Lettera aperta al Governo Italiano per la rielaborazione delle norme sull'affido dei minori

Quasi contemporaneamente alla notizia del decesso di Paula Joan Caplan -  famosa Psicologa e Professoressa Universitaria Ordinaria americana, docente anche ad Harvard ed in altre università americane ed a Toronto,  esperta competente nei diritti umani, spentasi nel Maryland il 21 luglio scorso -  veniva pubblicato dalla Senatrice Valeria Valente un post, dal  proprio  profilo facebook,  in cui annunciava “una buona notizia che riguarda i processi di separazione di tutte coloro che subiscono violenza domestica” . Un commento sui social immediatamente ripreso dall’Agenzia Stampa DIRE (v. in https://www.dire.it/23-07-2021/656548-giustizia-valente-per-prima-commissione-rivedere-affido-se-ce-violenza/ ).

Cosa centrano le due notizie, così distanti anche geograficamente l’una dall’altra?

Apparentemente niente.

Eppure esse si intersecano incredibilmente l’una con l’altra e, se solo la Senatrice Valeria Valente o chi per lei avesse letto gli studi della Caplan, probabilmente oggi non ci ritroveremmo con una raccomandazione della Commissione Affari Costituzionali circa la riforma del codice civile sulla normativa riguardante l’affido dei minori che, lungi dall’esperire i risultati ricercati,   potrebbe mantenere o addirittura accrescere la già grave distorsione della Giustizia civile italiana in tale ambito, con ripercussioni altrettanto accresciute in ambito penale ed in tema di abusi incestuosi su minori: una distorsione  accertata e denunciata anche nel Report recentemente pubblicato dalla Commissione Parlamentare di inchiesta sul Femminicidio che la stessa Senatrice Valente presiede e che conferma come il nodo nevralgico di quelle distorsioni promani spesso proprio dalle Consulenze Tecniche di Ufficio esperite nei procedimenti giudiziari di affido (v. Report in http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/361580.pdf ).

Per capire come le due notizie si intersechino, non solo temporalmente, e come gli scritti della Caplan rendano chiaro l’errore in cui è corsa la Commissione Affari Costituzionali, leggiamo qualche notizia da wikipedia.

Inserisco direttamente la traduzione partendo dalla biografia della Caplan che, pur breve, fa capire chi ella fosse:  

“Paula Joan Caplan (nata il 7 luglio 1947 a Springfield, Missouri) era una psicologa clinica e di ricerca, attivista, sostenitrice della giustizia sociale e dei diritti umani, scrittrice di saggistica, premiata drammaturga, sceneggiatrice, attrice e regista.

È stata associata al DuBois Institute dell'Università di Harvard, direttrice del Voices of Diversity Project, e in passato è stata Fellow presso il Women and Public Policy Program della John F. Kennedy School of Government di Harvard. In precedenza era stata professore ordinario di psicologia, professore assistente di psichiatria e docente di studi sulle donne all'Università di Toronto, nonché capo del Centro per gli studi sulle donne nell'educazione, ed è stata scelta dall'American Psychological Association come "eminente psicologa donna". Ha anche insegnato all'Università di Harvard, al Connecticut College e all'Università del Rhode Island, ha tenuto centinaia di discorsi su invito e ha fatto più di 1.000 interviste ai media su questioni sociali.

È stata l'autrice di The Myth of Women's Masochism, Don't Blame Mother, e una serie di altri libri. Il suo dodicesimo e ultimo libro è stato When Johnny and Jane Come Marching Home: How All of Us Can Help Veterans, che ha vinto il 2011 American Publishers Award for Professional and Scholarly Excellence nella categoria Psychology. [1][2]”

Questo per delineare di che livello accademico e professionale fosse la Caplan!

Ma veniamo ora alla parte che piu’ ci interessa in questo contesto e cioe’ quella in relazione alle Raccomandazioni avanzate dalla Commissione Affari Costituzionali circa l’affido dei minori:

Sempre su wikipedia:

“Fin dagli anni '80, la Caplan era preoccupata del fatto che le diagnosi psichiatriche non sono scientifiche, che dare a qualcuno un'etichetta psichiatrica non riduce la sua sofferenza, e che etichettare comporta enormi rischi di danno.

 La Caplan ha rivolto le sue preoccupazioni al pubblico. Nel suo libro, They Say You're Crazy: How the Worlds most Powerful Psychiatrists Decide Who's Normal, - tradotto Dicono che sei pazzo: come i più potenti psichiatri del mondo decidono chi è normale -   la Caplan discute la natura della diagnosi e come il DSM contribuisca ai difetti unici della psichiatria. [3]

Ha cercato di educare il pubblico sulla natura non regolamentata delle diagnosi psichiatriche e la conseguente mancanza di ricorso per le persone che sono state danneggiate da tali etichette, compreso come ottenere una diagnosi ed etichetta psichiatrica spesso possa ostacolare il recupero. [4]

Con questa consapevolezza, peraltro condivisa ormai da buona parte della Comunità Accademica internazionale - fuorché dalla psicologia giuridica e psichiatria forense specie italiana -   avallereste ancora la prassi invalsa nei tribunali italiani di delegare la decisione circa l’affido dei minori a valutazioni di psicologi giuridici?

Vi affidereste ancora a diagnosi di “disturbi di comportamento” effettuate oltretutto da professionisti che, lungi dall’essere preparati o almeno sensibili a tematiche sulla violenza domestica e gli abusi sessuali su minori, oltretutto non avendo alcuna competenza in campo prettamente medico, potrebbero benissimo scambiare dei sintomi provocati da una patologia biologica (es tiroidea) o gli effetti collaterali di un farmaco in segni di un qualche Disturbo di personalità?

Pare assurdo: ma ogni giorno in Italia una mamma, depressa in conseguenza delle botte e minacce di morte subite dal marito padre dei suoi figli, può perdere l’affido dei suoi bambini proprio a causa di questo suo stato, vedendoli affidare ai servizi sociali e collocare proprio presso il padre presunto violento o abusante o già condannato per violenze!

Ogni giorno in Italia decine di Giudici affidano le loro valutazioni a psicologi giuridici che si basano su valutazioni del tutto fallibili, non raramente su teorie di “scienza spazzatura”, determinando l’affido di bambini proprio ai loro carnefici e non a genitori, in specie mamme, protettive.

Non sono io dirlo ma la CEDAW fin dal 2011 e poi di nuovo nel 2017, quando h attenzionato l’Italia per questa deriva. Confermata dal Grevio a gennaio 2020 e dal Report della Commissione Femminicidio nel giugno 2021.

Se la Caplan fin dagli anni 80 metteva in guardia sulla fallacità delle diagnosi psicologiche/psichiatriche e sul potere ottenuto in tal modo da Psicologi e Psichiatri, con le loro etichette affatto sicure, immaginate come tutto cio’ si riverbera nei tribunali nel momento in cui i Giudici delegano le loro decisioni a CTU (Consulenti Tecnici di Ufficio) psicologi giuridici e psichiatri forensi?

E quando oltretutto questi psicologi giuridici e psichiatri forensi risultano essere da 20 anni a questa parte dei fedelissimi della Pas, la pseudoteoria gravemente infondata pluribocciata dalla Comunita’ Accademica Internazionale compreso l’OMS, cosa avviene? Parliamo di una “scienza spazzatura” talmente spazzatura da non aver trovato accesso neanche nel DSM 5!

Eppure tra le varie raccomandazioni proposte della Commissione Affari Costituzionali del Senato sulla riforma del processo civile, circa “alcune modifiche molto importanti per tutelare le donne vittime di violenza domestica e i loro figli minorenni”, la Senatrice Valente ne elenca una, l’ultima, che non tiene in alcuna considerazione quella raccomandazione sopra letta della Caplan.

Partiamo dai primi punti raccomandati ed indicati dalla Senatrice Valente, i quali appaiono del tutto condivisibili: richieste che le stesse madri esprimono da anni.

Le raccomandazioni innanzitutto prevedono la esclusione dell’affido dei figli minori ad un genitore che agisca violenza domestica. Un principio in realtà già presente nel nostro Codice civile e soprattutto nella nostra Costituzione, perlomeno implicitamente e considerata la copertura costituzionale della Convenzione di Istanbul ratificata dall’Italia. Ma viste le prassi negli ultimi 20 anni diffusesi nei nostri tribunali di merito italiani, talvolta confermate anche da ordinanze di Cassazione dal sapore incostituzionale, certamente non sarà male inserire una previsione ancora piu’ esplicita e chiara sull’argomento!

La seconda raccomandazione sottolinea “la necessità di garantire che la bigenitorialità non possa mai prevalere sul principio, sviluppato a livello sovranazionale, del preminente interesse del minore”, ovvero che il diritto dei genitori ad esserlo entrambi non debba mai comprimere il diritto delle bambine e dei bambini alla salute, alla sicurezza e all'integrità fisica, come purtroppo invece spesso avviene nella realtà”. Al di là del  riferimento alla compressione del diritto “ad essere genitori” e non a quello forse più giusto all’esercizio della  “responsabilità genitoriale” , anche in questo caso condividiamo del tutto tale indicazione resasi necessaria  a causa delle pseudoteorie della psicologia giuridica che attribuiscono più grave rischio di  danni derivabili ai minori dalla perdita della relazione con padri violenti, persino quando siano i loro abusanti incestuosi, che alla possibilità che questi bambini - mantenendo la relazione con il genitore violento – vengano di nuovo fatti oggetto di violenze ed abusi! Una pseudoteoria, questa, contenuta anch’essa nei testi di Richard A. Gardner, il teorizzatore della Pas, ma prevista anche, ad esempio, dal pedagogo e psicologo tedesco Helmut Kentler: a differenza di Gardner vero Professore universitario in prestigiosi centri di ricerca tedeschi tra gli anni 60 ed il 2003, anno in cui Gardner mori e Kentler interruppe i suoi esperimenti di affido di minori a conclamati e condannati suoi amici pedocriminali. Esperimenti che Kentler potette effettuare come perito d’ufficio nei tribunali civili dell’affido e nei tribunali penali tedeschi, in casi di procedimenti per abuso incestuoso paterno, convincendo Giudici incompetenti della materia psicologica e facili a dimenticare la legge ed i diritti umani, a ritenere potesse trattarsi di valide teorie scientifiche: cosi come faceva Gardner.

Ma veniamo ad un altro passaggio fondamentale di questo parere, che potrebbe finalmente consentire di evitare il ricorso alla Sindrome di alienazione parentale (o Pas, con acronimo inglese) e affini” scrive la Senatrice Valente  “Abbiamo escluso la possibilità di utilizzare questi argomenti nelle sentenze, prescrivendo la possibilità per il giudice di far riferimento solo a disturbi del comportamento, rilevanti ai fini della decisione sull'affido condiviso, riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale”.  Aggiungendo “E come sappiamo, la Pas non lo è.”.

Ed è su questo punto che ci allarmiamo!

Ottimo l’intento di non voler più utilizzare la teoria Pas, e sue affini, nei tribunali né nelle CTU né come prassi di “trattamento” successive.

Non  è ammissibile che ancor oggi tribunali dispongano e attuino – come sta avvenendo anche in questi giorni - prelievi forzosi di bambini innocenti, anche con l’utilizzo della Polizia anticrimine, ai fini di applicazione di protocolli di trattamento della Alienazione Parentale (Pas) su questi innocenti: protocolli oltretutto illegittimi , incostituzionali, violenti e infondati scientificamente,  MAI VALIDATI  dal  Ministero della Salute italiana (v. in https://www.ilcoraggiodelledonne.it/index.php/rubriche/diritto-di-essere-un-bambino/item/757-reset-su-bambini-considerati-alienati-alienanti-il-ministero-della-salute-ci-risponde )   .

Ma lo strumento indicato dalla Commissione Affari Costituzionali, ossia la valutazione in CTU -  sebbene in base alla classica nomenclatura del DSM 5 – è idoneo e costituirebbe garanzia di Giustizia?

Evidentemente NO!

Perché un conto è il contesto clinico ed un altro è quello giudiziario!

Perché oltretutto le stesse valutazioni psichiatriche ed a maggior ragione quelle psicologiche, non raramente possono essere fallaci, come avvertiva la Caplan!

Tutto ciò viene confermato da quanto ho verificato in centinaia di CTU espletate negli ultimi anni, che  hanno determinato provvedimenti giudiziari di istituzionalizzazione e/o successiva ricollocazione di minori presso padri presunti violenti o persino  già condannati per violenza, imponendo frequentazioni anche libere con padri abusanti, ma  la sottrazione di questi stessi minori a madri protettive, ridefinite con categorie psicopatologiche  nella sostanza – ossia nei pregiudizi – riconducibili alla Pas, ma terminologicamente “classiche”: le stesse  usate nel DSM 5. Diagnosi apparentemente corrette, in realtà non fondate su effettivi comportamenti, coerenti con la diagnosi di disturbo formulata. 

Le conclusioni della Caplan dunque rafforzano le nostre riflessioni:

  1. la valutazione della idoneità genitoriale esperita nei tribunali, su cui si fonda  la conseguente decisione dell’affido dei minori, è squisitamente giuridica, non psicologica, e deve rimanere di  esclusiva  pertinenza giudiziale.
  2. il Giudice in questa valutazione deve farsi guidare solo ed esclusivamente dalle norme, soprattutto quelle coerenti con i principi di rango costituzionale, tra cui rientrano le Convenzioni internazionali ed europee a protezione dei fanciulli.
  3. Le leggi NON DEVONO far assurgere a norme le valutazioni psicologiche, proprio perché in realtà facilmente fallibili e perché – come verificato da CEDAW, GREVIO, orfgano esecutivo della Corte Edu nell’ottobre 2020, dalla Commissione Femminicidio - troppo spesso finiscono per inserire prassi ed indurre conclusioni solo apparentemente supportate dalla scienza medica, in realtà violative di diritti costituzionali.
  4. Oltretutto gli psicologi, non essendo medici, non possono e non devono effettuare diagnosi differenziali. Perché non avendo competenze mediche non potrebbero minimamente ad esempio capire i maggiori e pericolosi rischi incorsi, a causa di una traumatica ablazione dal genitore di riferimento, ad esempio da un bambino affetto da epilessia o da gravi patologie autoimmuni, che lo mettono a rischio vita.

Non desideriamo più vedere deleghe – spesso in bianco - di Giudici a psicologi giuridici e psichiatri forensi in CTU, che hanno dimostrato in questi decenni di aver fallito.

Perché di fondo fallibile è la psicologia, in specie quella giuridica, con le sue innumerevoli teorie e pseudoteorie, ma soprattutto interpretazioni e reinterpretazioni, comprese quelle “creative” ed “elaborate al momento” - come alcune CTU si sono vantate anche durante convegni formativi dinanzi ad avvocati. 

I Giudici nel decidere l’affido dei minori e dunque l’idoneità genitoriale non devono affatto basarsi su diagnosi di CTU ma sugli unici criteri a cui il Giudice stesso deve rimanere sottoposto: la legge.

Specie in questi casi, in cui si tratta di proteggere i minori, di tutelare, riaffermare   e/o comprimere dei diritti essenziali dei genitori.

 

Articolo a cura dell'Avv. Michela Nacca

 

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