“Chi era realmente Camille Claudel?”

Camille Claudel era pazza?

Secondo sua madre Louise e suo fratello Paul lo era talmente da dover essere rinchiusa in manicomio.

Furono loro a firmare le carte che confinarono Camille nel luogo dal quale non sarebbe mai più uscita.

Camille muore, probabilmente a causa della denutrizione, il 19 ottobre del 1943 nel manicomio di Montfavet.

Ha 78 anni e ne ha trascorsi più di trenta con addosso il marchio di una società che l'ha considerata pazza.

Ma chi era realmente Camille Claudel?

Camille è la figlia secondogenita di Louise Athanaise Cecile Cerveaux, (a sua volta figlia del medico e nipote del parroco del paese) e di Louis Prosper che è impiegato nell'ufficio del registro.

Nasce in una famiglia benestante, è di fatto una secondogenita anche se suo fratello più grande muore appena sedici giorni dopo la nascita.

Nel 1866 Camille diventa sorella maggiore di Louise e nel 1868 nasce anche suo fratello Paul.

Camille è la più grande.

Non ha un buon rapporto con la madre, ha un legame molto forte invece con il padre.

Camille ha in sé il talento e l'anima di un'artista e mentre la madre la vorrebbe più compita, più docile e in linea con la concezione di donna dell'epoca, Camille si appassiona alla scultura, arte verso la quale la madre prova disgusto.

Paul, il fratello di Camille è un'artista della penna, ama da sempre la scrittura.

Due figli pervasi dalla passione per l'arte sebbene in forme diverse.

Camille una donna.

Paul un uomo.

È grazie al sostegno del padre che Camille riesce a tenere testa all'opposizione della madre, convinta nel voler ostacolare la figlia nel suo cammino di scultrice.

Siamo a Parigi nell'anno 1882 e Camille prende in affitto con due donne scultrici che diverranno sue amiche molto care, un appartamento in Rue Notre Dame de Champe.

A Parigi Camille frequenta l'Accademia Colarossi ed è allieva di Alfred Boucher.

L'artefice dell'incontro tra Camille e Rodin è proprio Bucher che domanda allo scultore di sostituirlo nelle lezioni da dare a Camille.

Auguste Rodin è già una gloria nazionale, un'artista quarantunenne affermato, legato ad una donna di nome Rose Beuret.

Camille ha 19 anni.

Rodin è affascinato dal talento della sua giovane allieva, in lei scorge se stesso all'inizio della sua carriera. In lei riconosce l'ardore della giovinezza, e un talento naturale che prevalica lo studio della tecnica. Ciò che Camille riesce a modellare con le sue mani, proviene direttamente dall'anima.

Rodin le chiede di collaborare con lui alla realizzazione del nuovo progetto che gli è stato commissionato “La porta dell'inferno”.

Camille ne è felice e orgogliosa, lo considera un onore e lascia l'Accademia per trasferirsi nell'atelier di Rodin.

A Camille viene affidato il compito di scolpire le mani, i piedi delle figure rappresentate nell'opera,

lei dimostra il suo valore, la sua capacità artistica dando vita a un capolavoro.

Pervasi da un'atmosfera artistica densa di fervore, i due iniziano un'appassionata relazione.

Rodin si dichiara innamorato di Camille, le promette l'amore che lei tanto desidera.

Camille cede alle lusinghe di Rodin, solo dopo avergli fatto promettere (c'è testimonianza di un testo scritto da Rodin) che saranno presto marito e moglie.

La famiglia di Camille si oppone alla relazione considerata scandalosa per l'epoca.

Camille è molto più giovane del suo maestro che è ufficialmente legato ad un'altra donna.

Camille continua nei suoi studi, la sua arte è sempre più personale, crea sculture appassionate, di un'intensità palpabile.

È alla continua ricerca di una propria identità artistica.

Il tempo passa e Rodin non mantiene la sua promessa.

Resta con Rose.

Camille non sopporta l'idea di essere relegata nel ruolo di amante e si trasferisce in un diverso atelier, dove lavora incessantemente creando La Valse, un'opera considerata la più ispirata.

Camille sta male, l'inganno che ha subìto le dilania l'anima, si convince che Rodin si sia approfittato

di lei, che ostacoli anche la sua carriera, impedendole di lavorare, sabotandola in ogni modo possibile.

Camille diventa sempre più sola, il suo dolore le fa accusare pubblicamente un uomo che è considerato un maestro, che è ben introdotto nella società e ne ha la completa stima. Va dicendo che lui ha dichiarato sue opere invece realizzate da lei.

Nessuno le crede, è sola.

Non mangia, non si lava, si rintana nel suo guscio dentro il suo atelier solo per uscirne qualche rara volta, conciata come una barbona.

Intanto suo fratello Paul è diventato un diplomatico, un conosciuto e stimato letterato e teme per la sua reputazione.

L'unico a mostrale comprensione è il padre, che di nascosto anche dalla moglie, le invia denaro per aiutarla, quando lui muore nel 1913 per Camille è la fine.

Ha perso il suo unico sostegno.

Nessuno la informa della morte del padre e soltanto una settimana dopo, due uomini sfondano la porta dell'atelier di Camille, la caricano a forza su un'ambulanza e la portano contro la sua volontà in un ospedale psichiatrico.

Sua madre ha firmato le carte per quello che vuol far passare come un ricovero volontario.

Camille non ci crede, non può nemmeno pensare che la sua famiglia possa farle una cosa simile e inizia a scrivere lettere di supplica, pagine e pagine nelle quali urla tutto il suo dolore.

Chiede pietà, chiede di essere liberata,

Le sue lettere non usciranno mai dall'ospedale.

Sua madre ha dato ordine che le siano vietate tutte le visite, ha intimato che mai nessuna lettera dovrà vedere l'esterno della sua prigione e che nessuno mai dovrà dare notizia alcuna di sua figlia.

Camille è sepolta, nascosta agli occhi di tutti, costretta ad una non esistenza, privata anche della sua stessa arte.

Quando la madre di Camille muore, è il fratello a continuare a firmare gli ordini di ricovero.

Tutto questo accade fuori mentre Camille continua a scrivere le sue lettere di supplica.

Non smetterà mai di gridare il suo lucido dolore.

Chiusa nella sua prigione Camille è ignara delle due guerre che lacerano il mondo esterno.

Lei, considerata pazza è l'ultimo degli esseri umani meritevoli di essere accuditi.

Nemmeno le suppliche del direttore dell'istituto psichiatrico hanno risposta.

“Qui moriamo di fame, la prego di inviare soldi per sua sorella, perché possa essere nutrita”

Silenzio. Nessuna risposta. Nessun contributo.

Il 19 ottobre 1943 Camille Claudel, il genio della scultura muore di stenti in un ospedale psichiatrico.

Le sue spoglie sono gettate in una fossa comune.

Sono ancora lì, mai reclamate.

Camille era una donna, un'artista e se la sua famiglia, ha voluto nascondere il suo essere differente da quello che la società imponeva come accettabile, se coloro che avrebbero dovuto amarla, hanno scelto di isolarla e dimenticarla, sono le sue opere a testimoniare la sua grandezza, la sua intensità.

Per sempre visibili a tutti.

 

Pubblicato da Direttrice Responsabile

 

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