Storia di Chiara: ”Ho sentito le urla e mi sono precipitata dal piccolo”

Da circa un paio di mesi la giovane Chiara stava conoscendo, ed imparando a praticare, un'attività sportiva da svolgersi sull'acqua: il kayak. Per chi non lo conoscesse si tratta di una piccola e leggera imbarcazione, dalla forma allungata, adatta in genere per una persona sola; provvista di una pagaia sulle cui due estremità si trova la pala di un remo. Non tanto lontano da casa di Chiara c'era, e tuttora c'è, un piccolo angolo di Paradiso che viene chiamato "i laghetti": si tratta in realtà di uno specchio d'acqua circondato dal verde, un luogo accessibile a tutti. Qui, allora, una società di canottaggio, aveva un deposito di kaiak che era possibile utilizzare, pagaiando e scivolando sull'acqua. Chiara, da sempre innamorata dell'acqua e ottima nuotatrice, prese un paio di lezioni e si rese autonoma. Una volta imparato il movimento corretto da effettuare con la pagaia, si procede tranquillamente in linea retta oltre a riuscire ad andare all'indietro: se non si acquisisce tale padronanza, il kaiak continua a girare su se stesso e rimane fermo, come un ballerino impegnato in movimenti rotatori. Quel giorno la ragazza mise in acqua questa sorta di piccola canoa, vi salì accomodandosi nel pozzetto, un'apertura centrale da cui si stendono le gambe in avanti, internamente e cominciò a pagaiare.

Era un pomeriggio di prima estate, non troppo caldo e, oltre a lei, in acqua non c'era nessuno; s'intravedeva soltanto, a distanza, un paio di persone che passeggiavano lungo i sentieri adiacenti "i laghetti". Era ed è un luogo davvero speciale, in una zona carente di specchi d'acqua; talmente speciale che, a distanza di anni, divenne un luogo dell'anima di una persona che sarebbe diventata una collega di lavoro e una cara amica di Chiara. Ma veniamo a quel pomeriggio, quando si verificò un episodio che la giovane mai avrebbe pensato potesse verificarsi e che invece la vide attiva protagonista. Non aveva il giubbotto salvagente perché non ne aveva trovato alcuno: di ciò non si preoccupò pur essendo una persona prudente e responsabile. Procedeva serena godendosi la sensazione unica di essere ad un pelo dall'acqua; inoltre il movimento della pagaia aumentava quella brezza piacevole proveniente dal lago. La ragazza non pensava a nulla, filava via liscia sul liquido elemento fermandosi, ogni tanto, per sentirsi ancora più immersa e confortata dalla meraviglia dell'ambiente che la stava ospitando. Si sentiva talmente bene che, invece di restare nel grande spazio d'acqua in cui solitamente stava, si spinse oltre: oltre un punto in cui ovviamente i laghetti si espandevano ma che era frequentato pochissimo dalle persone: a piedi non ci s'arrivava e chi, come lei, si muoveva sull'acqua, solitamente non si spingeva in quella zona. Le sponde si facevano più lontane e la loro vegetazione più intricata mentre, a tratti, s'intravedeva una spiaggetta. Quasi improvvisamente il silenzio fu squarciato da grida umane e le ci volle poco per accorgersi che giungevano dalla riva, su cui alcune persone si stavano sbracciando. Le ci volle poco per accorgersi che nell'acqua, ad una certa distanza sia da lei che dalla riva, un bambino annaspava freneticamente...... Chiara non ci pensò un attimo e, pagaiando velocemente, lo raggiunse; il piccolo appoggiò prontamente le manine sul kayak, al sicuro. Nel frattempo un giovane uomo si era tuffato in acqua e in un breve lasso di tempo li aveva raggiunti: acchiappò con forza il bambino e, a fatica, raggiunsero poi la spiaggetta. In salvo.

Quando Chiara ripensa a quest'episodio avverte una sensazione surreale, forse per la rapidità in cui si svolse il tutto: eppure ciò si svolse realmente e si risolse nel migliore dei modi. Quando vide il ragazzo, col bimbo in braccio, uscire dall'acqua restò ferma dove si trovava per alcuni minuti; poi, con una sorta di tenera commozione e, negli occhi, l'immagine di quelle manine aggrappate al kayak, ritornò lentamente al punto da cui era partita. Queste persone erano probabilmente zingari accampati poco lontano. Quando le capitava di raccontare quest'episodio che poteva, senza la sua presenza, aver conseguenze ben peggiori, le persone restavano inizialmente incredule, per l'insolita situazione. A Chiara sono rimasti, negli anni, i fotogrammi di questa vicenda in cui lei semplicemente fece il possibile per dare una mano. Concludo con una constatazione: quanto è importante, anzi fondamentale, esser provvisti di giubbotti salvagente quando ci si trova sull'acqua.

 

Racconto a cura di Daniela Minozzi

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