Martedì, 19 Ottobre 2021 10:37

Ionita: “Gli anni passano, i ruoli si invertono, l’amore resta incondizionato”

Non lo vede da due giorni, è molto preoccupata. Non perché sia abituata a vederlo tutti i giorni, ma sentirlo sì. Non ama fargli sentire la sua ansia, lei che ha sempre contestato la sua.

"Telefona, stati attenta, chiama quando arrivi"

Il primo giorno di silenzio le era sfuggito, a dire il vero.

Complici il lavoro e i suoi pensieri sospesi.

Sta sudando e ha la certezza che sia accaduto qualcosa.

Proprio in quei giorni si era emozionata nel leggere la riflessione di un suo collega: “Gli anni passano, i ruoli si invertono, l’amore resta incondizionato”

Ora toccava a lei ad indicargli il percorso, almeno ci provava.

"Pronto papà come stai? Mi trovo nei paraggi di casa tua, passo a trovarti. Ti serve qualcosa?"

Era sempre lo stesso sogno, e sempre lo stesso risveglio con il fiato corto.

Non capiva il motivo di quel sogno, suo padre era morto già da tre anni.

Era stata molto fortunata, era vissuto fino ad 88 anni, eppure quel sogno era ormai ricorrente. Sarebbe stato il caso di parlarne con uno psicologo?

Ci avrebbe pensato.

Era, sicuramente, tempo di alzarsi e di andare al lavoro.

La sua giornata non sarebbe stata facile, come sempre.

Riunione con il personale, qualcuno da chiudere in sala riunione per le tiratine d' orecchie, e poi i documenti per la qualità e il miglioramento continuo.

Si trovava bene con i suoi colleghi.

La mattinata comincia con il campo elettromagnetico che impedisce a tutti i parcheggianti del piano superiore, quello aperto, di chiudere la macchina con il telecomando. L'evento dovrebbe preoccuparli alquanto, in realtà tutti ci ridono su. Qualcuno suggerisce di chiamare " Striscia la notizia".

Finalmente arriva nel suo ufficio, scaraventa le borse al solito posto e, con un sorrisino complice, via con il suo caffè sprint.

Condicio sine qua non per sperare almeno in un buon inizio lavorativo.

Squilla già il suo cellulare.

Numero privato.

Sono i colleghi che lavorano agli sportelli che la stanno chiamando. Hanno bisogno di chiederle qualcosa, di risolvere qualche criticità.

Appena le 7.30!

Era la loro coordinatrice, chi dovrebbero chiamare dice fra sé e sé.

Lo trova straordinario il suo gruppo di lavoro, anche semplicemente per il fatto di essere lì ad abbracciare le vite di tutti. E lo sanno fare molto bene, soprattutto ascoltare, non liquidano freddamente gli utenti perché non di loro competenza. Spesso li osserva orgogliosa e le piace pensare che in quel gruppo c’è anche un po’ di lei, del suo stile lavorativo.

"Buongiorno Ionita, sono Valter. Sei arrivata? Puoi venire da noi?"

"Certo. Arrivo immediatamente"

Attraversa l'atrio mentre il freddo la colpisce quasi fino al cuore e avverte una fitta dietro la schiena.

Si ferma un attimo e prova a respirare profondamente.

La scalinata si sta lentamente popolando delle facce dei suoi colleghi che arrivano incappucciati, con i respiri fumanti e i lamenti da spacchettare in ogni momento della giornata. Alcuni li ha persi nel tratto già percorso, volti noti, alcuni abbastanza cari, altri conosciuti appena.

L'ultimo in ordine cronologico Luigi, 50 anni. Overdose di cocaina. L'aveva letto su facebook, lei non lo sapeva. Era si un po’ strano Luigi, qualche volta l'aveva chiamato per dei lavori a casa, faceva l'idraulico e si arrangiava fuori dal lavoro.

Le aveva lasciato un vuoto amaro questa notizia.

Rifletteva su come il malessere spesso ci sfiora, ci investe anche, ha le facce di chi conosciamo ed è su facebook che scopriamo la verità.

E tutti i giorni in cui ci siamo incontrati al parcheggio e ci siamo avviati insieme verso un inizio di giornata?

E tutti i giorni che abbiamo riso incontrandoci per caso alla mensa?

E tutte le pause agognate di quei corsi a cui abbiamo partecipato?

Forse non c'era stato il tempo o forse neanche la voglia di guardare oltre, o forse il malessere si annida fra le pieghe di ferite malamente medicate e nessuno è in grado di percepirle in uno scambio di battute fra colleghi che si incrociano.

Valter la sta aspettando.

Quanto è passato?

Forse neanche 5 minuti, ne passeranno altri 5 perché ha ancora voglia di rimanere lì ad accompagnare il suo respiro fumante e salutare i colleghi infreddoliti e già stanchi.

Ionita ha ancora appiccicato addosso il sogno e suo padre.

Forse voleva dirle qualcosa, rimproverarla magari.

Perché non telefonava mai.

Perché mangiava disordinatamente.

Perché rimproverarla lo riportava indietro nel tempo.

Il freddo l'avvolgeva sempre di più, il cielo era ancora nella fase incerta, usciva dalla notte ma non era ancora mattina piena.

Era bella Firenze alle prime luci dell'alba in una mattina fredda e ancora buia.

Non era la sua città natia ma ormai era la sua città di vita.

Aveva provato un paio di volte ad abbandonarla per esigenze e obblighi imposti dalla vita e dalle scelte a posteriori scoperte sbagliate ma il ritorno era sempre emozionante.

Non sarebbe mai più tornata nella sua terra natia, protagonista delle sue cicatrici ma ormai estranea alle sue ferite.

Una cosa, però, Firenze non le avrebbe mai regalato: il mare.

Il mare era dentro di lei e lei stessa era il mare.

Eppure non aveva mai imparato a nuotare, troppa paura.

Vivere senza il suo mare le aveva regalato l'immaginazione.

A volte sdraiata sul suo divano diventava onda e poteva così accarezzare la sabbia di spiagge lontane, farsi sfiorare dal sole su battigie solitarie, sedersi su uno scoglio e scavalcare l'orizzonte.

Spesso immaginava di essere lei il mare e quando il vento si alzava maestoso Ionita si preparava per infrangersi contro le rocce e poi scivolare e ritornare ad essere mare.

Ecco, suo padre le stava chiedendo, forse, di tornare un po’ a casa, là dove il suo mare la stava aspettando da troppo tempo.

Il telefono squillò ancora e Ionita si rese conto che Valter la stava richiamando ed era trascorsa più di mezzora.

Con uno scatto felino cercò di recuperare qualche minuto ed entrò nella Hall con passo e piglio deciso, risolutore.

In fondo era per questo che la chiamavano, per offrire o addirittura inventarsi una soluzione.

E lei lo faceva, in ogni caso.

Non poteva non offrire una via d'uscita all'utente.

Non era nelle sue corde non provare a cercare una soluzione.

Sempre e comunque doveva "Prendere in carico l'utente" Questa era la frase giusta, usata e abusata da chiunque avesse a che fare con il pianeta dell'Accoglienza.

Ionita non lo faceva per dovere o professionalità, lei ci metteva il cuore.

Ogni stretta di mano e ogni grazie dava un senso al sibilo del suo badge strisciato la mattina presto.

Le torna in mente una poesia di Pusckin di cui aveva sentito in un corso di formazione "Lettura e Umanizzazione".

 

Lunedì mattina

“E’ possibile contrastare un annunciato dolore

sottrarsi alla minaccia di una sofferenza prevista

per difendersi dal male che ci ha già tanto indeboliti?

Non si può reggere a lungo con un solo ferro da calza

la conclusione ogni volta è provvisoria arretra appena.

Il dolore vuol dire poco se persino la memoria

lo tratta con leggerezza e appena può lascia correre

il lunedì mattina sempre ci aspetta col suo spavento

eppure la felicità era così vicina così

possibile come un soffio di foglie che sfidi l’autunno.

Non si rimane indenni però.

E man mano i lunedì mattina si sommano.

Le settimane si trasformano in anni di anzianità lavorativa attraversati dal:

dolore di Fabio.

dalla lunga e dolorosa malattia di Marta.

dalla solitudine di Sandro senza la sua compagna.

dalle assenze di coloro che agli sportelli non sono più tornati.

dalle colleghe e i colleghi che non hanno salutato.

dalle colleghe e i colleghi e le loro feste di pensionamento.

Tutto questo è entrato nelle suo ossa, nella sua testa.

Tutto questo la fa sentire in bilico, pericolosamente”.

 

Ripensa al sogno.

Ora le è chiaro.

E' lei ad aver bisogno di aiuto.

Era questo che suo padre tentava di dirle.

Era tempo di fermarsi, di ritrovarsi.

Doveva ritornare a casa sua, riabbracciare sua madre e litigare con l'assenza di suo padre.

L'ennesimo utente è stato “preso in carico” e ben presto Ionita lo richiamerà per dare una risposta al suo bisogno.

Ritorna in ufficio e contravvenendo alle regole si collega in Internet per motivi strettamente personali.

Prenota un volo per la Sicilia.

Il tempo corre e lei con il fiato corto spesso non riesce a tenere il passo.

Deve ritornare a riprendersi un po’ del suo mare e su questo semplice incontro ricostruire sopra tutto il resto di ciò che l'aspetta.

 

Racconto a cura di Diana Impennato

 

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