Verso il G20: ''Il ruolo delle Donne nei processi di transizione per l’affermazione dei diritti umani''

Proprio un anno fa, era il 27 giugno, abbiamo lanciato un appello per fare rete per una unitarietà di intenti e di proposte.

E’ stato un appello rivolto alle donne, agli uomini illuminati, ai territori, alle comunità, alle associazioni.

Un anno fa eravamo reduci dai difficili mesi di lockdown, durante i quali abbiamo costruito un laboratorio di idee e di esperienze che ha portato ad una riflessione profonda e competente su dove sta andando il nostro Paese e su quale ruolo hanno le donne.

Abbiamo tessuto relazioni, costruito legami sociali ed umani, si sono incrociati e contaminati pensieri e parole d’ordine che hanno dato vita ad un percorso unitario caratterizzato da energie positive e risultati concreti raggiunti e da raggiungere.

Ma ancora oggi, nonostante gli appelli e i documenti, stiamo assistendo a continue dimenticanze nei confronti delle donne, ridotte ad essere madri, lavoratrici, assistenti, considerate importanti per il lavoro di cura ma il cui pensiero non è mai ritenuto fondamentale nella costruzione di politiche e strategie per la ripresa economica e sociale del nostro paese.

Siamo stanche di essere il segmento debole del mercato del lavoro e della società che deve essere incluso, perpetuando con questo termine un metodo ed una visione di noi donne subordinate al paradigma maschile, messe in vetrina senza nessuna dimensione di soggettività o di parola, ridotte ad essere solo insegne del potere maschile.

In questi mesi, durante i nostri quasi 200 incontri serali, è emersa forte la volontà di dare concretezza alle nostre idee, alle nostre ricerche, ai nostri studi ma chi ha la responsabilità della ripresa economica, sociale e culturale del nostro paese non ha finora ritenuto necessario ascoltare le nostre proposte per tradurle in opere e azioni concrete.

Perché?

Sicuramente uno dei motivi è stata la dispersione dei nostri appelli provenienti da un mondo femminile vivo ma molto frammentato, molto indeciso anche sul linguaggio, sulle pratiche, sulle policy.

Abbiamo scritto e inviato, in questi mesi, molti documenti alla Presidenza del Consiglio e ai Ministeri coinvolti, raccogliendo moltissime adesioni ma non sono bastate.

Gli Stati Generali delle donne attraverso la propria cabina di regia, costituita dal Comitato Scientifico, dalle rappresentanti di ogni Regione italiana e dal Board sull’imprenditoria femminile, in alleanza con moltissime altre Associazioni femminili ed anche Enti pubblici e privati, in rappresentanza di ogni territorio, costituita da esperte in materia di lavoro, di sviluppo, di sostenibilità, di imprenditoria, di fiscalità, di architettura, di diritto, di infanzia e adolescenza, di psicologia e psicoanalisi, di sociologia, di ambiente, di innovazione, di migrazioni, di medicina, di violenza maschile di genere, si sono messe da subito a disposizione del Governo per suggerire ed individuare interventi concreti e mirati, territorio per territorio.

Ed è stato il Presidente Draghi a parlare di lungimiranza, a Berlino nei giorni scorsi, dicendo chiaramente che la riduzione delle differenze di genere deve essere una priorità globale perché non sono solo immorali e ingiuste ma anche poco lungimiranti. In questo momento di partenza e resilienza eravamo certi che saremmo stati diversi e che sarebbe stata messa al centro la questione femminile per ripartire con un passo diverso. Invece questo non avviene.

Le parole creano.

Ora è il momento della concretezza, è il momento di accelerare, con un forte movimento dal basso, per far diventare l’Italia un Paese per donne.

Occorre unire i nostri saperi, intenti, energie, progetti all’interno della Alleanza per le donne concertando quattro temi fondamentali sui quali agire insieme.

Innanzitutto il lavoro femminile nelle sue diverse sfaccettature. E poi, collegato al primo, il dramma della violenza e quello di una “buona comunicazione”, in un contesto di democrazia paritaria sostanziale.

#Oraomaipiù!

Siamo in una fase di profondo cambiamento e noi donne abbiamo la responsabilità di essere parte attiva di questo cambiamento.

Intendiamo, attraverso l’Alleanza, esprimere la piena responsabilità per dare concretezza alle nostre azioni, per rivendicare i nostri diritti, presenza e partecipazione ai tavoli programmatici, per costruire insieme un percorso partecipato dal basso che metta al centro delle azioni di Governo le esigenze e i bisogni di tutte e tutti, in particolare delle persone meno fortunate di noi.

La ricostruzione economica e sociale dell’Italia attraverso i fondi della Next Generation Eu e l’attuazione del PNRR sarà un processo lungo ed impegnativo e noi donne sappiamo mettere in campo competenze, coraggio, determinazione ed anche prudenza in una visione lungimirante di un nuovo modello di città, comunità, cultura, produzione e consumo per pianificare investimenti e interventi di medio e lungo periodo, che daranno finalmente prospettive solide e visione alla ripresa dell’Italia.

E’ necessario uno sguardo di genere nella formulazione delle proposte ed è necessario che una parte di questi fondi siano destinati all’auto-impiego e auto-imprenditorialità femminile.

Da tempo sollecitiamo un “Piano nazionale per l’Occupazione femminile”, perché è ormai chiaro che favorire l'occupazione femminile significa aiutare a far crescere il PIL del nostro Paese e nel momento attuale è ancora più importante che ciò avvenga.

Ma il tema del lavoro delle donne non è ancora al centro di nessuna politica o azione di governo, se non per la parte che riguarda la costruzione di asili o gli sgravi contributivi per le assunzioni o le stabilizzazioni.

Il tema vero è che bisogna creare le condizioni per il lavoro che non c’è. Anche attraverso il supporto reale e non solo finanziario a forme di imprenditoria femminile e secondo le vocazioni che ogni territorio esprime.

Ora non bastano più sussidi e aiuti, c’è bisogno di crescita e di lavoro.

Occorrono idee nuove per il processo di transizione in corso.

Non si può più rinviare, le donne hanno la qualità e la forza d’animo per riuscire a superare anche questa prova.

#Oraomaipiù

 

Articolo a cura di Isa Maggi

 

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