Venerdì, 27 Novembre 2020 10:43

Differenziale retributivo di genere e scelte lavorative

Il differenziale retributivo ha le radici economiche nella teoria che considera lavoro che produce un reddito solo il lavoro che è portato sul mercato, mentre il lavoro di cura, quello generalmente svolto dalle donne, risulta di scarso valore per il mercato.

Il differenziale retributivo è quindi una conseguenza delle disuguaglianze che noi donne dobbiamo affrontare sul mercato del lavoro e nell’accesso alle posizioni apicali delle nostre carriere.

Infatti il 30% del differenziale retributivo è rilevato nei settori della cura alle persone e nell’istruzione, settori con prevalente forza lavoro femminile.

Nei board delle aziende si rilevano le maggiori differenze di retribuzione oraria, infatti i redditi sono in media inferiori del 23%, e in Italia è evidente un gap orario che può raggiunge quasi il 50%.

Le donne sono presenti in misura maggiore nei settori produttivi meno remunerativi e dove il gap di genere, con i pari qualifica maschi, è più alto come nel settore bancario e finanziario.

Allo stesso tempo il tempo dedicato dalle donne al lavoro retribuito è in media inferiore a quello degli uomini, perché le donne sono generalmente occupate in mansioni non remunerate, come il lavoro domestico.

Noi donne lavoriamo molte più ore durante la giornata ma guadagniamo evidentemente di meno.

Questa disuguaglianza strutturale ci porta anche ad avere “meno tempo” per dedicarci a raggiungere miglioramenti nelle nostre posizioni lavorative e raggiungere posizioni di potere nei luoghi delle decisioni economiche e politiche.

In molti casi noi donne guadagniamo meno degli uomini per svolgere lavori di pari valore.

Cosa fare?

Certamente la leva fiscale potrebbe essere in grado di modificare le scelte scolastiche delle donne facendo loro abbandonare studi più tradizionali in favore di maggior presenza nelle scuole professionali e tecniche, le cui retribuzioni sono maggiori e per cui il differenziale d’imposta creerebbe un reale vantaggio competitivo.

Noi donne studiamo di più, conseguiamo la laurea in tempi più brevi e con voti migliori, ma privilegiamo corsi che hanno sbocchi occupazionali con minori possibilità di carriera e minori retribuzioni.

Ma al momento di affrontare la scelta universitaria le giovani donne tendono a privilegiare il fattore monetario e quindi le facoltà con prospettive di lavoro maggiormente remunerative o sarà incline a scegliere ciò che le è naturalmente più incline e cioè facoltà con materie che sono più affini alle proprie passioni?

Su questo tema molte di noi stanno lavorando per affinare processi di orientamento verso le professioni STEM + A.

 

Isa Maggi

 

Dottore commercialista  - Revisore legale dei conti

European Register of Tax Advisers

Coordinatrice nazionale Stati Generali delle Donne

Coordinatrice Gruppo Prosperità, Forum Sviluppo Sostenibile 

Presidente Sportello Donna

Presidente Fondazione Gaia

 

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