La PAS: "Una questione anche di criminalità organizzata e di ndrangheta?"

 

Ho imparato a conoscere la pseudo teoria Pas nei primi anni del 2000,  nei tribunali civili italiani e nei procedimenti di affido dei minori, utilizzata come grimaldello pseudo-psicologico per screditare madri e bambini vittime di violenza domestica e di abusi incestuosi paterni, nonche' per  assicurare il mantenimento del controllo patriarcale sull'affido dei figli, oltre che la loro assoluzione.

La Pas e' di fondo una strategia processuale divenuta in pochi anni vincente e diffusissima in tutti i tribunali del nostro Paese, proprio grazie ai pregiudizi contro la credibilita' di  donne i bambini  di cui essa si nutre e su cui e' eleborata:   pregiudizi che caratterizzano  la nostra cultura da sempre. Una strategia cosi vincente  da essere dunque presto utilizzata anche in ogni altro caso di conflitto processuale  tra genitori separandi, laddove l'attrito si concentri sull'affido dei bambini, anche in casi in cui  la violenza domestica non ha avuto mai accesso, ne' la pedocriminalita', convincendo i Giudici a ritenersi incompetenti in materia e dunque a delegare le loro attivita' istruttorie ai CTU ed ai servizi sociali.

Ma poi ci sta la Pas usata anche contro le mamme testimoni di Giustizia, vittime di violenza domestica e della ndrangheta, che hanno denunciato e parlato al fine di salvare i figli e se stesse.

Perche' la strategia processuale difensiva basata sulla pseudo teoria Pas - e su  pseudo teorie analoghe o da quella derivate  - e' servita ed ha trovato  successo in Italia anche per questo: per difendere la ndrangheta !

La Pas, teoria pseudo psicologica usata nei tribunali e considerata "nazista" dall'ordinanza di  Cassazione 13217 del 2021,  dunque non e' servita solo a favorire l'assoluzione di padri violenti e, prima ancora, di padri pedocriminali: cosi come intese il suo ideatore, lo psichiatra statunitense Richard Gardner, apologeta dichiarato della pedofilia incestuosa !     Posso scrivere "dichiarato": perche' Richard Gardner non fece mistero delle sue idee favorevoli ai rapporti sessuali incestuosi tra bambini di nemmeno un anno ed i loro padri. Abusi che per lui non rappresentavano un crimine, ovviamente. In tal modo  del resto  egli si espresse in modo diretto ed indiretto,  in oltre 40 libri  tutti autopubblicati da Gardner : perche' nessun editore accetto' mai di imprimervi il proprio marchio editoriale legandosi ad idee malsane e criminali!    Libri mai diffusi ne' tradotti in Italia, nonostante Richard Gardner sia stato per molti anni  nel nostro Paese tra gli autori  piu' citati in convegni e corsi formativi per Avvocati, Giudici, forze dell'ordine, assistenti sociali, psichiatri e psicologi forensi,  in Master Universitari, pubblici e privati,   per futuri Consulenti Tecnici d'Ufficio  e di Parte nei tribunali penali e civili italiani. Testi in cui Gardner esprimeva idee orripilanti, che gli valsero immediatamente a perdere nel 1985 i benefici della Columbia University come "medico volontario non retribuito" - e non di Professore docente della Columbia come egli per decenni amo' presentarsi ai Giudici millantando competenze accademiche mai avute - e la definizione  di "authentic American monster" espressa su di lui nel maggio 2003 dal The Independent.

Cosi, non potendo ora parlare delle mamme testimoni di Giustizia oggi ancora  in protezione perche' in pericolo, riporto qui le riflessioni di Nicola Morra su Lea Garofalo, vittima non solo di 'ndrangheta ma anche di violenza domestica.

Perche' la criminalita' e la mentalita' criminale agiscono logiche comuni, ma elevandole all'ennesima potenza ed organizzandole, strutturandole, finalizzandole.

Peraltro  perche' escludere a priori  che la ndrangheta non sia in qualche modo collegata al fiorente e lucrosissimo traffico internazionale di materiale pedocriminale di cui i peodcriminali vanno ghiotti, compresi i padri? Essendo la criminalita' organizzata interessata  a qualunque mercato fiorente, sebbene ripugnante, non troverei alcuna stranezza in una eventuale connessione. Del resto le strategie difensive processuali sono state le medesime al fine di screditare le madri e figli minori, vittime di DV , che insieme gli si sono ribellate.

Lea Garofalo fu uccisa il 24 novembre 2009, era madre coraggiosa. Cosi innamorata di sua figlia Denise, da decidere di raccogliere un  coraggio immane e di denunciare. Perche' ci vuole davvero coraggio a mettersi contro un sistema criminale come la ndrangheta!  Lo stesso coraggio che ebbe Maria Concetta Cacciola, morta con ingestione di acido muriatico il 20 agosto 2011, cosi come accadde a Santa (Tita) Buccafusca il 18 aprile 2011.

Lea che e' stata uccisa, distrutta da vita e da morta,  per ritorsione, per vendetta - cosi come farebbe un violento comune- ma anche perche' non parlasse e soprattutto per inviare un messaggio alle altre donne e agli altri bambini di ndrangheta rimasti:  affinche' non seguissero  il loro esempio, rimanendo a vita  vittime sottomesse di violenza domestica e di criminalita' organizzata familiare, in un ciclo della violenza intergenerazionale.

Ecco dunque di seguito riportate le parole di Nicola Morra, pubblicate dal suo profio fb su Lea:

"Il 24 novembre 2009 fu uccisa, in modo disumano, una giovane mamma, Lea Garofalo.

Fu uccisa a Milano, lei calabrese della provincia di Crotone, dal suo ex compagno da cui era fuggita e con cui aveva messo al mondo Denise, la sua principale ragione di vita fin quando è rimasta su questa terra.

Lea aveva avuto il coraggio di diventare testimone di giustizia, fornendo agli inquirenti informazioni utili per comprendere le dinamiche della faida fra la famiglia del suo compagno e la sua famiglia d'origine, disvelando la bestialità della cultura di 'ndrangheta.

I suoi funerali furono celebrati a Milano dopo quasi 4 anni, perché la furia 'ndranghetista dell'ex compagno si accanì non solo contro lei viva, ma anche contro lei morta, cadavere, in maniera allucinante, come solo l'odio violento delle mafie sa fare.

Così il 19 ottobre 2013 fu ricordata con parole bellissime, vere e da meditare, dalla figlia Denise:

"La mia cara mamma ha avuto il coraggio di ribellarsi alla cultura della mafia, la forza di non piegarsi alla rassegnazione e all’indifferenza. Il suo funerale pubblico è un segno di vicinanza non solo a lei, ma a tutte le donne e gli uomini che hanno rischiato e continuano a mettersi in gioco per i propri valori, per la propria dignità e per la giustizia di tutti".

Ecco, in una fase della nostra storia sociale in cui si avverte, finalmente, l'emergenza della violenza sulle donne quando queste dicono no, quando queste affermano la loro libertà, mi sembra importante ricordare, con le parole di Denise, quali siano i fattori che favoriscono la violenza mafiosa: rassegnazione e indifferenza.

Ecco, se vogliamo sconfiggere quelle schifezze che sono le mafie, con la loro convinzione che gli altri siano cose da soggiogare e dominare, perché "'O cummannà è meglio d'o fottere", dobbiamo ricominciare a promuovere partecipazione e convinzione nella possibilità di cambiare per recuperare "la propria dignità e la giustizia di tutti".

Altrimenti per cosa viviamo?"

Io a queste parole aggiungo che "l'indifferenza e la rassegnazione" giovano  alle mafie, alla violenza strutturale ed a quella agita nell'ambiente domestico, ma anche alle strategie legali violente, basate su teorie psicologiche presentate come fondate senza in realta' mai esserlo state,  messe in piedi per difendere quella criminalita'.

 
Articolo a cura dell' Avv. Michela Nacca (24 novembre 2021)
 
 
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