Anna Maria Mozzoni, pioniera del femminismo in Italia

Marianna Mozzoni, questo il nome anagrafico di Anna Maria, nasce a Milano il 5 maggio 1837 in una famiglia di origini aristocratiche, ma di modesti averi. Dopo aver fatto studiare i primi due figli maschi, il padre decide di mandare Anna Maria in un collegio per giovani nobili impoverite, ma lei non tollera l’educazione conservatrice e bigotta delle suore e nel 1851 decide di tornare a casa. Continua gli studi da autodidatta approfittando della ricca libreria paterna e, grazie alle sue letture, le sue posizioni si avvicinano a quelle repubblicane. Comincia a frequentare gruppi mazziniani, lavorando attivamente sui temi dell’uguaglianza dei diritti tra i due sessi e dell’emancipazione femminile. 

Il suo primo scritto è del 1855, La Masque de fer, comédie en trois actes, una commedia in francese, mentre del 1864 è La donna e i suoi rapporti sociali, dedicato alla madre che l’aveva educata al libero pensiero.

A partire dagli anni Settanta Anna Maria si avvicina al pensiero di J. Stuart Mill, di cui aveva tradotto l’opera The Subjection of Women, e partecipa sempre più attivamente ai movimenti per i diritti delle donne. Numerosi furono Congressi, Assemblee, Conferenze fino a presentare, nel 1877, una mozione al Parlamento italiano per il voto politico alle donne. L’anno seguente rappresenterà l’Italia al Congresso internazionale per i diritti delle donne di Parigi.

Dal 1870 al 1890 collabora al giornale «La Donna», testata che fu la tribuna per molte battaglie a favore del diritto d’istruzione delle donne, ciò che secondo lei avrebbe garantito loro autonomia e indipendenza economica.

La sua biografia è ricca di lavoro: conferenze, incontri, scritti, cariche istituzionali, relazioni. Della sua vita privata si sa poco. Ebbe una figlia, Bice del Monte, non si sa se naturale o adottata, a cui darà il suo cognome. Nel 1987 sposa un uomo più giovane di circa dieci anni, il conte Malatesta Covo Simoni, ma il matrimonio finisce solo sette anni dopo, con penose conseguenze legali.

Tra le relazioni più rilevanti della Mozzoni, quella con Maria Antonietta Torriani, con cui avvierà un’amicizia profonda e duratura, e con Anna Kuliscioff, un’amicizia incrinatasi forse anche per l’attrito sul tema delle leggi di tutela del lavoro femminile che determinò probabilmente il rifiuto della Kuliscioff al suo ingresso al Psi.

Nel 1888 scrive Alle fanciulle, per spiegare alle giovani donne, di ogni condizione sociale, il perché è necessario impegnarsi nella battaglia emancipazionista e nel movimento socialista.

Rimane comunque il diritto di voto, nel femminismo di quegli anni, il principale traguardo politico e la Mazzoni, una delle figure più importanti della vita politica italiana e internazionale a cavallo tra Ottocento e Novecento, ha speso tutta la sua vita per raggiungerlo.

Nel 1906 verrà presentata al Parlamento una nuova petizione per il voto firmata da venti donne, tra cui Teresa Labriola e Maria Montessori, ma ci vorranno due guerre mondiali per raggiungere l’obiettivo. Il voto alle donne sarà concretizzato solo nel 1946.

Muore a Roma il 14 giugno del 1920 a 83 anni.

“Negare alla donna una completa riforma nella sua educazione, negarle più ampi confini alla istruzione, negarle un lavoro, negarle una esistenza nella città, una vita nella nazione, una importanza nella opinione non è ormai più cosa possibile; e gli interessi ostili al suo risorgimento potranno bensì ritardarlo con una lotta ingenerosa, ma non mai impedirlo.” Anna Maria Mozzoni

 

Articolo a cura di Lucia Ottavi

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