Lunedì, 13 Dicembre 2021 11:02

“La casa famiglia degli orrori”. Il racconto di una mamma

Alcuni giorni fa mi contatta una mamma.

Non darò nessuno degli indizi affinché lei ed i suoi bambini non vengano esposti ad ulteriori violenze all'interno dei tribunali italiani, da parte di servizi sociali ed educatori della casa famiglia in cui sono stati ospiti per tanti mesi, subendo violazioni della loro libertà personale, ricatti, vessazioni. Tutto ciò nella “cecità” dei Giudici ...una cecità così grave ed irrazionale da far quasi dubitare che si tratti solo di “cecità”.

Non riferirò dunque dei soprusi agiti su di lei e sui suoi figli, privati di ogni dignità.

Ha le prove di ciò che afferma ed a tempo debito le farà valere.

Riferirò invece quanto mi ha voluto dire e mi ha chiesto di riferire sugli altri bambini e le altre mamme presenti nella stessa casa famiglia.

Con lei vi erano mamme con i loro figli minori ma anche bambini da soli, strappati a pochi anni a madri colpevoli di aver denunciato la violenza domestica, sotto la scure della teoria Pas o Conflittualità e madri che, poste in protezione perché vittime di tratta, sono state poi allontanate con pretesti. Spesso costruiti ad arte, lei assicura.

La mamma che mi chiama ha voluto fare una premessa: oggi si trova in una casa famiglia condotta da una direttrice corretta. Non vive più quel clima di continue minacce, soprusi ed abusi che ha sperimentato su di sé, su altre mamme e su bambini soli, in una precedente struttura.

Abusi che spesso è riuscita a filmare e che oggi tiene in serbo, in attesa di poter denunciare e rendere tutto noto pubblicamente. Al momento opportuno. Cioè quando i figli saranno definitivamente salvi.

Si "questo è un sistema criminale" assicura.

E lei lo ha vissuto dal di dentro. Vi ha assistito tutti i giorni, per circa un anno.

La mamma mi racconta di come questa struttura risultasse stranamente ubicata in zona del tutto isolata. Priva di collegamenti pubblici (autobus, treno), priva di illuminazione, lontana da abitati, priva di segnali wifi ed antenne nelle vicinanze, sicché i collegamenti con cellulari erano del tutto impossibili.

Una struttura all'apparenza anonima, in mezzo al nulla, in cui venivano "ospitate" soprattutto madri straniere con i loro figli. Soprattutto bambini, anche italiani, privi del tutto o parzialmente di contatti diretti e frequenti con i genitori. Soprattutto privi di contatti genitoriali LIBERI.

La mamma ricorda di come venivano tutte minacciate, vessate, ricattate, idem i loro bambini e ancor di più quelli senza mamma. Bambini privi di ogni attenzione e cura, lasciati febbricitanti la notte a se stessi senza alcun tipo di supporto. Privati delle più elementari attenzioni, impossibilitati a giocare e mangiare ciò che desiderassero, costretti ad orari e regole che neppure i carcerati al 41 bis subiscono. Bambini lasciati assetati o bagnati o ammalati di notte, a cui veniva impedito alzarsi ed alle cui suppliche ed ai pianti non veniva prestata alcuna attenzione. Bambini privati di baci, abbracci e carezze pulite, sincere, amorevoli.

Le mamme presenti nella struttura erano tutte impossibilitate a difendere sia i loro piccoli sia i bambini da soli. Quelle che protestavano, chiedendo rispetto per questi piccoli, i propri e quelli altrui abbandonati a se stessi, venivano immediatamente descritte ai Giudici come gravemente inadeguate e dunque punite con allontanamento dai figli: sbattute fuori dalla struttura, i loro bambini abbandonati ai soprusi vendicativi degli educatori la cui integrità era stata messa in dubbio.

Educatori e operatori sociali non semplicemente disattenti ma sadici, maltrattanti, per i quali era forse non solo normale ma addirittura un piacere sgridare continuamente i piccoli, spintonarli, alzare su di loro le mani ed i piedi, svilirli, offenderli. Distruggerli moralmente, psicologicamente, fisicamente.

Secondo la mamma le vessazioni sulle mamme erano ogni volta studiate ed attuate in base a delle strategie costanti, al fine di distruggere la malcapitata e indurla o a una totale sottomissione o ad un atteggiamento tale che avrebbe dato loro il pretesto per dividerla dai figli facendone decadere la responsabilità genitoriale.

Questa mamma ricorda i volti e gli occhi spenti di questi bimbi: bambini vivaci dopo breve tempo dal loro ingresso nella struttura diventavano tristi, chiusi, gravemente depressi, iniziavano una regressione fisica, mentale e comportamentale insostenibile. Bambini che ricominciavano a fare pipì sotto, continuamente ammalati di bronchiti, polmoniti, tonsilliti. Bambini che iniziavano una lunga discesa verso la follia, con attacchi di panico e aggressività calmati non con l'amore, la cura, gli abbracci e il rispetto per la loro dignità, non con un ricongiungimento materno, ma con psicofarmaci.

Come se fosse normale dare psicofarmaci a bambini di pochi anni!

Come fosse normale strapparli a famiglie che li amano e da cui si sentono amati.

Ma non è finita....

La mamma racconta di bambini abusati sessualmente.

Bambini che non hanno avuto la forza né la possibilità di raccontare gli abusi sessuali subiti mentre erano in casa famiglia, da parte di un educatore in particolare, neppure alle madri presenti. Perché ogni relazione veniva impedita, ogni occasione di confidenza e fiducia soffocata, distrutta a priori.

Abusi sessuali di cui si è avuta notizia quando questi bambini sono stati resi adottabili. Ma fra loro ha parlato solo chi ha avuto la fortuna di trovare una famiglia adottiva capace di ascoltare e soprattutto di denunciare. Non tutti.

La mamma racconta di aver assistito a presunte complicità palesi e criminali tra casa famiglia e un componente delle forze dell'ordine locale. Non dirò di più in merito.

Lei ha filmato questi abusi, specie quelli perpetrati sui bambini altrui, quelli soli nella casa famiglia. Ha registrato.

Non hanno potuto trovare i suoi video e audio nonostante illecite perquisizioni. Audio e video che presto diventeranno oggetto di denunce.

È arrabbiata ed incredula di tanta disumanità ma soprattutto di tanta incapacità nelle istituzioni italiane a prevenire e soffocare, punire quello che lei chiama "un commercio schifoso sulla pelle dei bambini".

Mi chiede di raccontare affinché cambi qualcosa.

Affinché vengano messe telecamere nelle case famiglia e strutture, affinché le Procure indaghino.

Affinché i Giudici verifichino in prima persona ascoltando i bambini. E siano essi stessi selezionati in base ad onesta e capacità personale.

L'inferno è qui e ora.

Alimentato dai soldi e dagli interessi professionali.

Giustificato falsamente con il "the best interest of child".

Dobbiamo prenderne atto perché nessuno può sentirsi al riparo.

 

Articolo a cura dell’Avv. Michela Nacca

 

 

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