Lunedì, 22 Novembre 2021 14:40

Storia di Chiara: "Un Esempio di Vita"

Ci sono tre termini che, da parecchio tempo, sono divenuti d'uso comune e utilizzati anche a sproposito diminuendo in tal modo il valore del loro significato originario; tre parole, diventate, soprattutto le prime due, uno specchio del nostro tempo e che sarebbe auspicabile rientrassero in una dimensione più adeguata e confacente ad una modalità maggiormente oggettiva di guardare la realtà e quindi di agire in essa.
Si agisce infatti anche con le parole in una maniera davvero condizionata e spesso non appropriata.
I tre termini a cui mi riferisco e su cui intendo parzialmente esprimere alcune considerazioni sono: emergenza, eroe, esempio. Emergenza vuol dire, letteralmente, qualcosa che emerge, che viene alla luce, che si nota; da circa un ventennio, in una progressione graduale e pare inarrestabile, si usa davvero in modo eccessivo. Si verificano, purtroppo, situazioni coinvolgenti un considerevole numero di cittadini, che sono sì vere emergenze: un forte sisma, un'esondazione di un fiume o un'inondazione di una parte di un territorio oppure, per citare un altro esempio, un periodo di temperature eccessive, in particolare riferite al caldo. Queste sono emergenze in senso grave. E in effetti la suddetta parola s'addice proprio alle conseguenze che simili eventi producono alla vita delle persone. Gli esempi indicati, mi vien da aggiungere, sono indicativi di situazioni con cui, ora più che mai, è necessario imparare a convivere ; situazioni i cui effetti dannosi e deleteri avrebbero avuto sicuramente una minore entità se si fosse provveduto, a suo tempo, al consolidamento edilizio, alla pulizia e manutenzione dei corsi d'acqua e se, per ciò che riguarda il cambiamento climatico in atto (argomento assai esteso e preoccupante) chi aveva ed ha il potere di intervenire su larga scala, lo avesse fatto e lo facesse. Ma ha prevalso l'avidità del profitto e del potere nella sua accezione negativa. Mi astengo da commenti personali ma non posso esimermi dall'affermare che tutto ciò rappresenta una vera e propria sconfitta del genere umano.
Occorrerebbe comunque considerare che, in altre zone del pianeta emergenze gravi accadono da parecchio più tempo, rispetto all' Italia e noi europei nel complesso, anche per queste ragioni, abitiamo una zona fortunata del pianeta. Invece, da un po' di tempo a questa parte, sembra che si viva quasi esclusivamente di emergenze; strettamente in correlazione con tale parola ne emerge un'altra: eroe. Al singolare ed al plurale. Per es. i vigili del fuoco intervengono nel contesto di una calamità naturale e sono chiamati eroi. Questa mia constatazione non intende togliere assolutamente nulla al loro impegno così importante e spesso fondamentale. E sono la prima a sostenere che, essendo professionisti al servizio della collettività, percepiscano una retribuzione davvero non confacente al loro ruolo né commisurata alle loro responsabilità ed ai rischi che corrono. Poi però si giunge a definire eroe qualsiasi cittadino che intervenga ad aiutare una persona in stato di palese difficoltà: ti s'allarga il cuore quando capitano simili episodi che non dovrebbero essere definiti eroici. Ecco, in queste evenienze e lungo una scala di vicende meno gravi in cui comunque l'indifferenza prevalente porterebbe al peggioramento della situazione, parlerei più di esempi: esempi di senso civico e di umanità. E, affrontando la terza parola, di esempi ne esiste una gran necessità. Per diverse ragioni, troppe persone si sono chiuse nella monade familiare e/o amicale e il senso di umana solidarietà, oltre le emergenze e i riconoscimenti eroici, presenta grosse falle, accentuate ulteriormente dal virus pandemico. Siamo tutti sulla stessa barca, siamo tutti sotto lo stessa cielo, siamo tutti ospiti e non padroni della stessa Terra; ben vengano allora, ed aumentino, episodi e comportamenti e parole, non soltanto corretti, in nome di una formale educazione, bensì intrisi di vera umanità, di quella sincera partecipazione umana, di mente e di cuore, che sembra latente. Facciamo quindi emergere quotidianamente, non da eroi, ma da persone autenticamente umane e provviste della pietas latina, quelle caratteristiche, esplicite e, mi ripeto, sia nelle parole che nei comportamenti che facciano sì che anche questo aspro momento storico sia positivamente condizionato da gesti personali, piccoli o grandi che siano, che aiutino tutti quanti a vivere meglio. 

 

Racconto a cura di Daniela Minozzi

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