Marielle Franco, l’eroina dei diritti civili uccisa in un agguato

Marielle Franco tuonava dai social: “Ancora un omicidio che potrebbe entrare nel conto di quelli compiuti dalla polizia militare. Matheus Melo stava uscendo dalla chiesa. Quanti altri ancora devono morire prima che finisca questa guerra?”. 24 ore Marielle, solo 24 ore e la prossima vittima di questa guerra avrebbe visto il tuo nome a lettere cubitali sui giornali di tutto il mondo.

“Rio De Janeiro, Marielle Franco, l’eroina dei diritti civili uccisa in un agguato”, è stato scritto in tutte le lingue del mondo. Se oggi mi chiedessero, come si fa con i bambini, “A chi vorresti assomigliare?”, non esiterei nella risposta: “Vorrei essere Marielle Franco, la Signora della Marea. La Marè, dove in chilometri di sabbia si accalcano centinaia di persone in quell’acqua di mare che proprio limpida e azzurra non è. La Marè, dove la notte che scema e l’alba prepotente esplorano il dolore e contano i morti.

Nelle favelas si inalano odori fetidi di un mare che tale non è più da tanto tempo. Nelle Favelas le donne vengono stuprate e nessuno, forse, si indigna neanche più. Forse neanche stupore. La normalità non stupisce, lascia indifferenti. Nelle favelas la vita è uno sport estremo, dove il traguardo è una speranza che sfuma. Nelle Favelas “Non si sa mai” e i diritti si infrangono fra narcotrafficanti, polizia corrotta e complice, e giovani che fanno della violenza un obiettivo giusto di una vita completamente sbagliata. Nelle Favelas la vita è perennemente in bilico e l’aria puzza di guerra.

Ma….nelle favelas possono nascere persone che hanno deciso di non abbassare la testa, di non smettere di sperare, e non aver paura di urlare, di denunciare. Nella favela di Marè è nata Marielle Franco, che ha speso e perso la vita per la difesa dei diritti umani: il diritto all’aborto, femminismo, parità di trattamento tra uomini e donne sul luogo di lavoro, razzismo e il diritto delle donne transessuali. Un carattere indomito, guerriero. La signora della Marea: nera, omosessuale, attivista politica, mamma di Luyara, 19 anni e innamorata della sua compagna Monica da 13 anni. La signora della Marea: Femminista. Una vita spesa per i diritti degli ultimi. E in un normalissimo mercoledì sera ti hanno ammazzata. Anzi giustiziata.

Hai avuto un istante per capire? Hai avuto un istante per pensare? Sei riuscita a pregare Marielle? A pregare per noi che incredule e arrabbiate rimaniamo impotenti e in ginocchio, solo per recitare una preghiera per te e non è importante in questo momento essere credenti. Siamo in ginocchio, noi donne, tutte. Un inchino al tuo coraggio e a quel sorriso che neanche cinque proiettili riusciranno a spegnere mai.

Centinaia di persone hanno urlato al cielo: “Dopo Marielle sorgeranno migliaia di Marielle e non potranno ucciderci tutte”. “MARIELLE PRESENTE”, uno dei tanti murales per ricordarti. Tutto per rendere incancellabile la tua breve e intensa presenza su questa nostra terra. Una, due, tre, quattro, cinque pallottole non fermeranno un’idea e un’ideale. I vicoli e gli angoli bui che erano la tua casa urlano: “Che giustizia sia fatta, vogliamo la verità”. Ed è un vento disordinato e prepotente quello che fa sbattere le porte di ogni casa.  Spero, Marielle, che lassù, invece, un vento leggero ti scompigli i capelli e che l’arcobaleno assomigli alla luce che avevi negli occhi e a quel sorriso orgoglioso e contagioso.

Ciao Marielle.

 

Articolo a cura di Diana Impennato

 

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