"Il braccio della morte"

Non si tratta tanto di una personale posizione antiamericana, quanto di un timore che gli usi, i costumi, i prodotti statunitensi continuino ad arrivare e a influenzare l'Italia e l'Europa tutta, cosa che avviene da diversi decenni, in particolare dalla fine della Seconda guerra mondiale.  Questo non vuole certo dire che ogni prodotto o moda del nuovo continente sia necessariamente negativa, tutt'altro, ma giungono notizie che destano una certa preoccupazione, nonché il pericolo di cadere nel vortice della totale e definitiva perdita di valori umani imprescindibili.

Il 4 marzo scorso un poliziotto fuori servizio, Shawn Guetschow, intervenendo in una lite fra adolescenti getta a terra una dodicenne, premendole poi il ginocchio sulla nuca per circa trenta secondi che per fortuna non sono stati sufficienti a ripetere una tragedia come quella di George Floyd, quarantaseienne afroamericano, che morì lentamente soffocato da questa manovra. Purtroppo occorre sottolineare che anche la ragazzina in questione è afroamericana.

Sempre a marzo, il 22, si legge che nello Stato del South Carolina, viene approvata la fucilazione come esecuzione della pena di morte. Mentre tutti conosciamo le dinamiche che spingono i poliziotti bianchi a vessare la popolazione afroamericana, in questo caso è bene specificare che le ragioni del ritorno al plotone di esecuzione sembrano essere prettamente economiche: già dalla crisi del 2008 ci si era trovati di fronte alla carenza di farmaci adatti a eseguire le condanne, ne derivò una ricerca di altri farmaci poco adatti, procurando prima sofferenza in più ai condannati, e successivamente il loro progressivo disuso. In questo Stato inoltre i prigionieri del braccio della morte hanno facoltà di scelta fra la sedia elettrica e l'iniezione letale, ritenuta più “umana”, ma messa come abbiamo detto gradualmente da parte; ovviamente i condannati optavano per l'iniezione, bloccando di fatto le esecuzioni. Ora dovranno scegliere fra sedia elettrica e plotone di esecuzione, azzerando ogni tentativo di rendere loro il trapasso più indolore possibile, lotta che era stata fatta per una sorta di vago senso di carità umana.

Ora, a dimostrazione di maggior disprezzo della vita altrui, ancora a marzo, giunge a noi la notizia di una proposta di legge nello stato della California. Stante il fatto che sono certa non verrà mai approvata, è bene comunque sottolineare come la deriva umana, lo spregio della vita e la strumentalizzazione di supposti diritti delle donne, abbiano superato il livello massimo accettabile della pochezza raggiunta nel nostro tempo dagli esseri umani, che di umano sembrano non conservare più nulla.

Il disegno di legge AB2223, proposto dal governatore Gavin Newsom formula raccomandazioni per “rafforzare ed espandere” gli aborti in California che vuole far diventare uno Stato santuario per i diritti delle donne: in base a questa legge, una madre potrà sentirsi al riparo da qualsiasi accusa civile o penale per qualunque “azione o omissione”, relativa alla sua gravidanza, includendo sia l'aborto per tutti e nove i mesi di gravidanza, che la morte perinatale, ovvero la morte di un neonato fino a sette giorni e più.

Questi omicidi, perché di omicidi si tratterebbe – la visuale figurativa di un semplice ammasso di cellule che viene estratto dall'utero perderebbe ogni ragione d'essere – sarebbero codificati come atti del tutto legali e pubblicizzati come “diritti riproduttivi delle donne”, come “decisioni riproduttive personali” o come “giustizia riproduttiva”, facendo in tal modo leva sul riscatto della donna dal patriarcato per il quale da decenni il mondo femminile lotta.

La stessa legge prevedrebbe la possibilità per le donne di citare in giudizio i dipartimenti di polizia nel caso in cui un agente arresti qualcuno che cospira o tenta di uccidere un bambino.

Ecco che il passo tra "l'utero è mio e lo gestisco io e il bambino è mio e lo gestisco io" è stato compiuto, quantomeno sulla carta, quantomeno con una proposta di legge, per ora.

 

Articolo a cura di Stefania de Girolamo

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