Venerdì, 18 Febbraio 2022 09:45

Yemen: Bambini e bambine soldato, l’emergenza dimenticata

Sono oltre 1.400 i bambini uccisi nel 2020 nella penisola arabica dove i mussulmani Shiiti combattono contro il governo di Abd Rabbuh Hansur Hadi, riconosciuto dall'Arabia Saudita. La guerra va avanti da sette anni e secondo il rapporto del Consiglio di Sicurezza dell'Onu i ribelli Houti continuano a violare l'embargo sulle armi imposto dalle Nazioni Unite, acquistandole da aziende europee e asiatiche attraverso una complessa rete di intermediari. Inoltre, tutti gli schieramenti hanno impedito l'accesso agli aiuti umanitari, che tentavano di arginare i notevoli problemi di sanità, mancanza di cibo e acqua potabile.

I bambini, fra i 10 e i 17 anni vengono reclutati nelle scuole, nei campi estivi, nelle moschee quando non direttamente nelle famiglie, ma oltre a questo prelievo forzato incidono altri notevoli disagi dovuti alla chiusura o alla mancanza di scuole, alla separazione o demolizione delle famiglie, alla povertà e alla mancanza di lavoro. Spesso accade anche che l'adesione sia volontaria da parte dei minori, attratti da un senso di appartenenza e dalla visione di uno scopo. Allo stesso modo vengono reclutate anche le bambine sia come combattenti che come compagne o “fidanzate” dei giovani maschi. In questo senso la Chiesa, non senza difficoltà, opera uno sforzo per quello che riguarda la prevenzione, tentando di costruire un ambiente sicuro e solidale a cominciare dalla casa e dalla famiglia di appartenenza dei minori. Supposto poi di riuscire a strappare uno di questi bambini dalle file di un esercito, l'impresa di restituire loro una normalità si presenta davvero ardua: i giovanissimi crescono imparando non solo a uccidere, ma anche e soprattutto a rimanere distaccati e indifferenti alla morte, all'aver procurato la morte.

Lo Yemen è balzato agli onori della cronaca recentemente proprio per il numero molto alto di minori caduti, ma sono almeno diciotto i conflitti nel mondo dal 2016 dove combattono bambini, raggiungendo numeri spropositati di decine di migliaia.

Si tratta di intere generazioni perdute.

Da decenni ormai in Europa siamo abituati a guardare a queste guerre come qualcosa che non ci riguarda, che non ci tocca, fermo stando che l'Italia è una delle più grandi produttrici ed esportatrici di armi. Più spesso non veniamo nemmeno a conoscenza di questi conflitti e dell'orrore che si lasciano dietro. Forse, ora che il rischio di una guerra in Europa si sta facendo sempre più concreto ogni giorno che passa, dovremmo accostarci di più, informarci di più di quello che accade intorno a noi, per ricordare o riprendere consapevolezza che ogni volta la maggior parte delle vittime si contano sempre fra i civili, e proprio i bambini sono destinati a vivere le sofferenze peggiori, sia come combattenti che come piccoli martiri degli interessi di adulti senza remore.

 

Articolo a cura di Stefania de Girolamo

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