Martedì, 19 Gennaio 2021 09:16

Olympe de Gouges: ''Uomo, sei tu capace di essere giusto?''

Olympe de Gouges, eroina rivoluzionaria della Francia della seconda metà del XVIII secolo, appassionata sostenitrice dei diritti delle donne, nasce come Marie Gouze, ma in realtà è figlia illegittima del celebre poeta marchese Jean-Jacques Lefranc di Pompignan. All’epoca, e in una cittadina come Montauban, era cosa risaputa e scandalosa, tanto che nella sua Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne del 1791, indirizzata alla regina Maria Antonietta, Olympe si occupò, tra le altre cose, anche dei diritti delle ragazze madri e dei loro figli.

Mentre i rivoluzionari parlavano di uguaglianza e libertà, negandole alle donne, Olympe pubblicava questa dichiarazione in cui declinava al femminile i diritti universali dell’uomo proclamati dall’Assemblea nazionale nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789. Affermava l’uguaglianza dei diritti civili e politici fra i due sessi e sosteneva che l’emancipazione femminile non può che venire dalle donne stesse, da un loro cambiamento rivoluzionario per reclamare il potere alla luce del sole, nel pieno godimento di diritti e doveri.

Naturalmente il suo scritto non fu ben accolto, ma riuscì a far sì che l’Assemblea costituente considerasse il matrimonio unicamente come un contratto civile, assicurando così la parità dei diritti e dei doveri tra i due coniugi, il diritto al divorzio per la donna e il divieto per l’autorità paterna di imporre il matrimonio ai propri figli.

Nel 1765 era stata obbligata a sposarsi con Louis-Yves Aubry, ufficiale dell’Intendenza, e dopo poco tempo si ritrovò madre e poi vedova. Nel corso del tempo ebbe altre relazioni, ma rifiutò sempre di risposarsi preferendo le libere unioni al matrimonio.

Ben presto, si fece chiamare con il nome di “Marie-Olympe” o più semplicemente Olympe, secondo nome della madre, aggiungendo la particella “de” al suo cognome Gouze che trasformò in Gouges.

Nel 1770 si trasferì a Parigi con il figlio, la cui educazione fu affidata a Philippe d’Orléans, e qui cominciò a partecipare attivamente alla Rivoluzione francese. A partire dal 1778 frequentò diversi salotti e conobbe giornalisti, filosofi e scrittori del tempo. Si appassionò alla scrittura teatrale e creò una sua compagnia, con la quale faceva del teatro itinerante. Fu chiamata anche alla Comédie, ma era osteggiata a causa dei temi trattati nelle sue opere: la contrarietà alla violenza, alla pena di morte, alla schiavitù nelle colonie ma, soprattutto, il tema della difesa dei diritti della donna.

Olympe non assunse mai delle posizioni estreme, voleva che la rivoluzione si facesse “senza spargimenti di sangue”. Odiata dal fronte repubblicano, sia maschile che femminile, quando ebbe inizio il periodo del terrore giacobino fu arrestata. Aveva accusato Robespierre di voler instaurare una dittatura del terrore e aveva pubblicato un opuscolo, Le tre urne o il saluto della patria, da parte di un viaggiatore aereo, in cui proponeva l’idea di far votare al popolo la forma governativa che più preferiva, ma era vietato proporre qualsiasi altra forma di governo che non fosse la Repubblica. La sua casa fu perquisita e lei stessa indicò i suoi manoscritti, prova inoppugnabile della sua fedeltà alla Rivoluzione. Fu comunque arrestata.

Al processo non le fu concesso un avvocato e il tribunale la condannò alla pena di morte. Benché incarcerata, non smise di scrivere, di comunicare le sue idee, le sue denunce, riuscendo a far circolare un’opera in cui criticava la fallacità del processo e dei Tribunali rivoluzionari e un’altra in cui denunciava la sua persecuzione.

Il 1793, quando già prevedeva il peggio, scrisse il Testament politique, in cui lascia la sua anima alle donne. Il 7 novembre dello stesso anno fu ghigliottinata in quella che allora era piazza della Rivoluzione.

Nel corso della sua vita Olympe firmò 29 romanzi e scritti vari, 71 pièce teatrali, 70 fra libelli rivoluzionari e articoli.

 

Articolo a cura di Elisa Stefania Tropea

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