Domenica, 13 Febbraio 2022 18:18

Luc Montagnier: “Quando sconvolgi le concezioni comuni, non appena cambi un paradigma, sono guai”

“Mi viene in mente Galileo. Solo che in questo caso non si tratta di oscurantismo religioso, ma scientifico. Perché quando sconvolgi le concezioni comuni, non appena cambi un paradigma, sono guai.” Luc Montagnier 

(Affermazione tratta da un'intervista rilasciata nel 2016)

Il 18 agosto 1932 nasce a Chabris (Francia) Luc Montagnier.

Figlio unico, è un bambino felice, amato e coccolato.

All'età di cinque anni però, accade qualcosa.

Il piccolo Luc viene investito da una macchina che, con violenza, scaglia il suo piccolo corpo lontano.

Rimane in coma per due giorni, al suo risveglio sembra non essere successo nulla.

Non ricorda niente dell'incidente e riferisce di non avere alcuna percezione del suo stato d'incoscienza.

L'unico segno visibile che Luc riporta è la cicatrice a forma di stella sulla guancia sinistra, che mai gli permetterà di dimenticare il giorno in cui ha rischiato di morire.

Il bombardamento della sua casa nel 1944 è un altro momento che resterà sempre impresso nell'anima di Luc. Sotto le bombe, inizia ad abbandonarlo l'idea di Dio, ha una viscerale paura di sparire. (Racconta i suoi pensieri al riguardo in un libro Le Nobel e le Moine mai pubblicato in Italia)

Lo studio diventa suo amico, un modo per avere e dare risposte concrete.

Nel 1953 si laurea in scienze biologiche.

Alla morte del padre in seguito ad un tumore, Luc decide di iscriversi a medicina dedicandosi all'oncologia e ottiene in seguito anche un dottorato di ricerca medica.

La sua passione per lo studio, il suo duro lavoro e il suo impegno lo portano a diventare ricercatore presso il Centre national de la recherche scentifique, lavora per anni facendo tirocini in Gran Bretagna in centri di ricerca a Glasgow e nella periferia di Londra.

Dal 1965 al 1972 dirige un laboratorio all'istituto Curie presso Orsay, in seguito viene nominato capo dell'unità oncologica virale dell'istituto Pasteur e nel 1974 diventa direttore del CNRS.

Nel 1981 negli Stati Uniti viene identificata la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) e nel 1982 il Dottor Montagnier viene contattato per collaborare alla ricerca sulla possibile causa retrovirale dell'AIDS.

Il gruppo da lui guidato riesce a isolare il virus che causa L'AIDS denominadolo Lav.

L'anno dopo un team di ricercatori statunitensi con a capo il dottor Robert Gallo conferma la scoperta del virus, ma ne modifica il nome in HIV.

La diatriba sull'attribuzione della scoperta si prolunga per diversi anni, fin quando è lo stesso Dottor Gallo a precisare che il merito è del dottor Montagnier.

Al Dottor Montagnier venne consegnato il premio Nobel per la medicina e per la scoperta del HIV, Luc si mostra apertamente dispiaciuto per l'esclusione dal premio del suo collega americano che reputa altrettanto meritevole.

I suoi continui studi lo portano a scoprire un'altra variante del virus presente in Africa per la quale gli viene conferito il  premio Albert Lasker per la ricerca.

Montagnier viaggia, studia, ricerca, aiuta, collabora anche con L'Unesco ma nonostante sia un premio Nobel, i fondi per la ricerca sono sempre difficili da trovare.

Chiede sovvenzioni anche al governo italiano.

Con la fondazione che porta il suo nome promuove all'Arena di Verona un evento musicale (Una notte per l'Africa) ottenendo la disponibilità del sindaco e della Rai, ma i responsabili dell'organizzazione si defilano e la serata salta.

Le ricerche, gli studi di Montagnier non sempre sono in linea con la scienza che segue la strada già segnata, più volte viene criticato per le sue idee.

Montagnier pubblica diversi studi al centro di molte polemiche sulla memoria dell'acqua (principio alla base dell'omeopatia), promossa da un immunologo francese Jacques Benveniste.

Considerato scomodo per le sue convinzioni differenti dal pensiero generale, Luc Montagnier muore l'8 febbraio 2022 dopo aver donato tutta la sua vita alla ricerca. Al suo fianco dal 1961 lo piange la moglie Dorothea sostenuta dai loro tre figli Jean Luc, Anne Marie e Francine.

 

Articolo a cura di Viviana Donadello

 

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