Patto delle donne per il clima e l'ambiente

Cosa succederà alle nostre piccole e piccolissime imprese dopo la spinta di Colao e di Giorgetti ad accelerare sulla rete unica?

Per loro è urgente cablare il Paese prima della realizzazione del Recovery Plan.

Ma che effetti ci saranno sulla nostra salute?

Con la nuova normativa: da 6v/m a 61V/m aumenta di 110 volte il valore di campo elettrico irradiato dalle antenne telefoniche. Tenendo conto che si parla di valori medi nelle 24 ore, si possono avere concentrazioni altissime nelle ore diurne di punta e bassissime nelle ore notturne. Quindi nelle ore diurne si supereranno i 61V/m. Questa immensa rete elettromagnetica danneggerà le reti neurali in via di sviluppo di milioni di feti, nel silenzio assordante di tutti e di tutte noi.

Cosa sta succedendo?

Bocciata la mozione per la moratoria con prima firmataria l’On. Sara Cunial, nessuna forza politica parlamentare s’è opposta all’idea di far schizzare l’irraggiamento del campo elettrico dagli attuali 6 V/m ai 61 V/m. Una nota di disappunto è stata diramata da Europa Verde: “Chiediamo un’accurata analisi scientifica indipendente circa l’innocuità della innovativa tecnologia, per scongiurare rischi ben più gravi per la salute della popolazione esposta”. Netto però il commento del medico Agostino Di Ciaula, guida del comitato scientifico dei medici ambientali di ISDE Italia e autore di una ricerca sui pericoli socio-sanitari delle radiofrequenze non ionizzanti del 5G.: “da tempo gli operatori hanno definito apertamente la normativa italiana un “limite” all’avanzamento del 5G. Ora, come previsto, arriva la proposta di “adeguamento” dei limiti italiani (6 V/m) “a quelli europei” (61 V/m). Questo consentirebbe di rimuovere ogni ostacolo residuo, anche grazie all’ulteriore “semplificazione” delle già ridicole procedure autorizzatorie. Vengono ancora una volta ignorati i rischi sanitari dell’esposizione, i richiami internazionali alla prudenza, i vuoti della normativa che dovrebbe regolamentare il 5G e le difficoltà ad eseguire monitoraggi utili a verificare le reali esposizioni individuali in presenza del nuovo network. Ancora una volta si sta decidendo di far pendere pesantemente la bilancia delle necessità di tutela dalla parte dell’industria e non da quella dell’ambiente e della salute pubblica“. Sulla questione si era già espressa anche la scienziata Fiorella Belpoggi dell’Istituto Ramazzini di Bologna aveva invitato a mantenere i limiti a 6 V/m“. Ma già ne 2019 due diverse mozioni presentate in Parlamento spingevano per i 61 V/m, ora approvati in Commissione. Più elettrosmog per tutti, così politica e Governo vogliono.

Giancarlo Giorgetti è il primo politico che si sta spendendo in prima persona sulla rete unica. Il tema è centrale in un’ottica Recovery Plan: la cifra destinata alla digitalizzazione del nostro paese è di 45,5 miliardi di euro che dovranno consentire di fare un salto in avanti notevole. Oggi Vittorio Colao ha di fatto ribadito l’urgenza di trovare una soluzione condivisa che permetta di accelerare i tempi. L’ex amministratore delegato di Vodafone, che di reti si intende, ha addirittura deciso di fare dell’Italia un “campione europeo”. Ma per fare questo serve che si faccia chiarezza su diversi punti. 

Quando Giorgetti dice che la rete unica deve essere in mani pubbliche e che comunque non vi è interesse a consegnare il progetto a un operatore privato per di più a maggioranza straniera (cioè Tim), sta cercando prima di tutto di smuovere le acque. Tant’è che il titolo in Borsa dell’ex-Sip non è precipitato come invece sarebbe successo se si fosse pensato che davvero Tim non avrebbe avuto un ruolo di guida nel progetto AccessCo.

Dunque che cosa si intende per rete unica? A quanto risulta (Fonte Affari italiani), il progetto a cui ispirarsi è quello di Inwit e delle torri. Un’azienda gestita sostanzialmente da due operatori, cioè Vodafone e Tim.

Ma nel caso della rete unica i soggetti sarebbero molteplici e la vera forza sarebbe la pluralità di operatori che entrerebbero – ovvero tutti coloro che hanno un interesse di sorta – che coopererebbero nel cablare le aree grigie.

È bene ricordare, infatti, che l’Italia è divisa in tre aree: quelle nere, ad altissima redditività in cui la concorrenza è più alta, quelle grigie, a minore vantaggio e quelle bianche, con nulla o scarsissima convenienza. Proprio sul ritardo nel cablare le aree bianche si è speso Giorgetti, ricordando come sia essenziale per i servizi retail ma anche per quelli della pubblica amministrazione e delle aziende che si proceda a una netta inversione di tendenza.

Tornando alle aree grigie, invece, in alcune di esse i progetti industriali di diversi operatori si stanno sovrapponendo, perdendo qualsiasi convenienza. Il progetto di rete unica, dunque, dovrebbe andare proprio nella direzione opposta: mettere insieme tanti “pezzi” di rete, con soci che a loro volta vendono sia in modalità wholesale che retail. Solo agendo in modo rapido si potrà evitare di sprecare risorse.

Come dicevamo, è ovvio che il discorso di Giorgetti alla Camera – per altro, subissato di domande dai suoi colleghi – non fosse un attacco a Tim, che infatti ha continuato il rally iniziato dopo la comunicazione dei risultati aziendali due settimane fa. Piuttosto, quello che si chiede è un cambio di passo anche in ottica di Open Fiber. Perché l’azienda partecipata in modo paritario da Cdp ed Enel è in questo momento ferma in attesa di capire che cosa farà Enel: le ultime notizie parlano addirittura della possibilità di conferire una quota rimanente – cedendo il resto a Macquarie – a una newco creata ad hoc. Un brusco “scossone” per risolvere uno stallo che va avanti dalla scorsa estate.

Ma nel pomeriggio, sulla vendita di OF l'amministratore delegato di Enel Francesco Starace ha chiarito che "la transazione sarà sul 40-50% (per un massimo del 45%, con maggioranza a Cdp quindi) e nei prossimi mesi o nelle prossime settimane sarà completata, certamente conclusa nell'anno".

Resta infine da capire che cosa vorrà fare Cassa Depositi e Prestiti. Non tanto per quanto riguarda la rete unica: fin dalla salita fino a poco meno del 10% di Tim l’istituzione finanziaria ha chiarito che l’intento era di procedere con un’accelerazione sul dossier. Lo stesso amministratore delegato Fabrizio Palermo, come prima dichiarazione ufficiale parlò proprio dell’importanza della rete unica. Piuttosto, sembrerebbe naturale per Cdp un ruolo di timoniere, di aggregatore dei diversi soggetti in una partita che diventi, questa volta sì, fruttuosa. Anche perché la Cassa gestisce comunque i risparmi postali degli italiani e, di conseguenza, deve prima o poi creare del profitto.

 

 

Articolo a cura di Isa Maggi

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