Trotula. La prima donna medico d’Europa

È morto pochi giorni fa, il 18 dicembre 2020, a soli sessantacinque anni, Pietro Greco. Giornalista, conosciuto solo agli appassionati di scienza, umanismo e radio. Perché non era un giornalista di quelli che strillano, era uno studioso che passava molto tempo a documentarsi, a studiare, e poi a redigere un’esposizione piana, comprensibile per tutti. Tra le tante, la collaborazione con Radio3scienza. I suoi interessi spaziavano dalla fisica quantistica alla storia.

Voglio qui ricordarlo, però, come il più profondo conoscitore di Trotula, figura che dalla Storia è passata alla leggenda già nel Medioevo, e ancora di lei molto si parla, ma spesso attingendo poco alla storia e troppo dalle leggende. Trotula visse circa mille anni fa, con tutti i problemi che una tale lontananza pone alla certificazione di fatti, eventi, alle stesse date. Le mistificazioni su Trotula risalgono almeno al 1566, quando tal “Wolphius” la fa diventare un uomo, retrodatandone l’esistenza ai tempi di Augusto. È della metà del XIX secolo la riscoperta della Scuola Salernitana, poi di nuovo nel XX secolo il tentativo di far diventare uomo quella Trotula (de Ruggiero ?) che fu non solo la prima “magistra” (forse non di nomina canonica, ma ben di più per opera di fatto) di quella Scuola che ancora non era Università, eppure già avanguardia del sapere scientifico in Europa come nel mondo Islamico. Infine, i recentissimi studi di Monica H. Green a fugare ogni possibile dubbio sul fatto che Trotula non solo è esistita, ma era una donna.

Pietro Greco ci dà conto di tutti questi studi, di queste letture apocrife e delle tracce invece certe dell’opera della grande “sanatrix” salernitana, e aggiunge le sue osservazioni a supporto della più probabile datazione della vita di Trotula, quasi certamente finita nel 1097. Due secoli prima che Federico II, lo “stupor mundi”, avrebbe poi fondato quell’Università che ancora porta il nome di quell’imperatore scienziato.

Che già nell’anno Mille una donna (ovviamente di famiglia più che benestante) potesse accedere agli studi della Scuola Salernitana, non era una stranezza. L’eccezione fu nella capacità di Trotula nel giungere dove nessuno e nessuna era mai arrivata, capendo quanto fosse importante seguire il solo metodo scientifico per la diagnosi e la cura delle malattie. Certo, la scienza di allora, ma solo la scienza, niente superstizione, niente influssi religiosi, e in quest’ultimo aspetto si differenzia sostanzialmente da lldegarda di Bingen, cui impropriamente talvolta Trotula è accostata. E poi Trotula è la prima, in assoluto, a capire quanto il benessere psicologico, compresa la soddisfazione sessuale, sia un elemento essenziale per tutti e in special modo per le donne, cui i piaceri del sesso erano presentati come tabu peccaminosi. Trotula, donna, può scrivere di ciò per le donne, e può insegnarlo anche agli uomini. Sì, perché nella Scuola Salernitana non c’era distinzione, non c’era una “sezione femminile”. Le mulieres salernitanae operavano sì in autonomia dai loro colleghi maschi, ma con quelli si confrontavano, si scambiavano il sapere. Nel caso di Trotula, potevano anche insegnare. Pietro Greco fa poi un’accurata analisi di quali scritti siano certamente di Trotula, e di quali possiamo pensare siano invece opera delle sue allieve, restando certo che Trotula poteva anche permettersi di dettare ad altri e altre, e non scrivere tutto di suo pugno. Nella capacità dell’insegnamento di Trotula solo con riferimenti scientifici, nella più generale indipendenza della Scuola Salernitana dai dettami religiosi, non si deve dimenticare il ruolo del più degno rappresentante della Chiesa Cristiana a Salerno, l’Arcivescovo Alfano, poeta, medico e uno degli uomini più colti d’Europa, tra i pochi in grado di tradurre il greco in latino. Come il prelato contribuì alla costruzione della Scuola Salernitana, così la famiglia di Trotula, i De Ruggiero, fecero per la Cattedrale di Salerno; e il mondo della cultura araba era in stretto contatto con quella illuminata realtà civica e metropolitana, già duecento anni prima di Federico.

Tutto questo Pietro Greco ce lo racconta con il linguaggio semplice ed avvincente delle storie, nel suo libro “Trotula – La prima donna medico d’Europa”, editore L’Asino d’Oro, 2020. La parte più interessante, come in tutti gli scritti storici che si rispettino, nell’ampia bibliografia.

 

Articolo scritto da Paolo Messina

Curatore Editoriale Laura Quagliatti

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