Mercoledì, 10 Novembre 2021 12:04

Storia di Chiara: “Su e giù con l’Apecar, la vita è tutta qua”

Chiara, fino a quel momento, non aveva mai guidato un Apecar (i cosiddetti tre ruote a motore); sapeva che, prima o poi, ne avrebbe acquistato uno con cui scorrazzare per stradicciole in salita cantando a squarciagola; ora le streghe hanno rinunciato alla scopa, troppo impegnativo farla alzare in volo, optando per più comodi mezzi di spostamento. E a Chiara, fin da ragazzina, piacciono gli Apecar. Quando le era successo, parecchie volte, nei suoi tragitti in pianura, di vederne uno in strada che teneva a bada un camion impossibilitato a sorpassare....beh, ciò le procurava un brivido di gioia (non me ne vogliano i camionisti). In fondo, da sempre, aveva tenuto la parte dei piccoli, degli indifesi, dei perdenti in una società che ancora suddivide le persone in queste due categorie che, per lei, non avevano ragione alcuna di essere: aggiungiamoci anche gli Apecar!! Ebbene, quel pomeriggio il sogno di Chiara (di mettersi alla guida di un "tre ruote") si concretizzò. Si era ritrovata con gli scolaretti della sua classe, i loro genitori, altre classi del suo plesso scolastico con le rispettive maestre, le bidelle.... insomma quasi l'intera scuola nel grande spazio antistante una casa colonica della provincia reggiana, circondata da estesi campi coltivati, a frumento e a granoturco, oltre i quali, in lontananza s'intravedeva un vigneto di uva ancellotta (una varietà con cui si produce un ottimo lambrusco).

Avevano trascorso l'intera mattinata ed il primo pomeriggio alla fattoria didattica, in cui avevano sperimentato ed imparato i primi rudimenti della panificazione; si era poi pranzato all'aperto, tutti insieme e i bambini erano poi stati lasciati liberi di giocare e di scorrazzare. Per ritornare sulla strada provinciale, lontana alcune centinaia di metri e dove li avrebbe attesi il pullman per il ritorno, le proprietarie dell'azienda agricola mettevano a disposizione un Apecar, nuovo fiammante, su cui sarebbero salite le persone, bambini ed adulti, che avevano difficoltà a percorrere quel tratto di carreggiata. Chiara, naturalmente, s'offrì come autista, per il primo giro. Non vedeva l'ora! Nella parte esterna del mezzo si sistemarono 4/5 bambini e lei, tutta concentrata nel suo compito, avviò il rumoroso motore; fu colta subito da una sgradevole sensazione d'inadeguatezza e temette di non farcela anche perché......... il tragitto da percorrere occorreva affrontarlo addirittura in retromarcia! I bambini, che tutto sentono e tutto capiscono ed inoltre le volevano un sacco di bene, la incoraggiarono allegramente e, sostenuta dalle loro parole e dalle loro risate, la maestra Chiara riuscì nell'intento. Mentre l'Apecar, lentamente ma con disinvoltura, raggiungeva la provinciale, Chiara s'accorse del preside (non mancava proprio nessuno) e di tutti gli altri che osservavano con soddisfazione il trabiccolo, col suo prezioso carico, in movimento. Per lei ciò fu fonte di gratificazione e di aumentata fiducia in se stessa.

Bella la storia, vero? Vi devo, a questo punto, confessare una cosa: si è trattato di un bellissimo sogno che, alcune notti fa, ha caratterizzato il mio sonno; un sogno che, come tutti i sogni, anche se qualcuno in modo più specifico, esprime significati che personalmente ho già individuato. Bei sogni a parte, nell'oggettiva realtà di Chiara, il prossimo acquisto (quando resterà del tutto a piedi con l'auto) sarà certamente un Apecar, nuovo di zecca. Con cui, da strega e da persona pacificata con la vita, scorazzerà cantando per l'Appennino.

 

Racconto a cura di Daniela Minozzi

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