Venerdì, 05 Novembre 2021 16:05

Gaslighting, un metodo di crudele manipolazione mentale

Angoscia è il titolo italiano di Gaslight, opera teatrale del drammaturgo Patrick Hamilton, nella trasposizione cinematografica magistralmente interpretata da Ingrid Bergman nel 1944.

Si parla spesso di manipolazione psicologica, riferita a comportamenti specifici nell'ambito della coppia o della famiglia, quindi in un contesto ristretto, ma anche di manipolazione di masse, quando vengono utilizzate immagini sensazionalizzate per indurre le genti a fare o non fare una determinata cosa: ne è un esempio in questo senso una rappresentazione del massacro di Boston del 1770 utilizzata per favorire l'unità dei coloni americani contro la corona.

Quel che è stupefacente è che quasi sempre il manipolatore riesce nell'intento.

Ne sanno qualcosa molte donne che ne sono vittime: la manipolazione può avere risvolti tragici per i danni non patrimoniali subiti e regolati dall'art. 2059 del nostro codice civile.

Viene definita Gaslighting, ed è un metodo di crudele manipolazione mentale: si tratta di qualcosa di molto subdolo e gli espedienti utilizzati dal manipolatore possono essere infiniti e fra i più fantasiosi. Sa dire e sostenere le più assurde bugie con estrema serenità, così come è capace di negare qualunque evidenza; attacca su più fronti la compagna, utilizzando ciò che lei ama di più, che siano i figli, i genitori, il lavoro o le passioni, riuscendo a sminuirla e mortificarla al punto da insinuare in lei il dubbio, a farle credere che abbia ragione lui, consumando giorno dopo giorno la sua autostima.

Al contempo trova il modo per adularla, se non direttamente, lo fa tramite i parenti, gli amici, i colleghi di lavoro: loro le riferiranno le sue belle parole e ancora una volta lei si troverà a mettere in dubbio le sue stesse emozioni e sensazioni.

Lui sa che la compagna diverrà sempre più debole, sempre più attaccabile e dipendente da lui, quindi farà di tutto per metterle contro quelle stesse persone, convincendole della sua inadeguatezza, della sua follia, dell'ingratitudine verso un compagno che in effetti la ama e lei non è capace di apprezzare.

Avrà quindi dei complici capaci di sostenere le sue crudeli azioni: ne è un tragico esempio la storia di una donna riportata da Tusciaweb che per diciotto anni ha subito angherie e violenze di ogni genere, attestate da sette referti medici: fra queste la cucitura delle labbra con spille da balia, che le verranno tolte dalla suocera alla quale l'uomo aveva portato il suo trofeo. Una storia agghiacciante che unisce alla manipolazione una violenza inaudita, non solo da parte del compagno, ma anche dalla famiglia di lui e, permettetemi di aggiungere, anche da parte della giustizia che condannerà l'uomo a soli tre anni (resterà in carcere dodici mesi), concedendo i domiciliari grazie anche alla strenua difesa della madre e della sorella.

Ci sono anche casi meno eclatanti, ma destinati a rimanere sconosciuti, dove l'intera famiglia del manipolatore riesce a procurare alla vittima un Tso, chiusura in neuropsichiatria e assunzione di psicofarmaci a vita, mettendola di fatto in un angolo e condannandola per il resto della sua esistenza.

Questo dimostra quanta forza possa avere la manipolazione di coloro che ci circondano e quel che è maggiormente preoccupante è che questo crimine, perché di crimine si tratta, in senso più generico viene oggi sempre più spesso utilizzato per escludere, emarginare, creare il vuoto intorno ad una specifica persona che può far parte della famiglia come della cerchia degli amici: il carnefice riesce a convincere e indurre le persone a seguirlo nel suo intento ai danni del prescelto, creando un vero e proprio gioco al massacro. Alla base c'è spesso l'invidia e il senso di inadeguatezza a livello di malattia psichiatrica, unitamente a rabbia e cattiveria vera e propria: il carnefice vi trova soddisfazione, riuscendo inoltre a sentirsi in pace con sé stesso, mentre la vittima si porrà mille domande, si metterà in discussione, si sentirà inadeguata e sbagliata. Arriverà quindi al punto di svolta in cui si domanderà se sia il caso di sopravvivere, nonostante non valga niente, oppure prendere atto di essere circondata da persone ignoranti e malate, recuperare la propria autostima e infine allontanarsi e imparare a riconoscere il possibile nemico.

Angoscia è proprio il sentimento che rimane  nella vittima: continuerà a mettersi in discussione e a porsi domande grazie alla sua sensibilità e all'intelligenza, passerà oltre e ricomincerà daccapo, mentre una profonda cicatrice resterà a ricordarle un insegnamento: come non cadere nella trappola.

 

Articolo a cura di Stefania de Girolamo

 

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