''Come muoiono le maestre'', la storia di Italia Donati

Riprendono, dopo una pausa, le narrazioni relative a donne del passato di cui, in tanti, non conoscono nemmeno il nome e, di conseguenza, la storia. Si tratta di persone che, in vari ambiti (letterario, scientifico, sociale..... per citarne alcuni) si sono distinte, appunto, per la particolarità della loro vicenda umana. Vicende che danno adito ad innumerevoli riflessioni nonché considerazioni riguardanti la complessità dell'universo femminile, la sua collocazione ed il suo agire nel mondo, in tempi e spazi diversi; osservazioni e constatazioni che, pure in forme e modalità diverse, possono riferirsi anche al clima sociale del momento storico che ci coinvolge personalmente. Considerando che la scuola, l'istruzione, vive anch'essa un periodo difficoltoso, la mia scelta (pure per altre ragioni che tralascio, qui, d'evidenziare) è caduta su una docente del diciannovesimo secolo. Una maestra.

Vi racconterò di Italia Donati. Nacque, nel 1863, a Cintolese, in provincia di Pistoia: famiglia numerosa, in cui il padre era fabbricante di spazzole. La scuola elementare, pubblica e gratuita, era stata istituita da pochi anni (Legge Casati 1859) e fu proprio nel frequentarla che la piccola Italia dimostrò ed espresse la sua intelligenza, la capacità di comprensione, un vivo interesse per l'apprendimento al punto che, il suo maestro, consigliò caldamente ai genitori di farle proseguire gli studi, con l'obiettivo che diventasse anch'essa insegnante elementare. Fu così, infatti, che andarono le cose ed Italia, ormai ragazza, ottenne l'abilitazione per insegnare ai bambini. Considerate cosa poteva significare, per una donna, in quell'epoca storica, poter esercitare una simile professione, che ritengo una vocazione, con la conseguente autonomia economica che ne derivava. Italia, felicissima anche di poter dare un aiuto alla famiglia d'origine, accettò il suo primo incarico nel 1863, quando fu assegnata alla scuola di Porciano; paese distante una decina di km circa dall’abitazione di famiglia. Non posso esimermi, ora, dal sottolineare un fattore importante: per vari decenni, nella scuola elementare, fu applicata una notevole decurtazione allo stipendio delle maestre rispetto ai maestri, a parità d'orario e di tutto ciò che implica la funzione docente. Mi astengo da qualsiasi commento poiché ci si addentrerebbe troppo nel tema della discriminazione economica nei confronti delle donne in genere. Ma torniamo a poma, al nocciolo di quest'emblematica vicenda umana al femminile.

In quegli anni la scuola pubblica, era gestita dai Comuni ed i sindaci avevano il potere di sollevare dall'incarico i maestri; Raffaello Torriani, allora sindaco di Porciano (che vive con moglie ed amante sotto lo stesso tetto) si invaghì immediatamente di Italia e, utilizzando allusioni riferite appunto al potere sopracitato, la indusse a vivere nella sua proprietà; Italia "acconsentì" pur respingendo recisamente e decisamente i comportamenti inopportuni ai quali, Torriani, non rinunciò. Vere e proprie molestie. Proviamo ad immedesimarsi in questa ragazza, in questa maestra che, felicissima del suo incarico, si ritrovò a subire reiterate attenzioni non corrisposte da un tal personaggio: un agire prepotente che turbò la sua serenità che fu completamente oscurata quando si seppe che, alla Magistratura di Pistoia, era giunta una lettera anonima in cui s'affermava che, Italia Donati aveva abortito, con l'aiuto del sindaco. Torriani si dimise all'istante mentre, nei confronti della ragazza s'inasprì ulteriormente il clima paesano di disapprovazione, ingiurie, critiche più che malevole. Vera e propria ostilità. Italia Donati chiese ed ottenne il trasferimento nella scuola di un vicino paese ma, anche qui, trovò aperta ostilità. Fu, letteralmente, messa alla berlina finché una sera, il 31 maggio 1886, in preda alla disperazione più cupa, si uccise. Aveva 23 anni. Lasciò scritto, ad uno dei fratelli, di far eseguire l'autopsia sul suo corpo, che attestasse la sua verginità. Brividi. Così si concluse la sua vita.

Alcune considerazioni che stimolino riflessioni. Innanzitutto, in quei primi decenni della scuola elementare, la vita delle maestre non era affatto facile ed altre si tolsero la vita; ciò che rende emblematica il dramma di Italia fu la diversa presa di posizione della collettività: due pesi, due misure, per ciò che riguarda l'opinione della stessa. Anzi, qui andiamo in termini di pregiudizi, ben oltre. Sottolineo la profanazione del corpo femminile dopo la morte, nel caso di Italia. Accertata la sua illibatezza fu un tripudio: un gran funerale, tutti gli onori. Ce ne rendiamo conto di ciò che tale vicenda significhi? Consiglio un testo, scritto da Elena Gianni Belotti, autrice, tra l'altro del libro "Dalla parte delle bambine". Il testo a cui mi riferisco, edito da Rizzoli, 2003 si chiama "Prima della quiete". E, naturalmente, tratta della vicenda umana di Italia Donati.

 

Articolo a cura di Daniela Minozzi

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