Ruth, Lucie e Judith: “Come ebrea non posso partecipare ai giochi olimpici di Berlino, perché la mia coscienza me lo proibisce”

Nel 1909 a Vienna lo Sport Klub Hakoah nasce come società ginnica per incentivare lo sport proprio quando molti club iniziavano a proibire l’iscrizione agli ebrei e si apre al nuoto e al calcio. Della squadra femminile di nuoto facevano parte Ruth Langer, Lucie Goldner e Judith Deutsch che, nel 1936, furono selezionate per gareggiare alle Olimpiadi naziste del 1936.

Le tre nuotatrici, però, in piena onda nazista, razzista e antisemita, decidono di boicottare le Olimpiadi e si rifiutano di partecipare. 

Judith scrive una lettera all’Associazione dei club di nuoto austriaci in cui spiega che non può partecipare alle Olimpiadi in quanto glielo proibisce la sua coscienza. Lei e Ruth, dunque, confermano il rifiuto e vengono annullati loro tutti i record, oltre ad essere radiate dalla federazione austriaca, accusate di aver danneggiato lo sport e aver tradito lo spirito olimpico.

Lucie, dal suo lato, decise di partecipare lo stesso, ma nel momento iniziale, durante la sfilata di inaugurazione, si rifiuta di alzare il braccio teso davanti a Hitler.

Questo gesto, vissuto dal regime come un’offesa, fu punito con la squalifica a vita da ogni gara olimpica. Solo grazie all’eco dei media e alla pressione dell’opinione pubblica internazionale la squalifica fu ridotta a due anni, ma quando la Germania invade l’Austria lei viene arrestata. Riesce a fuggire grazie a un medico, scappa a Londra, poi dopo varie vicissitudini riesce ad arrivare in Australia, dove diventa allenatrice della squadra femminile di nuoto di Victoria.

Nel 1995 la Federazione austriaca di nuoto e il Parlamento austriaco chiedono scusa alle atlete, ormai anziane, restituisce loro i titoli, gli onori e tutti i record.

Nel 1996 Ruth Langer, ormai settantacinquenne, afferma di non essersi mai pentita del suo gesto, nonostante soffra ogni volta che si tengono le olimpiadi.

 

Articolo a cura di Lucia Ottavi

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