''Per crescere un bambino ci vuole un villaggio''

''Per crescere un bambino ci vuole un villaggio''. Così dice un vecchio proverbio africano. Ed ha ragione.

Ma noi oggi viviamo in giungle di cemento senza identità e senza legami, senza responsabilità e privi di empatia.

Così penso sempre a quei due genitori anziani, i De Ambrosis,  privati per sempre della loro bambina, all'epoca infante  ed oggi undicenne, come la figlia di Ginevra Pantasilea Amerighi .

Due casi non così dissimili in realtà. Due casi in cui il furto della maternità (e anche della paternità nel caso dei De Ambrosis) si è consumato sulla solita colpevolizzazione della madre, attraverso pregiudizi falso moralistici e devianti. Due casi che non possono non essere annoverati come emblematici della malagiustizia italiana, determinata da distorsioni interpretative della realtà, indifferenza, anaffettività, incompetenza e cattiveria.

Per i De Ambrosis tutto è avvenuto solo perché il padre circa undici anni fa stava facendo avanti e indietro con la spesa, lasciando la bimba addormentata in macchina per pochissimi minuti, in un giardino peraltro privato e antistante l'abitazione, tenuta comunque a vista.

Certo non è il massimo della prudenza, magari non si fa. Chissà...

Ma cavolo...30 anni fa i vicini di casa gli avrebbe detto: "Tranquillo amico, la teniamo d'occhio noi mentre tu porti la spesa in casa". Oppure avrebbero portato loro la spesa in casa al papà De Ambrosis, lasciando che lui potesse portare la figlia!

Invece no...gli zelanti vicini lo hanno denunciato per abbandono! 

Non solo...dichiarando falsamente che l'aveva abbandonata per oltre 30 minuti lasciandola disperata in macchina. Affermazioni che si sarebbero rivelate, nel processo penale terminato con assoluzione, totalmente inveritiere!

E la mamma?

Che c'entrava la mamma?

Ah sì...lei è egocentrica e "narcisista", secondo i servizi sociali, forse solo perché per anni e anni la coppia aveva cercato di ottenere una gravidanza naturale invano, infine avuta con inseminazione artificiale. Eppure la donna era ben inserita in contesti sociali, affettivo relazionali, professionali. Tanto da vivere in un matrimonio di lunga durata e solido. Tutti elementi che fanno a botte con la diagnosi di narcisismo.

E allora?

E poi la famiglia affidataria... che anziché mantenere contatti tra la piccola ed i suoi genitori se ne sarebbe appropriata, li avrebbe esclusi. 

Sicché la Cassazione dopo anni ha finito per rifiutare il reinserimento della bambina nella sua famiglia d'origine, perché per lei la sua famiglia è quella affidataria. L'unica che oggi ricorda per colpa dei tribunali italiani e di un villaggio sociale che ha tradito il suo primo compito: aiutare i genitori a crescere i loro bambini, anziché giudicarli!

E con ciò non intendo solo i vicini di casa, ma anche i servizi sociali ed i Giudici intervenuti. Compresa la Cassazione che sostenendo che il reinserimento nella famiglia di origine oggi costituirebbe un trauma, ne ha confermato la adottabilità.

Io avrei indagato e condannato ben altri che questi genitori!

 

Articolo a cura dell’Avv. Michela Nacca

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