tornò con mantello caldo di lana verde, del pane e della frutta secca. Poi prese la carbonella e l’olio per le lampade e glieli diede.

“Tenete”, disse, “non mi dovete niente, pagherete quando sarà un momento migliore per voi”.

“Che Dio vi benedica per la vostra carità! Non ho niente, ma voglio lasciare una cosa alla vostra bambina”. Da una tasca del vestito prese una palla di Natale di legno dorato con delle pietrine che brillavano alla luce e la mise in mano a Sofia, infilò il mantello, prese i doni e uscì. Emilio voleva renderle la palla, magari era un ricordo di cui si era privata, ma quando uscì fuori dalla porta Maria era sparita.

La palla di Natale donata dalla strana donna prese il suo posto sull’albero ed era davvero molto bella. Mandava una luce particolare, come tante fiammelle che si riflettevano nello specchio del salotto. La sera della Vigilia tutta la famiglia era pronta per la messa di mezzanotte durante la quale Sofia, che aveva una bella voce, avrebbe cantato nel coro della chiesa. Stavano uscendo di casa quando sentirono un rumore forte, come se fosse caduto qualcosa, e videro che la palla era caduta dall’albero e si era divisa in due. “Ma c’è un biglietto dentro!” disse Sofia.

Infatti, c’era un biglietto in cui era scritto: “Questa palla fa il giro del mondo e si ferma da chi compie atti di bontà disinteressata verso il prossimo. Ogni pietruzza che brilla è una luce che si accende sulla terra per illuminare il buio del dolore e della solitudine di tante persone. Ogni atto di gentilezza e di bontà illumina il mondo, Buon Natale”. Restarono tutti senza parole, specie quando in una spirale di luce la palla si sollevò da terra e sparì. Quella sera Sofia cantò come un usignolo. E la palla? Forse continua il suo viaggio alla ricerca di atti di bontà.

 

Emerita Cretella

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