Martedì, 08 Dicembre 2020 12:15

La Signora Misteriosa

C’era una volta una bambina di nome Sofia che era la più piccola di cinque fratelli. Abitava in un paese, Scarperia, vicino a un passo di montagna chiamato Giogo che segnava il confine tra Toscana ed Emilia-Romagna. Bastava salire un po’ dal paese per imbattersi in un grande bosco che si narrava fosse popolato da fate ed elfi che, specie nella notte di Natale, si manifestavano come luci colorate che avvolgevano allegramente gli abeti e le siepi. Si raccontava pure che il bosco era governato e protetto da una potente fata della montagna. Solo nelle notti di luna piena e nella notte di Natale si faceva vedere dai mortali, naturalmente sotto mentite spoglie, e visitava i paesi della vallata travestita da mendicante o da gran dama.

Gli inverni a Scarperia erano molto freddi, nevicava spesso e un vento gelido scendeva giù dalla montagna quasi ululando in quelle lunghe notti d’inverno.

La casa di Sofia era calda e accogliente. Nella cucina c’era un grande focolare che scoppiettava tutto il giorno allegramente e in ogni stanza c’era una stufa di maiolica colorata. La sua camera non era molto grande, ma aveva una finestra che affacciava sull’antico castello e la sua grande torre. Quella notte di Natale nevicava forte e raffiche di vento gelido alzavano mulinelli di neve che creavano strane ombre sui muri delle case, illuminate dalla luce fievole dei lampioni a olio. La piazza era deserta, ma dentro casa di Sofia tutto era avvolto dal calore del fuoco e le decorazioni dell’albero di Natale mandavano bagliori d’argento e d’oro. Mamma Annina era intenta ad apparecchiare la grande tavola per la Vigilia con la tovaglia ricamata e il servizio buono. Ida ed Evelina, le sorelle grandi, facevano da vicemadri e rimproveravano il fratello Lorenzo che rubava i crostini dai vassoi e Beppino che faceva lo scivolo sulla ringhiera delle scale. Finalmente si sedettero tutti a tavola per mangiare quando sentirono bussare forte al portone. Emilio e Annina aprirono la finestra per vedere chi fosse a quell’ora. C’era una carrozza signorile ferma in piazza e il cocchiere in livrea che disse loro: “Scusatemi signori ci ha sorpreso la tormenta, dovevamo passare il passo del Giogo ma stasera è impossibile con questo tempo. Sapete se qui c’è una locanda dove passare la notte? C’è una signora in carrozza e dobbiamo cercare un posto caldo per la notte”.

Emilio rispose: “Qui a Scarperia non ci sono locande, dovete andare a Borgo, lì c’è un albergo, ma con questa tempesta non credo che possiate farcela ad arrivare”.

Annina ed Emilio erano persone generose, si guardarono un attimo e pensarono che non potevano lasciare al loro destino quelle persone in difficoltà, poi era la notte di Natale e tutti avevano diritto a un fuoco e a una tavola imbandita. Dissero al cocchiere di mettere la carrozza nel loro grande cortile e di salire in casa che li avrebbero ospitati loro per la notte. Sofia rimase incantata a guardare la bellissima signora elegante che si scaldava al fuoco. Aveva un vestito candido con ricami in oro a forma di alberi e di animali, portava un mantello di velluto rosso foderato di lana morbida, in testa un grande cappello con una veletta trasparente che sembrava una ragnatela d’argento.

“Mi spiace disturbarvi” disse la signora, “ma sono molto stanca e vi ringrazio infinitamente. Non so come avremmo fatto senza di voi, la gentilezza e la bontà, comunque, vengono sempre ricompensate, credetemi. Questa è una notte speciale e ogni atto di gentilezza verso il prossimo accende e rende più brillante la luce della stella cometa di questa notte”.

La bella signora disse di chiamarsi Veronica, aveva grandi occhi scuri e capelli color ebano, le sue mani avevano le dita affusolate e portava un anello con un brillante a forma di fiocco di neve. Veronica fece amicizia con Sofia, la quale si innamorò di un braccialetto di oro bianco con un fermaglio a chiudere come un nodo scintillante che lei portava al polso.

“Che bello!” disse Sofia “sembra fatato”.

“Può darsi che lo sia” rispose la signora sorridendo e carezzando il viso della bambina.

Si fece tardi e Veronica fu sistemata per la notte in camera di Sofia, mentre il cocchiere in una stanza al pian terreno.

Quella notte la bambina dormì con i genitori e la mattina quando si svegliò la signora era già partita. Rimase un po’ delusa e dispiaciuta che non l’avesse salutata, ma quella era la mattina Natale e si distrasse ad aprire regali e a discutere con i suoi fratelli.

Solo dopo, quando entrò in camera, trovò sullo scaffale, attaccato al polso della sua bambola, il bellissimo braccialetto che tanto le era piaciuto insieme a un biglietto: “Ciao Sofia, Buon Natale. Le fate desiderano che questo braccialetto sia tuo. Sei stata generosa a lasciarmi la tua stanza ed io lascio questo a te. Cresci brava e buona e abbi sempre cura di te”.

Sofia pensò che la bellissima signora non fosse altri che la fata del Giogo e che le avesse lascito il meraviglioso bracciale in ricordo della sua visita. Tanti anni sono passati e Sofia era mia nonna. E il braccialetto fatato? Be’, esiste ancora e posso assicurare che brilla come in quella notte di Natale. Aspetta solo un’altra bambina alla quale essere donato.

 

Emerita Cretella

 

 

 

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