"Piccolo Corpo"

Comincia con un rito il film "Piccolo Corpo" (regia di Laura Samani) e un gruppo di donne e una ragazza incinta velata vicino ad uno specchio di mare. Un canto, una nenia senza tempo per scacciare la malasorte e i pericoli di un parto che però si rivelerà tragico per le sorti della neonata che nasce morta.  Di lì inizia, scandito dal rumore delle onde del mare, il peregrinare doloroso di una giovane madre tormentata non solo dal dolore lancinante di quella perdita ma, anche, dal pensiero che la sua bambina senza un nome sia condannata a restare prigioniera di un Limbo senza luce e che non potrà più rivedere nell’ Aldilà.  Un uomo le parla di un Santuario in montagna in cui sembra che per miracolo i bambini morti tornino a vivere a respirare giusto il tempo per battezzarli e toglierli da quel luogo della non esistenza a cui sono destinati. Fugge di notte Agata (Celeste Cescutti) con dietro le spalle la scatola con la sua bambina che suo marito aveva già seppellita in un bosco e che lei dissotterra. Inizia così il viaggio di una madre a lutto che ripercorre simbolicamente un cammino iniziatico verso un luogo mitico di rinascita e di trasformazione. Incontrerà Lince (Ondina Quadri), uno strano ragazzo errante che a sua volta nasconde una storia dolorosa, che prima cercherà di venderla come balia e poi le farà da guida tra le montagne. Agata incontra varie peripezie e personaggi che all’inizio sembrano minacciosi come la brigantessa che, invece, ha misericordia di lei e la lascia andare.

In Piccolo Corpo parlano i silenzi, i paesaggi, le grotte, le acque e i simboli ancestrali del femminile fatto liquidi e sangue e in cui i cicli di vita, morte e vita ci riportano a quella circolarità dei culti delle antiche Dee Madri.  Tradizioni magico religiose in luoghi legati alla Vergine Maria che hanno sfidato nel tempo  il “non posso” del prete che nel film non battezza la bambina di Agata, donando un nome, un respiro e superando la morte.

 

Articolo a cura di Emerita Cretella

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