Orizzonti di Donna

Una donna esile guarda il mare dal suo balcone. Intorno i tetti e le case di quel piccolo paese di Calabria che sembrano brillare in quel chiarore d’estate. Così ricordo mia nonna avvolta in quella luce estiva, la crocchia bianca, il viso assorto mentre guarda lontano, verso il mare con il suo vestito nero di lutto che porta ormai da anni e anni. Non se lo è più tolto il nero dalla morte di un figlio, zio Francesco che non ho mai conosciuto se non da una foto che la nonna teneva sul comodino insieme all’immaginetta della Madonna addolorata e del Sacro Cuore. Ed ecco che si volta verso di me con il suo viso segnato dal tempo e dai dolori che, come cicatrici, porta dignitosa e altera in quel corpo magro e dritto che nemmeno gli anni sono riusciti a piegare. Mia nonna della quale porto il nome nata in una famiglia di capitani di vascello, gente di mare abituata ad affrontare tempeste, naviganti di mari sconosciuti dai quali aveva certamente ereditato il coraggio e la forza di carattere. Mi piace pensare che forse quel balcone che si apriva verso il mare fosse pe lei come la plancia di una nave con la quale percorreva, con lo sguardo dl pensiero, una rotta solo sua tra le onde lievi di un mare libero da convenzioni verso un orizzonte in cui l’utopia di una vita diversa si materializzava nella scoperta di nuove terre dell’anima.

Nuove terre, nuovi orizzonti ed utopie: forse è anche di questo che noi donne abbiamo bisogno oggi per osare, per pretendere e non chiedere, elemosinare più quello che ci spetta di diritto? Per non essere più discriminate, derise, picchiate, uccise in una società che si proclama evoluta ma che in profondità mantiene inalterate strutture patriarcali che dobbiamo abbattere non solo fuori ma dentro di noi. Per questo è necessario intraprendere un “viaggio” dentro le nostre radici e la nostra Storia insieme a quella delle altre donne prima di noi. Una storia fatta di quotidiano ma anche di grandi battaglie per i diritti, per ritrovare quel filo rosso che ci lega le une alle altre in un cammino verso una “libertà di essere” ancora non realizzata.

Lei era Emerita Giuseppina Vacatello. Lei era mia nonna.

 

Articolo a cura di Emerita Cretella

 

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