Sabato, 13 Marzo 2021 11:25

Tina Anselmi, prima donna ministro della Repubblica Italiana

Tina Anselmi nasce a Castelfranco Veneto il 25 marzo del 1927 da una famiglia cattolica. La mamma gestisce un’osteria insieme alla nonna, il padre è un aiuto farmacista che sarà poi perseguitato dai fascisti a causa delle sue idee vicine al socialismo.

Frequenta il ginnasio nel suo paese e poi si iscrive all’Istituto magistrale di Bassano del Grappa, periodo durante il quale è costretta ad assistere all’esecuzione di più di trenta prigionieri compiuta dai nazifascisti. In quel momento capirà che “per cambiare il mondo bisogna esserci”, quindi decide di partecipare attivamente alla Resistenza. Adotta “Gabriella” come nome di battaglia e diventa staffetta della brigata Cesare Battisti guidata da Gino Sartor, per poi passare al Corpo volontari della libertà del Comando regionale veneto.

Finita la guerra entra nella Democrazia cristiana, si iscrive all’Università Cattolica di Milano e poi si laurea in Lettere. Comincia a insegnare alle scuole elementari e si dedica all’attività sindacale: dal 1945 al 1948 è dirigente del Sindacato Tessili poi, fino al 1955, del Sindacato Maestre.

Dal 1958 viene scelta come incaricata nazionale delle giovani della Democrazia cristiana, fino al 1964, e poco dopo entra nel consiglio nazionale del partito.

Nel 1963 è eletta nel comitato direttivo dell’Unione europea femminile e ne diventa presidente; nel 1968 è eletta deputata nella circoscrizione Venezia-Treviso, riconfermata fino al 1992. È sottosegretaria al lavoro nel governo Rumor e nel governo Moro.

Nel 1976 viene scelta come ministro del Lavoro: è la prima donna a diventare ministro in Italia.

Un anno dopo è tra i primi firmatari della legge italiana che apriva alla parità salariale e di trattamento nei luoghi di lavoro, nella prospettiva di abolire le discriminazioni di genere fra uomo e donna. Nel 1978 passa alla Sanità, contribuendo significativamente alla nascita del Servizio Sanitario Nazionale.

Nel 1981 è nominata presidente della Commissione di inchiesta sulla loggia massonica P2 di Licio Gelli, una responsabilità che la Anselmi assume in modo coraggioso e consapevole degli equilibri che stava toccando.

Il 1992 è il primo anno, dal 1968, in cui non è in Parlamento. Più volte è presa in considerazione, sia dai politici che dalla società civile, per la carica di Presidente della Repubblica e nel 1998 riceve l’onorificenza di Dama di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana.

Nel 2009 le viene assegnato il “Premio Articolo 3” come riconoscimento per l’attività svolta nella sua carriera, staffetta partigiana prima, guida di una commissione d’inchiesta, madre della legge sulle pari opportunità.  

Muore a casa sua, a Castelfranco Veneto nel 2016, a 89 anni. Affetta già da Parkinson, un ictus aveva contribuito ad aggravare il suo stato di salute dopo aver dedicato tutta la vita alla democrazia e ai diritti delle donne. Vicepresidente onoraria dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia ha lasciato libri, inchieste, testimonianze e riflessioni.

''La nostra storia ci dovrebbe insegnare che la democrazia è un bene delicato, fragile, deperibile, una pianta che attecchisce solo in certi terreni, precedentemente concimati, attraverso la responsabilità di tutto un popolo. Dovremmo riflettere sul fatto che la democrazia non è solo libere elezioni, non è solo progresso economico. E’ giustizia, è rispetto della dignità umana, dei diritti delle donne. E’ tranquillità per i vecchi e speranza per i figli. E’ pace.'' Tina Anselmi

 

Articolo a cura di Lucia Ottavi

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