Uccisi dal padre violento per vendetta e dalle istituzioni per negligenza

Nel 2018, quando furono uccisi a colpi di pistola dal loro padre violento, Jack e Jennifer Edwards, due fratelli australiani, avevano solo 15  e 13 anni.  Due anni prima la loro madre Olga, una donna di origini russe, era scappata con i due figli dalla casa coniugale per sfuggire alle violenze del loro padre, John Edwards, un financial planner australiano.

Olga aveva resistito oltre 15 anni accanto a John, spesso lei stessa vittima di soprusi, violenze psicologiche e fisiche da parte di quell’uomo dal carattere anaffettivo, coercitivo, ossessivo, sadico, paranoico e violento. Olga aveva tentato di mantenere l’unione della famiglia, nonostante tutto, ma dinanzi la sempre più grave violenza che John man mano dimostrava, in special modo verso il figlio Jack, aveva dovuto arrendersi e tentare di proteggere i suoi due ragazzi.

Olga era stata più volte costretta a denunciare John alle forze dell’ordine australiane, non solo nel marzo 2016, quando finalmente aveva deciso di separarsi, ma anche in seguito, in quanto il padre dei due minori nonostante tutto aveva continuato ad esercitare un controllo ossessivo su di loro, anche tramite pedinamenti, arrivando a minacciarli ed a rendere loro la vita impossibile, facendoli vivere in un continuo stato d’ansia e di paura, nonostante l’inadeguato intervento istituzionale. Nel febbraio 2017 Olga era stata costretta a rivolgersi anche alla stazione di polizia di Hornsby, raccontando dei pedinamenti e delle minacce, ma anche di aver sorpreso John disteso dietro di lei durante la sua lezione di yoga. Olga aveva intuito che quella fosse una minaccia ancor più grave, una dimostrazione di forza, perché John aveva penetrato il suo “spazio sicuro”. Ma la polizia ritenne che Olga Edwards sembrasse 'più arrabbiata che spaventata', cosi accettarono la scusa di John Edwards che disse di essere entrato nella palestra per coincidenza, cosi fu negato ad Olga il provvedimento restrittivo richiesto. In compenso la denuncia ovviamente fu reinterpretata dall’uomo come un atteggiamento ostacolante e strumentalizzante di Olga: versione che fu ben accolta sia dalle forze dell’ordine che dal tribunale della custodia.

Olga ed i due ragazzi infatti avevano tentato, purtroppo inutilmente, anche di chiedere protezione al Giudice incaricato di decidere sulla custodia, evidenziando la pericolosità, la coercizione ma soprattutto l’improvvisa, esplosiva ed incontenibile rabbia di cui John fosse capace. Olga aveva tentato di raccontare come l’uomo fosse solito dormire con un machete sotto il letto e dei suoi attacchi improvvisi, quotidiani, di violenza irrazionale, riferendo vari episodi di maltrattamenti sui bambini: di come avesse preso a pugni e calci il figlio Jack solo perché il bambino ne aveva toccato l’ipod o i CD, o come avesse picchiato selvaggiamente la figlia Jennifer sol perché non fosse andata immediatamente a letto come ordinato. Olga aveva fatto registrare la sua paura in Giudizio e che 'un giorno avrei trovato i miei figli morti perché John non avrebbe mai potuto controllare il suo temperamento'.

Tuttavia le richieste di aiuto e protezione espresse da Olga e dai figli, durante i due anni intercorsi tra il 2016 ed il 2018, erano state reinterpretate puntualmente come atteggiamenti di “strumentalizzazione”, come suggerito dalla difesa di John, che dunque continuò a poter frequentare liberamente i figli infliggendogli nuove violenze. 

Eppure John non solo aveva agito violenze in privato, ma anche in pubblico, arrivando a pedinare o far pedinare Olga ed i ragazzi, a minacciarli di morte o di rapimento,  nel 2017 giunse anche a picchiare furiosamente Jack in un ristorante, dinanzi testimoni, fino a stringergli le mani intorno al collo, cosi da costringere un passante ad intervenire.  Jack aveva raccontato l’episodio anche ad un suo caro amico. Anche nei confronti dell’insegnante di Jennifer l’uomo, dinanzi a talune obiezioni, aveva reagito in modo gravemente aggressivo arrivando ad offendere la docente pesantemente ed urlando, cosi dimostrando una ingiustificata ed incontenibile aggressività.  La stessa psicologa del tribunale si era sentita impaurita da John ed aveva iniziato a temere ritorsioni e, forse proprio per questo, limitò le richieste di protezione per i ragazzi.
Ciò nonostante nessuno in quei due anni ha ma voluto dare credito alle denunce di Olga né ai racconti di Jack e Jennifer, né avevano mai voluto ascoltare i testimoni o anche solo indagare: per incompetenza, superficialità, a causa di una formazione distorta, per paura o per sadismo?

Né le forze dell’ordine hanno dato credito ad Olga ed ai figli, né  il Giudice della custodia, né gli psicologi, né gli assistenti sociali coinvolti nel procedimento sulla custodia: tutti sono risultati  preoccupati più di verificare che la mamma non agisse una strumentalizzazione nei ragazzi e a lavorare per ridimensionare l’angoscia dei due minori - mal reinterpretata come rifiuto indotto dalla madre, così come suggerito dalla difesa del padre assassino -  che a verificare e neutralizzare  la pericolosità paterna.

Anche la stessa avvocata nominata dal Giudice a rappresentare l’interesse dei due minori, Debbie Morton, in realtà aveva finito con il banalizzare gli episodi di violenza paterni riferiti dai ragazzi, derubricandoli come mere “incomprensioni”, “esagerazioni” o “incidenti” e aderendo  così alla giustificazione del padre assassino:  sostenendo fosse stata “solo un calcio nel sedere” la furiosa aggressione al figlio o solo  'un fermaglio”  a provocare un foro  nell'orecchio. Eppure i due fratelli avevano anche parlato di una tecnica militare usata dal padre su di loro, ossia il 'trattamento con le dita', usato per 'convincere qualcuno a fare qualcosa'. Così come emerso dalle inchieste successive, colei che in primis avrebbe dovuto tutelare il loro benessere, il loro avvocato, aveva addirittura anche proposto un piano per il figlio Jack, affinché vivesse proprio con il  padre violento, se Olga non fosse stata più collaborativa nel facilitare le visite paterne.

Avvocato del padre o dei bambini?

Non c’è da stupirsi: visto che anche in Italia i corsi formativi per tutori, curatori e avvocati che si occupano di minori sembrerebbero quasi tutti impegnati nell’insegnamento fuorviante sulla Alienazione Parentale e sulla bigenitorialità,  indicata sempre e comunque come the best interest of child, dunque da difendere in primis ed a ogni costo!

Privati di ogni forma di protezione e di ascolto, Olga Jack e Jennifer sono così arrivati al pomeriggio del 5 luglio 2018, quando questo padre, indegno di definirsi tale, facendo irruzione armato nella casa di Olga a West Pennant Hills, un piccolo paese a nord-ovest di Sydney, ha sorpreso i figli che, nascostisi sotto una scrivania per sottrarsi alla sua violenza, ha ucciso freddamente con vari colpi della sua semiautomatica Glock 17A 9mm. Un vicino di casa, allarmato dai colpi, fece in tempo a vedere John uscire in tutta fretta dalla casa di Olga. John si è suicidato subito dopo, con la stessa pistola, avendo già prima scritto varie lettere indirizzate ai suoi figli ed alle precedenti ex mogli. Egli aveva pianificato tutto da tempo. Forse addirittura da un anno, quando infine era riuscito ad iscriversi ad un club di tiro sportivo, ottenendo il porto d’armi e potendo dunque acquistare quelle pistole, una delle quali ha poi usato contro i figli. Armi definite dalla polizia “potenti” e con cui si è allenato per ben 90 minuti nei giorni precedenti l’omicidio dei figli.

Se solo qualcuno avesse indagato, avrebbe scoperto che Olga, Jack e Jennifer non stavano minimamente strumentalizzando le loro denunce, che viceversa John Edwards aveva una storia di quasi 20 anni di violenza domestica del tutto analoga a quella denunciata da Olga: lei  era solo la settima partner di John, altre sei prima di lei avevano ricevuto il medesimo trattamento e così altri otto figli di John, prima di Jack e Jennifer. Per ben 15 volte quest’uomo era stato già denunciato fin dal 1990-1991, anche dalle altre ex mogli ed ex partner, sia per violenze psicologiche e fisiche subite dalle donne anche durante la gravidanza, sia per violenze, minacce di morte, tentativi  di rapimento e stalking agiti sugli altri figli di John Edwards. Una di loro era anche scappata con un figlio, cambiando nome, terrorizzata per ciò che John aveva promesso di fare a lei ed al bambino.

Se avessero minimamente indagato si sarebbe scoperto che già nel 2011 John era stato raggiunto da un ordine restrittivo in conseguenza della denuncia della figlia maggiore, che si ritrovava ancora pedinata e minacciata dal padre, e che nel 2010-2011 egli avesse già tentato di ottenere il porto d’armi, all’epoca rifiutato, in quanto falsamente John dichiarava di non essere mai stato né denunciato né raggiunto da ordini restrittivi per violenza domestica. Un porto d’armi comunque ottenuto nel 2018.

Se avessero indagato avrebbero scoperto la “propensione alla violenza domestica – di John - e una storia di aggressioni psicologiche e fisiche che risale ai primi anni '90”, descritto dalla figlia maggiore, oggi quarantenne, come “a narcissistic psychopath who I knew was physically capable of hurting people”. Egli era un “violento, ossessivo, cattivo e crudele con noi. Ha reso le nostre vite un inferno ' ha affermato una delle ex mogli, solo in seguito interrogate, ricordando la battaglia legale lunghissima a cui fu costretta ed in cui John riuscì nonostante tutto ad ottenere di poter continuare ad avere rapporti con i figli maggiori, nonostante fossero state vittime della sua furia violenta e del suo sadismo, di tentati rapimenti e minacce di morte. Aggressioni e violenze tutte finalizzate a far soffrire le madri, le vere destinatarie della sua furia vendicativa. Fino a quando questi figli non divennero maggiorenni e troncarono ogni rapporto col padre.

Sono stati questi fratelli maggiori, dopo l’omicidio di Jack e Jennifer, a chiarire che esso sia stato progettato ed attuato da John Edwards per colpire e far soffrire Olga, la vera destinataria delle sue violenze.

Olga che, cinque mesi dopo l’omicidio dei figli, sopraffatta dal dolore nel dicembre 2018 ha deciso di mettere fine alla sua vita, nella stessa casa di West Pennant Hills, a nord ovest di Sidney- Australia.

 

Articolo a cura dell’ Avv. Michela Nacca

 


 

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