Sophie Scholl: “Come possiamo aspettarci che la giustizia prevalga quando non c'è quasi nessuno disposto a dare se stesso per una giusta causa?”

“Come possiamo aspettarci che la giustizia prevalga quando non c'è quasi nessuno disposto a dare se stesso individualmente per una giusta causa? È una giornata di sole così bella, e devo andare, ma che importa la mia morte, se attraverso di noi migliaia di persone sono risvegliate e suscitate all'azione?”

A pronunciare queste parole è Sophie Scholl il 22 febbraio 1943 pochi istanti prima di essere giustiziata insieme a suo fratello Hans e al loro amico Christoph Probst.

Sophie fa parte come tutti i ragazzi tedeschi di quella che viene chiamata “la gioventù hitleriana”.

All'inizio anche lei rimane affascinata da tutto quello che la propaganda nazista spaccia come l'unica verità possibile.

Sophie però si lascia abbagliare soltanto per un attimo, poi comprende che l'ideologia che il nazismo esalta, non fa per lei.

Inizia a frequentare un gruppo diverso, vietato dal regime.

Comincia il suo distacco dal modello osannato dal nazismo e si avvicina all'insegnamento dei Vangeli.

Sophie viene arrestata nel 1937 insieme al fratello Hans proprio per il legame con l'organizzazione Deutsche Jungenschaft, che chiede e promuove l'opposizione all'ideologia di Adolf Hitler.

Questa volta i due fratelli escono di prigione e il cammino di Sophie la porta ad incontrare Otto Aicher, che le fa conoscere un nuovo gruppo di resistenza guidato da un sacerdote di origini italiane.

È l'anno 1940 e mentre Sophie lavora come ausiliaria in un istituto statale, suo fratello Hans sul fronte orientale, è testimone delle atrocità nei confronti degli Ebrei, perpetuate dalle SS in nome dell'ideale di giustizia del regime nazista.

Hans torna e nell'anno 1941 insieme a sua sorella, incontra un gruppo di persone, un gruppo di intellettuali cattolici per discutere insieme sulle modalità per combattere le ingiustizie delle quali i servi del regime macchiano le loro mani.

Nasce La Rosa Bianca.

Questi giovani oppositori del regime, iniziano a pensare a come divulgare le loro idee, riflettono insieme sul modo per risvegliare le coscienze e decidono di stampare dei volantini.

Mentre la prima loro divulgazione scritta, cita Schiller e Goethe, il padre dei fratelli Scholl viene arrestato per aver pubblicamente criticato il regime.

La Rosa Bianca continua la sua lotta, distribuendo negli anni migliaia di volantini.

Coloro che credono in una realtà diversa combattono distribuendo i loro pensieri scritti, in mille maniere diverse.

Li spediscono ad indirizzi presi a caso, li lasciano nelle cabine telefoniche o alle fermate dei mezzi pubblici.

IL 18 febbraio 1943 Sophie sta lasciando i volantini all'università di Monaco.

Jacob Schmid, il custode, la vede, la denuncia e la fa arrestare.

Per quattro giorni la Gestapo la interroga.

Per quattro giorni la Gestapo cerca di estorcerle i nomi di chi insieme a lei combatte.

Sophie non rivela nulla di quello che la Gestapo vuole sapere.

Alla domanda che le rivolge Robert Mohr (ufficiale che la interroga)

“"... non si sente colpevole di aver diffuso e aiutato la Resistenza, mentre i nostri soldati combattevano a Stalingrado? Non prova dispiacere per questo?"”

Sophie risponde:

"No, al contrario! Credo di aver fatto la miglior cosa per il mio popolo e per tutti gli uomini. Non mi pento di nulla e mi assumo la pena!"

Sophie insieme al fartello Hans e all'amico Christoph Probst vengono processati a Monaco il

22 febbario 1943.

Insieme vengono condannati a morte per alto tradimento e condotti nell'edificio dove si svolgono le esecuzioni capitali, nella prigione Stadelheim.

Ai genitori di Hans e Sophie viene permesso di vedere i loro figli per l'ultima volta (Mai prima è stata fatta una simile concessione).

Vengono ghigliottinati tutti e tre lo stesso giorno.

Le gesta di coloro che combattono contro le ingiustizie restano indelebili.

L'eco delle ultime parole di Sophie raggiunge ancora i cuori di chi crede nel bene.

“Come possiamo aspettarci che la giustizia prevalga quando non c'è quasi nessuno disposto a dare se stesso individualmente per una giusta causa? È una giornata di sole così bella, e devo andare, ma che importa la mia morte, se attraverso di noi migliaia di persone sono risvegliate e suscitate all'azione?”

 

Pubblicato da Direttrice Responsabile

 

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