Eliezer Wiesel: “La pace è il dono che ci facciamo gli uni con gli altri”

“Il genere umano deve ricordare che la pace non è il dono di Dio alle sue creature; la pace è il dono che ci facciamo gli uni con gli altri”

Eliezer Wiesel detto Elie, insignito del premio Nobel per la pace nel 1986 e definito dal Comitato Norvegese per i premi Nobel, “Il Messaggero dell'umanità”, era un superstite dell'olocausto.

Scrittore, al suo attivo 57 libri, giornalista, saggista, filosofo, attivista per i diritti umani, di origine ebraica, nasce  in Romania in una città sui monti Carpazi, il 30 Settembre del 1928.

Ha tre sorelle, Hilda, Beatrice e Zipporà.

I suoi genitori Sarah e Shlomo lo spronano a studiare la letteratura, la lingua ebraica e la Torah.

In seguito alle leggi razziali, insieme alla sua famiglia, viene deportato nei campi di concentramento e subito strappato dalle braccia di sua madre e delle sue sorelle.

Riesce invece a restare con il padre per gli otto mesi successivi, durante i quali vengono impiegati come lavoratori nei campi di Auschwitz, Buna e Buchenwald.

Sul braccio Elia ha tatuato il codice che lo identifica: A – 7713.

Le loro condizioni sono spaventose, costretti a soffrire la fame, devastati dalla dissenteria, sfiniti dalla stanchezza. Il padre di Elia viene picchiato oltre che dai soldati nazisti, anche dai suoi stessi compagni di prigionia che cercano di sopravvivere rubandogli il cibo. Poche settimane prima dell'arrivo degli americani, muore di inedia e malattia.

Ai campi sopravvive Eliezer, che riesce a ricongiungersi con due delle sue sorelle Hilda e Beatrice.

La madre Sarah e l'altra sorella Zipporà sono morte nelle camere a gas probabilmente appena arrivate ad Auschwitz.

Dopo la guerra, dopo tutto ciò al quale ha assistito, dopo quello al quale è sopravvissuto, Elie diventa prima direttore d'orchestra, poi giornalista professionista.

Studia anche il francese, lingua che utilizza molto spesso nei suoi scritti.

Per dieci anni, mantiene il silenzio su ciò che è stato costretto a vivere, sulle atrocità che ha subito sulla pelle, sulla malvagità di cui è testimone.

Un giorno, incontra Francois Mauriac (premio Nobel per letteratura nel 1952).

Elie e Francois diventano grandi amici.

Francois convince Elie a raccontare, scrivendo tutto quello che ha passato e dalla sua penna escono le 900 pagine di “E il mondo rimane in silenzio”, testo che scrive in yiddish e che viene pubblicato a Buenos Aires.

Ne fa poi una versione più concentrata (127 pagine) La nuit, che viene tradotto anche in inglese, ma che riesce a vendere soltanto poche copie. Elie fatica a trovare un editore.

Ma qualcosa nel 1960 cambia. Georges Borchardt, giovane impiegato di una casa editrice, diventa l'agente letterario di Elie. Il libro esce finalmente in America e vende più di mille copie nei mesi successivi, suscitando una notevole ondata di interesse.

Elie viene ospitato in molte trasmissioni televisive, incontrando personaggi del calibro di Saul Bellow (premio Nobel per la letteratura nel 1976).

Ora sono milioni le copie del libro che vengono stampate, vendute e tradotte in più di trenta lingue.

Orson Welles in persona, propone a Elie di trarre un film dal suo libro “La notte”.

Elie rifiuta. Crede che, trasformate in immagini, le sue memorie non saprebbero essere fedeli alle emozioni che ha impresso sulla carta stampata.

Oprah Winfrey, sceglie “La Notte” per il suo club del libro e il 13 Febbraio 2006 l'opera di Wiesel è al primo posto della classifica del New York Times dei libri non fiction più venduti.

Elie vive a New York già dal 1955.

Insegna alla City University per quattro anni, fa parte della commissione creata dal governo rumeno che vuole occuparsi di ricercare e trascrivere la vera storia dell'Olocausto in Romania e vuole scoprire il coinvolgimento che il regime rumeno ha avuto nelle persecuzioni contro gli Ebrei ed altri gruppi etnici.

Wiesel sostiene moltissime cause, come quella delle vittime dell'apartheid in Sudafrica o quella a difesa dei desaparecidos in Argentina o ancora, quella dei bosniaci vittime di genocidio nell'ex Jugoslavia.

Nel 2007 gli viene persino offerta la nomina come candidato presidente di Israele e lui rifiuta, si dichiara non interessato.

Sarà poi Shimon Peres a essere eletto presidente.

Elie trascorre tutta la sua esistenza a raccontare il suo passato e tutte le atrocità di cui è stato testimone. Nel farlo parla del valore del coraggio, dell'importanza della memoria e della necessità della pace.

L'opera letteraria di Wiesel è considerata la più importante testimonianza dell'Olocausto.

Elie muore a 87 anni dopo aver dedicato la sua vita a impedire che gli orrori della seconda guerra mondiale venissero dimenticati...

 

Articolo a cura di Viviana Donadello

 

 

 

 

 

 

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