Elvira Notari: La prima donna regista d'Italia

Attraverso un'immaginaria macchina del tempo proiettiamoci ora nel primo ventennio del XX secolo, a New York; qui erano giunti migliaia di italiani, la grande maggioranza provenienti dalle regioni del meridione d'Italia, la cui considerevole arretratezza li aveva spinti oltreoceano, colmi di aspettative per una vita accettabile. Ciò, inevitabilmente, li portava ad una sorta di nostalgia per ciò che avevano lasciato, luoghi e persone; e proprio in America visse e lavorò, per un certo lasso di tempo, quella che può considerarsi la prima regista italiana, i cui filmati, presso Little Italy, appunto, riscossero entusiasmo e consenso. Lei era Elvira Notari.

Elvira Notari nacque, nel 1875, a Salerno, in una modesta famiglia trasferitasi poi a Napoli quando Elvira terminò le scuole superiori. Il suo interesse per il cinema già fermentava in lei. A 27 anni sposò Nicola Notari, fotografo, e inizio a concretizzare, con la sua collaborazione, il suo talento, la sua fervente passione per il cinema. I coniugi Notari avviarono la casa di produzione "Dora film" che, nell'arco di quasi un trentennio, girò e produsse circa 60 lungometraggi e un centinaio di cortometraggi; patrimonio culturale che, purtroppo, è andato quasi tutto perduto.

Siamo, ovviamente, agli albori della invenzione della settima arte (Fratelli Lumiere, 1895) di cinema muto. Le storie rappresentate nei filmati furono ambientate nei quartieri più poveri di Napoli; il figlio minore di Elvira, Eduardo, fu il primo attore bambino; i fotogrammi mettevano in risalto, con accentuato realismo, la miseria degli indigenti e i sentimenti umani primari. Le persone comuni affollavano le prime, spoglie, sale cinematografiche, seguendo le varie vicende con partecipazione ed entusiasmo.

A questo proposito un aneddoto: nella città partenopea, uno spettatore si immedesimò talmente tanto nel personaggio buono della situazione che sparò letteralmente alcuni colpi di pistola contro lo schermo, per uccidere il cattivo! Questa adesione popolare al cinema della Notari, in tutta Italia, non risultò gradita al governo mussoliniano e quindi i Notari si trasferirono, per alcuni anni, a New York dove la collettività di emigrati italiani apprezzò pienamente il suo lavoro. Mi sovviene una considerazione: anche in questa realtà, agli esordi di quella arte, il cinema, che poi si sviluppò ad elevati livelli e come succede, in genere, per ogni innovazione, accadde questo: chi rappresenta, nell'accezione negativa, il potere, contrasta ciò che sfugge o potrebbe sfuggire al suo controllo quindi i cambiamenti, i nuovi inizi che escono dai rigidi binari stabiliti dal   potere stesso vengono osteggiati. La gente comune, invece, risulta incuriosita interessata, appassionata al nuovo. Infatti nel caso della regista Notari che fu, oltre che la prima regista italiana anche tra le prime nel mondo, gli apprezzamenti e i consensi furono rilevanti; ci furono addirittura emigranti che le commissionarono filmati, girati in Italia nei loro luoghi di provenienza.

La casa di produzione "Dora film" chiuse i battenti nel 1930; cessarono la produzione anche a causa dell'avvento del sonoro. Elvira Notari si ritirò, successivamente, a Cava dei Tirreni ove mancò nel 1946. La regista fu dunque una pioniera, esploratrice e sperimentatrice non di nuovi territori in senso fisico bensì dell'arte cinematografica e, come spesso capita a tali temerarie, nel corso della sua esistenza incontrò ostacoli e mancati riconoscimenti. Questa breve narrazione intende concorrere alla sua rivalutazione di regista e sceneggiatrice, una tra le miriadi di donne professioniste non adeguatamente valorizzate.

 

Articolo a cura di Daniela Minozzi

 

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