Oriana Fallaci, un cappello pieno di ciliegie

Oriana Fallaci nasce il 29 giugno 1929 a Firenze. Si fece spazio nel mondo prevalentemente maschile del giornalismo italiano dell’epoca, riuscendo a essere una tra le prime donne a lavorare come inviata su un fronte di guerra.

La sua formazione intellettuale risente fortemente dell’educazione dei suoi genitori: il padre Edoardo, attivo antifascista, e la madre Tosca, appassionata di lettura, la fecero crescere tra i libri, accumulati in un piccolo salotto che Oriana chiamava “La stanza dei libri”. A soli 14 anni si unì alla Resistenza, il suo incarico era di consegnare con la bicicletta messaggi, giornali e armi ai partigiani.

Nel 1946 iniziò a collaborare con il quotidiano di Firenze «Il Mattino dell’Italia Centrale», qualche anno dopo per il settimanale «Epoca», ma il giornalismo era per lei solo un mezzo per arrivare alla letteratura. Il 1954 è la volta del settimanale italiano «L’Europeo». Si trasferì a Roma, immergendosi così nel mondo della dolce vita romana ed ebbe l’occasione di intervistare i più grandi del cinema italiano di allora. Divenne nota per le sue interviste, dallo stile unico, e nel 1958 esce il suo primo libro I sette peccati di Hollywood.

Quando si trasferisce nella sede di Milano de «L’Europeo», comincia a viaggiare per lavoro. Pubblica, derivati dalle sue inchieste, Il sesso inutile (1961) e Se il Sole muore (1965), mentre del 1962 è il suo romanzo narrativo, Penelope alla guerra.

Nel 1967 parte per il Vietnam come corrispondente di guerra per un anno, ritornandoci altre dodici volte fino alla caduta di Saigon nel 1975. Da questa esperienza nascerà Niente e così sia (1969). Nel 1968 a Città del Messico rimase coinvolta nella strage della Piazza delle Tre Culture e come corrispondente di guerra si recò in India, Pakistan, Sudamerica e Medio Oriente.

Anche il «Corriere della Sera» pubblicò i suoi scritti tra gli anni Sessanta e Settanta.

Oriana visse per tre anni un amore tormentato e passionale con il compagno greco Alexandros Panagulis, detto Alekos, uno fra i leader nel periodo della resistenza greca alla dittatura dei Colonnelli (1967-1974). Arrestato, condannato a morte ma infine scarcerato, lei chiese di intervistarlo e fu amore a prima vista, tristemente finito con la morte di lui in un incidente d’auto sospetto nel 1976.  

Nel corso della sua vita Oriana ebbe due aborti, entrambi spontanei, il cui dolore lascia impresso in Lettera a un bambino mai nato del 1975.

Torna a parlare di guerra nel 1990 con Insciallah, sulla guerra civile in Libano degli anni Ottanta, e nello stesso anno si trasferisce a New York, città adorata, da sempre meta dei suoi viaggi. Dopo poco si ammala di cancro e si ritira per dedicarsi solo al suo romanzo dove avrebbe voluto raccontare la sua famiglia, ma nel 2006 si spegne per sempre nella Casa di cura Santa Chiara, nella sua amata Firenze. Due anni dopo uscirà, incompiuto, Un cappello pieno di ciliegie.

 

Articolo a cura di Elisa Stefania Tropea

Condividi