Storia di Chiara: "I migliori anni della nostra vita"

Nella vita di ciascuno di noi ci sono stati periodi che rammentiamo con più incisività; mesi o anni destinati a lasciarci un'impronta interiore che può riemergere nel ricordo, nel racconto orale o scritto, addirittura nei sogni. Mi incuriosisce e m'interessa da sempre come sia possibile che, nella vita onirica, quella che si palesa quando dormiamo, si presentino, a volte o anche spesso persone conosciute che se ne sono andate da tempo o con cui si è interrotto, per diverse ragioni, qualsiasi contatto; sogniamo anche situazioni realmente vissute e, ancora più sorprendente, avvertiamo nel sogno sensazioni identiche a quelle, allora, realmente provate. Inoltre, in certi tratti del nostro personale percorso di vita, custoditi come perle preziose di cui hanno assunto il valore, spiccano momenti, anche della durata di poche ore, che maggiormente di altri rappresentano una sorta di rarità affettiva e memoriale che rende gli stessi ancor più brillanti e luccicanti: avvolti in un involucro di dignità, benessere e bellezza che chiede unicamente di esser condivisa con le altre persone, che li possano apprezzare e, perché no, in cui possano anche ritrovarsi.

Il luogo che vide gioiosi protagonisti due bambini, precisamente due cuginetti, rappresenta a mio parere un piccolo mondo, pur nella vastità della sua dimensione: ad ogni angolo, in qualsivoglia visuale, ti si presenta un'inequivocabile bellezza naturale avente come fulcro la grande distesa d'acqua. Ricchezze paesaggistiche quindi ed anche storiche ed artistiche. Vi parlo del Lago di Garda. Era una giornata soleggiata e ventosa quando Chiara e Luca, rispettivamente di 11 e di 8 anni, ottennero dai genitori il permesso di recarsi al porticciolo, distante alcune centinaia di metri dall’abitazione sul lago in cui si trovavano in vacanza; non occorreva, per arrivarci, utilizzare la strada, bensì il lungolago sassoso che ben conoscevano e che non presentava pericoli di sorta. Contenti come non mai, in quel primo pomeriggio di settembre avanzato (allora la scuola iniziava il primo giorno d'ottobre), i due cuginetti trotterellarono alla volta del porto di Cassone. Questo riparo per le imbarcazioni aveva ed ha una piccola dimensione, proporzionata al paesino, sulla sponda veronese del lago di Garda che, già a quei tempi, contava poche centinaia di abitanti. Il porto ospitava le barche dei pescatori le cui tinte, unendosi ai colori dei vasi di fiori esposti alle finestre affacciate su di esso, formavano una sorta di puzzle che rappresentava una carezza per lo sguardo di chi si trovava ad indugiare in quest'angolo di lago. I due approdi laterali del porticciolo erano, e naturalmente sono, collegati da un piccolo ponte in murature. All'uscita del porto, sulla sinistra per chi guarda le acque maestose di un luogo davvero speciale, si trova una torre di chissà quanti secoli.

Appena giunti sul posto i due bambini, inebrianti dal vento, dal sole e da quel particolare profumo di lago, iniziarono a giocare, fermandosi spesso ad ammirare le anatre che si muovevano tra le barche in cerca di cibo. Già i bambini percepiscono lo scorrere del tempo in modo diverso da noi adulti.... in più si lasciarono a tal punto prendere dalla meraviglia di quei momenti che trascorsero circa 4 ore senza che se ne rendessero proprio conto. Poi, ormai stava facendosi sera, spuntò, quasi dal nulla, lo zio di Chiara, con un'espressione che non faceva presagire nulla di buono; iniziarono così i rimproveri, rivolti soprattutto a lei che era già "grandina". Che parola antipatica. “Eravamo preoccupati, vi stiamo aspettando da un pezzo....” e tutta una tiritera del genere. I due bambini ritornarono subito a casa, pensando entrambi che i grandi si erano proprio preoccupati per nulla. Eh, diamine, un po' di fiducia!! I rimbrotti continuarono anche il giorno seguente eppure nulla poté infrangere lo splendore e il divertimento di quel pomeriggio indimenticabile!

Ora ci spostiamo dal lago, che non a caso viene anche chiamato "piccolo mare"; il secondo momento, che intendo raccontare, fa anch'esso parte di quei bellissimi ricordi del tempo-bambino di Chiara. Appartiene a quegli anni in cui i bambini dovrebbero conoscere soltanto serenità, stabilità e far propria, interiormente, quella che un famoso psicologo definì “la fiducia di base”: quella sicurezza in se stessa, nella bontà del proprio valore di persona che si sta formando, che sta crescendo, senza la quale, da adulti, si può incappare in problemi emotivi, comportamentali e via dicendo. Mi accorgo che, a mano a mano che scrivo, che i due episodi sono esemplificativi di momenti di spensieratezza e di serenità vissuti da coloro che ora sono più che adulti notando però che il ruolo dei genitori e degli zii o risulta assente o piuttosto discutibile. Ergo(quindi): i due cugini rinforzano a vicenda quella spensieratezza e quel gusto delle piccole cose che poi, divenuti adulti, quasi sempre si smarrisce. E che, a parer mio occorrerebbe ritrovare e vivere, quotidianamente.

Lago di Levico, provincia di Trento. Il mese d'agosto in vacanza, fin da quando Chiara aveva pochi mesi di vita; quell'estate, ancora luccicante nel ricordo, vede sempre i due cugino, Luca e Chiara, ancora bambini. Vicino alla casa affittata per quel periodo scorreva un torrente che si dirigeva verso il lago, a poco più di un chilometro di distanza. Un torrente suggestivo benché con scarsità di acqua. In quegli anni, dopo il ferragosto, il tempo regolarmente cambiava ed iniziavano i temporali; quindi, dalle ore trascorse al lido, in costume da bagno, si passava ad un altro abbigliamento ed anche le giornate si vivevano diversamente. Chiara e Luca, dopo ogni temporale alla ricerca dei lumaconi, col guscio, sbucati da chissà dove: non li toccavano, erano semplicemente felici di trovarli. Altre volte s'avvicinavano all'acqua del torrente cercando invece i girini che, in piccole pozze d'acqua, abbondavano. Tantissimi!!! Tutti neri!! Trascorrevano ore ad osservarli...... a commentare i loro movimenti, la forma e ad inventare storie fantastiche su di loro. Insomma, ognuno di noi conserva simili ricordi della sua infanzia, vissuta ovviamente nei luoghi più diversi. Ricollegandomi alla spensieratezza infantile ritengo che occorra una grande delicatezza quando ci si approccia ai bambini, che siano i propri figli, i nipotini o gli scolaretti di un asilo oppure di una classe delle elementari; Chiara e Luca poi, per ragioni diverse e in altri periodi della loro vita hanno conosciuto la sofferenza, sotto varie forme, la problematicità di certe situazioni perdurante nel tempo, la fatica del vivere che ci accomuna tutti. Resta, e non è poco, la grande bellezza di determinati momenti del loro tempo-bambino, tra cui ho scelto questi due episodi. Concludo con un'esortazione: “Come bambini, cerchiamo di vivere il sapore delle piccole cose”.

 

Racconto a cura di Daniela Minozzi

 

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