Katherine Johnson, la donna che ci portò sulla luna

Katherine Johnson, matematica, informatica e fisica statunitense nasce nello Stato della Virginia nel 1918 e muore poco più di un anno fa.

Fin da giovanissima dimostra una speciale disposizione per la matematica. I suoi genitori, Joshua Johnson e Joylette Coleman, la incoraggiano negli studi e all’età di dieci anni, a causa delle leggi razziali, sono costretti a iscriverla in un liceo di un’altra contea. È una bambina prodigio, già a 14 anni prende il diploma superiore e poi si iscrive al West Virginia State College, dove frequenta tutti i corsi di matematica, alcuni aggiunti specificatamente per lei. Si laurea nel 1937, a soli 19 anni, in matematica e francese, e si trasferisce per insegnare in una scuola pubblica per afroamericani a Marion. Dopo la sentenza della Corte Suprema del Missouri del 1938, in cui si affermava che gli Stati che fornivano un’istruzione statale agli studenti bianchi dovevano farlo anche con quelli neri, fu selezionata per integrare la scuola di specializzazione, unica donna e fra i tre soli studenti afroamericani.

Nel 1939 sposa James Goble, lascia il lavoro e si iscrive a un corso di laurea in matematica, ma un anno dopo rimane incinta e sceglie di abbandonare per dedicarsi alla famiglia.

Un giorno viene a sapere da un parente che il National Advisory Committee for Aeronautics, il NACA, poi diventato NASA, cercava nuovo personale per il dipartimento di Guida e Navigazione e in più si era posto a favore dell’opportunità di assumere afroamericane. Così, nel 1953 ottiene il primo incarico, in una squadra di calcolo formata da sole donne afroamericane che eseguivano calcoli matematici per il programma di ricerca per l’attenuazione degli effetti delle raffiche di vento sugli aeromobili. Venivano chiamate '”calcolatori di colore” ed erano obbligate a lavorare, pranzare e usare i servizi igienici separati dai loro colleghi bianchi.

Poi un giorno Katherine viene assegnata al gruppo di ricerca del volo, era la prima donna a farne parte. Apprezzata sia dai dirigenti che dai colleghi, soprattutto per la sua conoscenza della geometria analitica, osò perfino chiedere di partecipare alle riunioni di redazione, lei, donna afroamericana. Katherine lavorerà alla NASA come ingegnere spaziale dal 1958 fino alla pensione, nel 1986, sfidando razzismo e sessismo, coautrice di 26 pubblicazioni scientifiche, pioniera nella scienza spaziale e nell’informatica.

Nel 1959 calcola la traiettoria per il primo volo spaziale con equipaggio, poi assegnato ad Alan Shepard, nel 1961 la finestra di lancio per la missione Mercury, e traccia i diagrammi di backup di navigazione per gli astronauti in caso di guasto elettronico. Nel 1969 calcola la traiettoria per la missione dell’Apollo 11 per lo sbarco sulla luna, l’anno dopo lavora al programma di Apollo 13 e aiuta a far tornare l’equipaggio sulla Terra sano e salvo. Dalla fine degli anni Settanta lavora al programma Space Shuttle, all’Earth Resources Satellite e ai piani per una missione su Marte.

Nel 1979, prima che si ritirasse dalla NASA, entra con un posto d’onore nella lista degli afroamericani che si sono distinti nel campo della scienza e della tecnologia.

Il 16 novembre 2015, il presidente Barack Obama le conferisce la Medal of Freedom, la più alta onorificenza civile negli Usa e nel 2016 le viene dedicato il nuovo impianto, Katherine G. Johnson Computational Research, al Langley Research Center a Hampton, in Virginia.

 

Articolo a cura di Lucia Ottavi

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