Luisa Fantasia, la storia ''nascosta'' di una mamma seviziata e brutalmente uccisa

Luisa Fantasia, nella metà degli anni Settanta, ha poco più di trent’anni, una figlia di 17 mesi, Cinzia, e un marito amorevole, Tonino, brigadiere dell’Arma dei Carabinieri che lavora sotto copertura e indaga sul traffico di droga a Milano. È qui che vivono, pur originari del Sud, di San Severo, paese in provincia di Foggia.

Antonio Mascione aggancia dei piccoli delinquenti legati a una ’ndrina calabrese e, tramite loro, è sul punto di scoprire qualcosa di veramente scottante. Ma i due ragazzi, Abramo Leone, di 17 anni, e Biagio Jaquinta, di 22 anni, scoprono che si tratta di uno “sbirro” e si convincono che i soldi di cui lui parlava in relazione a un possibile acquisto di una partita droga (60 milioni di vecchie lire) si trovino nella sua abitazione.

Rintracciano il suo indirizzo e il 14 giugno 1975 si presentano a casa sua. Suonano al citofono e dicono di essere degli amici di Tonino. Luisa apre, ma appena capisce che non avrebbe dovuto farlo i due sono già dentro casa.

Cercano una valigetta con i soldi destinati al falso acquisto di droga, ma lei gli dice di non saperne nulla. Non hanno pietà, Luisa, così bella, viene violentata brutalmente davanti alla piccola figlia. Chiamano il brigadiere al telefono e gli danno un appuntamento (a cui non si presenteranno mai) con la scusa di avere notizie importanti da riferire e, rendendosi conto che la moglie di lui avrebbe potuto riconoscerli, decidono di ammazzarla. Uno dei due ha in tasca un coltello e con quello le tagliano la gola. Il sangue schizza ovunque, anche sul vestitino della piccola Cinzia che piange disperata.

Prima di scappare i due assassini rubano tutto ciò che potevano: i risparmi della famiglia conservati in casa e anche la fede nuziale di Luisa.

La sera, quando Tonino torna a casa, troverà una scena raccapricciante. Chiama i suoi colleghi e, messa al sicuro la bambina, partono subito le indagini per arrestare i colpevoli.

I militari dell’Arma capiscono subito che Abramo e Biagio potrebbero essere coinvolti e si presentano nelle loro case dove trovano la fede e i soldi rubati. Portati in caserma sono costretti a confessare e per loro sarà decretato l’ergastolo. Uno dei due sarà ucciso in carcere da un altro detenuto, notizia che arriva a Tonino con una telefonata anonima, ma dall’altra parte del filo si sente la frase “giustizia è stata fatta”.

San Severo, il suo paese natale, le intitola un intero quartiere e il Comune di Milano, sei mesi dopo i funerali di Stato, le assegna la medaglia d’oro di civica benemerenza alla memoria.

A quarantasei anni dalla sua morte Milano ricorda la storia di Luisa e le intitola il giardino in via delle Forze Armate all'angolo con via Mar Nero. All’inaugurazione partecipano il brigadiere Mascione insieme a Cinzia, la primogenita rimasta incolume, e il secondo figlio Pietro Paolo, nato da seconde nozze, oggi agente della Polizia di Stato.

 

Articolo a cura di Elisa Stefania Tropea

 

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