Accesso alla dichiarazione dei redditi dell’ex coniuge

Accade spesso nelle more della separazione che il coniuge – maltrattante che vuole esercitare un ulteriore dominio sulla donna e sui figli, si serva di escamotage per liberarsi di beni e di redditi certi trasformandoli in redditi occulti. Ai liberi professionisti la legge sembra quasi concedere delle opportunità a fini economici, per essere raggirata e usata, contro le stesse compagne o mogli. Ovviamente gli uomini non sono tutti degli irresponsabili, anche perché in percorsi di separazione il problema economico ricade sull’intero nucleo familiare; paradossalmente però è proprio dove ci sono condizioni economiche agiate, che spesso gli uomini benestanti, pur di non dare il mantenimento alla famiglia, compiono azioni ai limiti della legalità, ottenendo benefici per se stessi e negando spesso ai figli un sostentamento che prende il nome di “sopravvivenza”.

Ditemi quanti uomini maltrattanti a seguito della separazione hanno pagato il mantenimento o le spese straordinarie stabilite nella presidenziale? Ditemi quanti hanno dimezzato il loro reddito sia come liberi professionisti che come dipendenti, questi ultimi spesso dopo la separazione hanno visto il loro contratto di lavoro trasformarsi magicamente in peius, da contratto full time in part time , questo perché in concomitanza con la separazione la crisi all’improvviso bussa alle porte dei carnefici trasformandoli in nulla tenenti .

Premesso che le donne italiane dovrebbero avere un maggior appoggio dalle istituzioni in percorsi di empowerment, così quando gli uomini proveranno a ricattarle economicamente, loro avranno la possibilità di intraprendere cammini di autonomia e autostima, in pratica potranno scegliere di non voltarsi più indietro.

Lo Stato dovrebbe considerare le vittime potenziali risorse per il Paese e non soggetti deboli a cui riconoscere un bonus una tantum.

Ai professionisti e alle molteplici figure di questo panorama politico, spetterebbe il compito di sollecitare un legislatore che proprio su alcune questioni sembra essere spesso distratto e qualche volta viene recepito nei tribunali e nelle sentenze come  un bisbetico maltrattante, piuttosto che uno attento alle persone fragili, perché una legge che può diventare attraverso un uso improprio strumento di maltrattamento è una legge che va modificata! 

Questa rubrica si occuperà di raccogliere segnalazioni e testimonianze, perché le storie portano i dati e i metodi che i maltrattanti usano nei confronti delle donne, per rivittimizzarle e punirle in percorsi di finta legalità e di spudorata  violenza economica. Ed ecco a voi, un’informazione che potrebbe tornarvi utile: “L’Agenzia delle Entrate è tenuta a consentire il diritto di accesso alle dichiarazioni dei redditi dell’ex. Non c’è privacy sui dati reddituali dei coniugi”.

Possono verificarsi nel corso degli anni cambiamenti delle condizioni economiche dei coniugi, in genere sono le donne ad essere penalizzate nei percorsi occupazionali, la donna che perde una delle sue capacità reddituali, come ad esempio il lavoro o l’aiuto economico dei propri genitori, può chiedere un aumento dell’assegno. Ovviamente, per procedere in tal senso, è necessario essere informati sull’evoluzione delle condizioni economiche dell’ex, cosa apparentemente di non facile conoscenza. Ma dovete sapere che la legge ogni tanto si ricorda dei più fragili e dice che:  “si può venire a conoscenza di  quanto guadagna l’ex senza per questo infrangere il diritto alla privacy”.

Come fare allora per ottenere i dati reddituali del coniuge? Esiste una banca dati? Certo e per quanto vi potrà sembrare strano la consultazione è libera, l’unico presupposto è che deve essere sempre un interesse meritevole di tutela che si chiama: “revisione dell’assegno di mantenimento” e non passa da una preventiva autorizzazione del giudice. In poche parole, chi sta per intentare una causa all’ex per ottenere un aumento o una riduzione degli alimenti, può prima rivolgersi all’Anagrafe tributaria, gestita dall’Agenzia delle Entrate, e venire a conoscenza di quanto guadagna l’ex .

A chiarirlo sono le sentenze dei numerosi tribunali, dal Tar Lazio con una recente sentenza [Latina, sent. n. 29/2019], al Tar Campania [sent. n.7288/18, sent. n.  5763/18], poi il Tar Puglia [sent. n. 94/2017] e infine il Tar Lombardia [sent. n. 2024/2018]. In queste sentenze si stabilisce il diritto di ogni persona, che si stia per separare o si sia separata, di ottenere dall’Agenzia delle Entrate l’opportunità di visionare le dichiarazioni dei redditi dell’ex coniuge. Tutto ciò al fine di intentare un eventuale giudizio per ottenere la revisione dell’assegno di mantenimento. Ricordiamo, al fine di evitare giudizi pretestuosi, che la revisione è possibile solo se sopraggiungono fatti nuovi e imprevisti, rispetto a quelli valutati dal giudice al momento della separazione o del divorzio, questo ad indicare che le circostanze da tenere in considerazione devono essere tali da incidere sulla ricchezza dell’ex marito o dell’ex moglie. Il diritto di accesso all’anagrafe tributaria può servire per sapere se l’ex lavora ancora, se nel suo stipendio ci sono stati degli incrementi o se ci sono state degli scatti di carriera. Questa è un’importante novità, perché in passato la stragrande maggioranza dei giudici aveva ritenuto che l’accesso ai database del fisco, dovesse passare attraverso un’autorizzazione preventiva del tribunale e il contestuale avvio della causa di revisione dell’assegno di mantenimento. Questa giurisprudenza ha prestato il fianco per anni ad un aumento delle richieste di revisione dell’assegno di mantenimento ,  costringendo  spesso  la parte ad avviare un  giudizio di revisione nel sospetto, piuttosto che nella certezza, del cambiamento delle reali condizioni economiche del partner, con la conseguenza di uffici giudiziari oberati di lavoro e con  il rischio di soccombenza della parte ricorrente all’obbligo di pagare le spese processuali all’avversario, qualora le condizioni dell’ex non siano tali da configurare un sostanziale incremento del reddito contestato .

Oggi finalmente ci si può interfacciare direttamente con l’Agenzia delle Entrate senza dover prima ottenere il nulla osta dal tribunale. Il tutto perché con il nuovo Codice del processo amministrativo si può parlare di un vero e proprio diritto all’accesso agli atti amministrativi, da parte di chi ha un interesse qualificato. Per questo motivo si può presentare istanza motivata all’Agenzia delle Entrate che deve fornire la risposta entro 30 giorni dalla richiesta. In assenza bisogna rivolgersi al Tar e presentare un ricorso contro il diniego o contro il silenzio. Bisognerà quindi instaurare un apposito giudizio che, viste le sopracitate sentenze, potrà darvi solo ragione.

 

Articolo a cura di Grazia Biondi

 

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