
La passione in sella ad una moto.
L'umiltà di riconoscere i propri limiti, la volontà di affrontarli, l'onestà di condividere i traguardi con i compagni di viaggio.
Mai mollare.
Ad ogni passo può succedere di cadere. L'importante è rimettersi in piedi e continuare.
È così che Irene Gruber affronta la vita di tutti i giorni.
È con questo spirito che prende parte nel 2002 a Donnavventura, format televisivo che vede la sua prima edizione alla fine degli anni 90.
Attraverso l'adesione di donne di diverse età e con differenti abilità, si vuole raggiungere lo scopo di creare un programma tutto al femminile, che racchiuda al suo interno reportage giornalistici e naturalistici.
A tutte le partecipanti viene richiesto di essere in ottime condizioni psicologiche e fisiche al fine di poter affrontare qualsiasi situazione. La natura stessa del programma prevede la possibilità di trovarsi in condizioni potenzialmente pericolose.
A consigliarle di mandare la richiesta di iscrizione è un suo amico, che conosce la sua forza, il suo temperamento e la sua grande passione per le moto.
Irene però dubita, sa che le farebbe piacere partecipare, ma fatica a credere di avere la possibilità di essere scelta.
L'importanza di avere accanto persone che riescono a vedere le tue potenzialità anche quando tu stessa non riesci a coglierle, è fondamentale.
Irene accetta il consiglio, supera i suoi tentennamenti e manda la sua candidatura.
Il programma cerca motocicliste donne e lei lo è.
Le sue capacità vengono riconosciute e viene scelta. Sarà l'inviata in moto.
Per Irene e un gruppo formato da altre otto donne, inizia un viaggio tra il Marocco e la Mauritania che durerà circa quaranta giorni.
I chilometri da percorrere sono molti, le partecipanti devono occuparsi da sole anche della manutenzione dei veicoli coinvolti e possono richiedere telefonicamente un appoggio alla base, in caso di estremo bisogno.
Il team è formato da donne di età ed esperienze molto diverse, Irene ha 31 anni, la più piccola ne ha 21.
Durante il percorso, tra le difficoltà da superare, il lavoro da svolgere e i momenti di svago, si sviluppano dinamiche differenti.
Ciascuna dà un suo personale significato all'esperienza che sta vivendo, ognuna sceglie secondo la propria natura quello al quale è disposta a sottostare. Irene conosce i valori sui quali vuol basare ogni sua esperienza e al rientro in Italia è più sicura di se stessa di quando è partita.
Il programma le dà una visibilità che viene notata da Fabio Fasola un'endurista che conta al suo attivo diverse medaglie d'oro.
In Irene Fabio coglie la passione che lui stesso condivide per la moto. Vede in lei qualcosa di speciale.
Fabio sta organizzando la Desert Logic, una competizione motociclistica nata nel 2005, un'esperienza, che dà la possibilità ai partecipanti, di conoscere il deserto non soltanto dal punto di vista sportivo, ma anche con lo spirito di poterne assaporare la naturale bellezza.
Irene viene convocata per le selezioni. È il 2009 sono passati sette anni dalla sua partecipazione a Donnavventura.
Insieme ad altre otto finaliste, scelte tra cinquanta candidate, prende parte ad una competizione chiamata “Chiedi la duna” che si tiene nella tenuta toscana del Ciocco.
Le prove da superare sono molte ed impegnative.
Ciascuna delle candidate lotta per guadagnare il suo posto.
Bisogna dimostrare la resistenza fisica attraverso duri allenamenti in palestra, la capacità di guida; si devono superare le insidie ricreate da un simulatore e viene messa in discussione anche la propria attitudine a far parte di un gruppo.
Irene ce la fa pur non avendo alcuna esperienza nella guida in fuoristrada, abilità importante data la natura della sfida.
Si domanda il perché abbiano scelto proprio lei; guardando le altre concorrenti non crede di essere la più forte. Eppure Fabio Fasola la sceglie, non ha alcun dubbio.
I team in gara sono 14, quello formato da tre donne una delle quali è Irene, viene chiamato First Ladies
Il percorso che attraversa la zona sud della catena dell'Atlante in Marocco, prevede cinque tappe, ognuna delle quali richiede di percorrere circa 170 chilometri al giorno.
I partecipanti affrontano il deserto con le sue oasi nascoste, superano valichi di montagna, entrano in contatto con gli abitanti del luogo, le loro storie, la loro accoglienza.
Ogni giorno a ciascuno viene assegnato un punteggio sulla base di prove speciali, le uniche a essere cronometrate, atte a testare il coraggio, l'abilità e lo spirito con il quale si prende parte ad un'avventura come questa.
In questo viaggio, il tempo è scandito dalla capacità di vivere ogni singola esperienza, di conoscere se stessi attraverso ogni sfida che si è chiamati ad affrontare.
Ad ogni caduta, e Irene mi racconta di essere volata a terra più di una volta, le viene voglia di mollare, ma la differenza è nel non arrendersi. Le tre donne di First Ladies si aiutano in questo, in ogni momento. Diventano un gruppo, capace di sostenersi, diventano solidali, diventano amiche. Nessuna viene lasciata indietro. Sono il supporto l'una dell'altra.
Desert Logic è un'esperienza di vita, un viaggio che vuole spingerti a vivere la debolezza per accorgerti della forza che non credevi neppure di avere.
L'ultimo giorno è dedicato al relax.
L'ultimo giorno tutti i team si trovano, uniti a condividere la propria esperienza.
La fatica si mescola alla forza del risultato raggiunto, le lacrime di stanchezza hanno il sapore della felicità di aver superato qualsiasi difficoltà.
Nel fare i bagagli al termine della competizione, Irene è stravolta e felice, fiera di ogni caduta alla quale ha risposto rialzandosi, orgogliosa di essere stata parte di un gruppo di persone che hanno condiviso un'avventura indimenticabile.
Il viaggio più straordinario è quello dentro se stessi...
“Alla fine Fabio mi ha detto perché hanno scelto proprio me tra tutte le donne che hanno affrontato le stesse sfide. Un giorno, durante una prova di corsa a piedi, mi sono trovata ad essere la prima. Son arrivata ad un bivio, mi sono voltata e istintivamente mi sono fermata ad aspettare tutte le altre”.
La differenza la fanno sempre le persone.
La differenza la fa sempre il cuore.
Articolo a cura di Viviana Donadello