Martedì, 16 Marzo 2021 09:24

Lidia Poet, la prima avvocata italiana

''Sarebbe disdicevole e brutto veder le donne discendere nella forense palestra, agitarsi in mezzo nello strepito dei pubblici giudizi, accalorarsi in discussioni che trasmodano e nelle quali anche loro malgrado potrebbero essere tratte oltre i limiti che al sesso più gentili si conviene di osservare: costrette talvolta a trattare ex professo argomenti dei quali le buone regole della vita civile interdicono agli stessi uomini di fare motto alla presenza di donne oneste (….)
Come non occorre neppure fare cenno del pericolo gravissimo a cui rimarrebbe esposta la magistratura di essere fatta più che mai segno agli strali del sospetto e della calunnia ogni qualvolta la bilancia della giustizia piegasse in favore della parte per la quale ha perorato un’avvocatessa leggiadra (…)''.

Lidia Poet nacque a Traverse di Perreroe, poi si trasferì a Pinerolo dal fratello Enrico, di professione avvocato. Si diplomò maestra e nel 1878 si iscrisse alla facoltà di legge dell'Università di Torino, laureandosi il 17 giugno 1881, dopo aver discusso una tesi sulla condizione femminile nella società e sul diritto di voto per le donne. Fece pratica legale presso l'avvocato e senatore Cesare Bertea e, superati gli esami per diventare procuratore legale, chiese di entrare nell'Ordine degli Avvocati di Torino. La richiesta fece molto discutere, ma non essendoci un divieto specifico, fu accolta a maggioranza e Lidia Poët divenne la prima donna iscritta all'ordine degli avvocati il 9 agosto 1883.

Il procuratore generale fece ricorso alla Corte d'appello di Torino e ribadì il divieto per legge per le donne di entrare nell'ordine con le parole sopra riportate. L'11 novembre 1883 la Corte di Appello accolse la sua opposizione e Lidia Poët si rivolse alla Corte di Cassazione che però confermò il diniego.

Venticinque testate giornalistiche si schierarono a favore dei ruoli pubblici femminili e tre si dichiararono contrarie. Lidia Poët non poté esercitare la sua professione, e si limitò a collaborare con il fratello, impegnandosi nella difesa dei diritti dei minori, degli emarginati e delle donne. Allo scoppio della prima guerra mondiale prestò servizio come infermiera volontaria dalla Croce Rossa, ricevendo quale riconoscimento una medaglia d'argento.

La legge n. 1179 del 17 luglio 1919, nota come legge Sacchi, abolì l'autorizzazione del marito e autorizzò le donne ad entrare nei pubblici uffici, tranne che nella magistratura, nella politica e in tutti i ruoli militari. Lidia Poët nel 1920, dopo 30 anni di battaglia, all'età di 65 anni entrò finalmente nell'Ordine, divenendo ufficialmente Avvocata.

Questo è quanto dovette subire la prima donna che aveva scelto la carriera forense. Ed ecco perché è ancora molto importante chiamare una donna Avvocata.

 

Articolo a cura dell’Avv. Cristina Perozzi

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